L'ultimo prato

Da Silviapare
Come ho già scritto altre volte, la cosa che più mi fa soffrire dell'Italia è la devastazione del suo  - un tempo bellissimo - territorio. Sono cresciuta in una zona piena di prati e boschi, e ogni giorno vedo tagliare alberi (tanto che mi sono convinta che gli italiani soffrano di dendrofobia, un'ancestrale paura degli alberi che risale a un'antichità in cui il bosco era considerato un luogo pauroso dove vivevano i demoni. Il risultato è che, mentre in paesi più civili gli alberi vengono considerati utili e decorativi, qui vengono tagliati con grande voluttà) e ricoprire prati di cemento, per la costruzione di inguardabili condomini, deprimenti villette a schiera e capannoni postsovietici già cadenti e rugginosi prima ancora di essere terminati (e infatti spesso rimangono incompiuti, mostri non solo orrendi ma anche inutili). La cosa peggiore, oltre alla perdita di bellezza e di vita (un calo drammatico di certe specie aviarie, come per esempio i passeri, a causa della perdita di habitat), è il fatto che spessissimo questi obbrobri rimangono vuoti. La speculazione edilizia è una vecchia piaga italica cominciata nel dopoguerra, di cui parlava già Calvino nel 1963 con allarmante attualità nel libro intitolato appunto La speculazione edilizia. E sulla distruzione del patrimonio artistico, storico e paesaggistico italiano scriveva già il grande Antonio Cederna in I Vandali in casa (1965) e La distruzione della natura in Italia (1975). Ma negli ultimi dieci anni ci hanno dato dentro con una furia devastatrice degna di Attila, come se dovessero far al più presto tutto quello che c'era per non pensarci più.Se volete saperne di più sul consumo di suolo, oltre che guardarvi intorno, potete partire dalla voce Wikipedia, che fra gli altri link vi rimanda all'ottimo sito Eddyburg.it

Ormai, quando vedo un angolo ancora intatto, anziché rallegrarmi penso che presto non ci sarà più. E di solito purtroppo non mi sbaglio. Ecco un esempio. Vedete il cartello "Vendesi"?


Questo è il terreno lì di fianco, che è stato venduto un po' prima.

Ed è tuttora in vendita.


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