L'Ultimo post

Da Mcnab75


Nov. 26th, 2015 at 7:14 AM

Buon compleanno a me!

Visto che probabilmente non c'è più nessuno vivo in grado di farmi gli auguri, me li faccio da solo.

Questo sarà l'ultimo post del Blog sull'orlo del mondo. Perché domani me ne andrò. Il rifugio è ogni giorno meno sicuro, e alla fin fine loro, in corsivo come facevano gli scrittori horror un tempo, sono arrivati fin qui. O meglio, ci son sempre stati, ma prima erano in pochi e piuttosto remissivi, mentre ora li vedo arrivare su dalla Provinciale, perfino a gruppetti. Temo che prima o poi arriverà un grosso branco, tanto che non mi sarà più possibile muovermi da questo buco.

In teoria potrei chiudermi qui dentro per mesi: sono certo che avrebbero parecchie difficoltà a entrare. La loro intelligenza da predatori non è sufficiente per capire come forzare una porta blindata o come procurarsi una scala per raggiungere il mio balcone. Senza contare che il freddo limita molto i loro movimenti, come succede ai rettili. Come certi insetti.

Dove andrò, mi chiedete? Oramai il Web funziona a meno del 5% della sua potenzialità, eppure ci sono ancora siti che riportano gli elenchi di "zone sicure" in cui il contagio è off-limits. La più vicina si trova a una cinquantina di chilometri da qui, sull'isola Comacina. Vale la pena fare un tentativo per raggiugerla, fin tanto che le temperature rigide mi aiutano, ma prima che nevichi. Aggiungo anche che l'ultimo aggiornamento di quel sito risale a metà settembre.

Dunque l'ultimo post. Non ricevo più commenti da quattro mesi (credo non ci sia più molta gente interessata a navigare), ma il contatore delle visite segna ancora una media di una quarantina di lettori al giorno. Perché non vi siete mai palesati? Temete una qualche sorta di stupida trappola? O avete paura di scoprire che i miei ultimi post erano di quelli programmati con largo anticipo, e poi pubblicati in automatico? Chi lo sa.

Oggi è una bella giornata di sole freddo, senza nuvole. Vedo le montagne intorno a me. Mi consola sapere che ci saranno ancora, anche quando l'ultimo degli uomini sarà morto o trasformato in un Giallo. Che poi una volta, ai bei tempi, con "Giallo" si identicava un personaggio qualsiasi dei Simpson, non questi mostri rognosi e assetati di sangue. Dalla finestra del soggiorno, da dove godo una vista panoramica sulla via principale del paese, non vedo nessuna di quelle creature. Ma so che sono in giro, nascosti nelle case vuote, nella boscaglia circostante, nelle macchine abbandonate. Oramai mi inoltro raramente fin laggiù, avendo razziato tutto ciò che c'era da razziare, e quando lo faccio fatico sempre a trattenere il terrore atavico che mi balza alla gola... proprio come farebbe uno di loro (ecco, di nuovo!).

Cinque anni fa, più o meno in questi stessi giorni novembrini, iniziava tutto, nel quasi disinteresse del mondo occidentale. I coreani del nord avevano bombardato un avamposto dei loro ricchi cugini del sud, ma tutti si aspettavano che l'incidente si risolvesse come al solito, grazie alla mediazione tra Pechino e Washington. Nessuno, tranne pochi analisti inascoltati, poteva prevedere un'escalation così drastica e assurda, degna di un filmaccio di Zack Snyder. Lo ricordate, no? Seoul che decide autonomamente di risolvere il problema una volta per tutte, inviando una divisione altamente specializzata per deporre l'Amato Leader.

E poi: le scene dai telegiornali, che dapprima mostravano questi supersoldati del sud occuparsi con estrema facilità dei loro corrispettivi del nord, tanto fanatici quanto male armati e indeboliti dalla fame e dalla povertà estrema. I minchioni del Pentagono si preoccupavano solo che Pyongyang non lanciasse qualche atomica su Seoul o sul Giappone e alla fine anche la Cina li lasciò fare, stanca di doversi occupurare di quei vetero-comunisti che causavano solo guai.

Ricordo ancora quando la CNN – da noi Sky – trasmise in diretta il video dei “liberatori” sudcoreani che entravano in forze nella capitale nemica, tanto grande quanto spettrale e aliena al resto del genere umano. Chi si aspettava folle guadenti di zotici ad accogliere i cugini del sud rimase deluso. La sorpresa arrivò invece un'ora più tardi, quando un'orda di duecentomila Gialli (solo che allora nessuno li conosceva per quello che erano) si riversò sulle strade dai 105 piani del Ryugyong Hotel. La foto scattata per l'occasione da un fotografo giapponese aggregato all'armata sudcoreana è diventata famosa come quelle di Robert Capa e di Huynh Cong.

Insomma, quei poveracci trasformati in armi biologiche viventi dagli scienziati del regime si buttarono sui soldati, prendendoli a morsi mentre questi offrivano loro borracce e razioni credendoli prigionieri politici (o sa il cazzo cosa). Una scena mostruosa e patetica, altro che i film di zombie. È così che hanno sparso il contagio, prima di venire spazzati via dagli Huey della Forza aerea della Repubblica di Corea del sud. Chi immaginava che i soldati morsi si sarebbero trasformati in cannibali itterici da lì a pochi giorni, come nei filmacci di serie B?

Senza contare poi che i Gialli sono vivi e vegeti, non cadaveri ambulanti. Sono infetti da quel prione di cui per mesi han parlato nei talk show, con la calma serafica di chi pensava che il contagio fosse limitato alla penisola coreana, e comunque sotto il controllo delle autorità sanitarie di Seoul e Tokyo.

Un prione infettivo e letale, non dissimile da quello della Mucca Pazza, ma mille volte più perfido e insidioso. È per questo che l'Amato Leader Kim Jong-il, prima di sparire nel nulla, rilasciò una dichiarazione via radio alla popolazione, affermando che finalmente “i figli prediletti della nazione avrebbero avuto da mangiare”. E dire quei ritardati di analisti militari che seguivano la diretta TV pensavano che si trattasse di un segnale della sua volontà di arrendersi!

Ma sto perdendo tempo. È che questo è l'ultimo post, volevo lasciare qualcosa di sostanzioso.

Se mai i server reggeranno, il mio blog potrebbe diventare qualcosa di simile a un libro di storia per le generazioni future. Se mai ci saranno (cosa che reputo difficile). Diciamo allora che sarà l'epitaffio di uno scribacchino sopravvissuto per caso alla fine del mondo. Sì perché, quando il contagio dei Gialli arrivò in Occidente, grazie al gentile aiuto delle associazioni umanitarie che se ne fregavano del cordone sanitario attorno alle due Coree, io avevo già capito come sarebbe finita questa storia.

Non si trattava di una bufala come nel caso dell'Aviaria o dell'Influenza Suina. I morti e il panico li vedevo ogni giorno in TV e su Internet, finché le autorità hanno permesso ai notiziari di mandarle in onda. Sapete una cosa? Non c'è niente di bello nel mondo che finisce. Non mi è piaciuto vedere i film catastrofici tramutarsi in realtà. Quando i mostri divorano amici e conoscenti si fa in fretta a finire di fare il tifo per loro.

Scappare qui è stata la miglior scelta che un codardo come me poteva fare. Ho cercato di convincere le persone che avevo più a cuore a seguirmi, ma loro dicevano che era una schiocchezza, che non potevano prendere le ferie per un eccesso di allarmismo, che il Governo avrebbe in fin dei conti arginato tutto, perché questa è l'Italia, e l'Italia non può permettere a dei ciondolanti mostri dalla pelle itterica di distruggere una civiltà millenaria.

Persi i contatti con le persone reali, siete stati voi, colleghi blogger e semplici lettori a costituire il mio filo diretto col mondo. Più volte in questi mesi mi sono chiesto che fine avete fatto tutti.

Il primo a sparire (intendo dire dal Web) è stato Luca, che gli zombie e i vampiri non li ha mai sopportati. Ai primi sentori del contagio in Italia se ne è volato a Londra, dove il Governo stava per chiudere le frontiere, sperando in una sorta di salvifico autoesilio. Magari è ancora là, che lavora come grafico per la propaganda inglese, che già nel secondo semestre del 2013 santificava la legge marziale severissima imposta da David Cameron. Immagino come starà soffrendo, visto che quello stronzo di Primo Ministro ha bloccato i collegamenti a Internet a tempo indeterminato. Ma esisterà ancora un Regno Unito? Temo la risposta.

Poi se ne andato Glauco, su sui colli bolognesi, dove diceva di conoscere un rifugio per lui e per la sua compagna; un buco abbastanza isolato e sicuro da poterlo gestire senza stare troppo vicino ai centri abitati. Ancora oggi rileggo i suoi vecchi racconti e mi chiedo se ne starà scrivendo ancora, magari con una vecchia Olivetti Lettera 22, un'occhio teso alla porta, nel timore che qualche Giallo arrivi infine anche lì.

Di Angelo e Maurizio ho perso le tracce di colpo. Dev'essere stata colpa dei server, che nel centro-sud sono collassati fin troppo presto, lasciando una marea di gente in preda al panico. Assurdo però: degli infetti sanguivori minacciavano il mondo intero e la gente andava in panico perché non riusciva più ad aggiornare lo stato su Facebook.

Spero che a loro due sia andata bene. Magari sono riusciti a prendere una di quelle navi (dirette dove?) messe a disposizione dell'Esercito per una sorta di caotica e approssimativa evacuazione.

Scorro la lista di nomi. Matteo? Di punto in bianco non ha più aggiornato il blog. Chissà che fine ha fatto. Conoscendolo forse è svernato anche lui in montagna, che ai sani di mente (ed erano pochi!) sembrava l'idea più intelligente, o almeno la meno peggio.

Germano e lo Spadaccino erano tosti abbastanza da prendere capre e cavoli e cercarsi una via di fuga ancora migliore. Il blog del primo è ancora online; in prima pagina c'è una foto presa da 28 giorni dopo, senza didascalie e diciture. La cara, vecchia ironia di Germano. Lo Spadaccino invece mi ha inviato mail fino a tre mesi fa. A quanto pare si è trovato un posto sicuro con la sua famigliola, da qualche parte su una nave mercantile ormeggiata vicino a Livorno, e gestita da una compagnia di sicurezza privata che sa il fatto suo. Nell'ultimo messaggio mi diceva che presto sarebbero partiti (non so per dove) visto che la città era in mano ai Gialli, che negli ultimi tempi si stavano “esercitando a nuotare”.

I blog di Ariano, di Edu e dell'amico Licantropo sono offline. Non ho nessun indizio sulle loro sorti, e questo oramai da mesi. Tuttavia mi risulta difficili pensarli solo come statistiche nell'immenso novero di morti e contagiati di cui si è perso il conto fin dall'ottobre del '14.

Di Davide sapevo che era a Urbino quando nelle Marche il governatore locale decretò la legge marziale e la chiusura dei confini. Per settimane quella regione ha dimostrato a tutta Italia come si può resistere al contagio e ai contagianti, complice anche una densità di popolazione piuttosto bassa, che facilita i controlli a tappeto. Davide ha tenuto una sorta di diario-reportage sul blog per mesi. Il suo ultimo post era però malaugurante, visto che parlava di un'enorme massa di Gialli in marcia da sud, complice un nubifragio che aveva sguarnito del tutto il confine dalle parti del Piceno.

La lista è ancora lunga: mancano altri desaparecidos di cui non ho tracce, da Elv a Ferruccio, da Temistocle a Nick, da  Zwei a Erni. La speranza è che, complice una ferrea educazione a base di film e romanzi dell'orrore, abbiano trovato un modo per sopravvivere. Almeno un po', e se ne vale la pena.

Ora però è tempo di saluti. Non ve l'ho ancora detto ma la corrente elettrica è saltata da trentasei ore, e al momento sto tirando avanti col generatore, che però ha pochissimo carburante residuo. Di certo è stato un incidente che ha incentivato la mia decisione di partire. La macchina è qua fuori, nella stradina d'accesso che ho recintato mesi fa. L'ho caricata con tutto ciò che potrebbe tornarmi utile e alla fine credo che porterò anche questo computer, anche se non so nemmeno se riuscirò più a utilizzarlo.

Salvo imprevisti questo è dunque il mio addio al blog, alla vita virtuale che mi ha accompagnato per anni, e a questo rifugio che per anni di deliri antisociali, prima della catastrofe, avevo perfino desiderato avere. E che in fondo non era un brutto posto dove assistere alla fine di tutto.

Dài, tutto è stato bello finché è durato. Se qualcuno visiterà queste pagine in mia assenza, lasci comunque un saluto, un messaggio, una testimonianza.

La speranza è quella di rileggersi, un giorno o l'altro


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