L'ultimo velo di Nancy Bilyeau: L'ultima novizia dei monasteri inglesi

Creato il 23 giugno 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Gabriella Parisi Cari lettori, vi parliamo oggi de L’ultimo velo, un romanzo storico ambientato in un periodo particolare del regno di Enrico VIII, la dissoluzione dei monasteri inglesi. Protagonista è Joanna Stafford, novizia del priorato domenicano di Dartfield, che affronterà molte prove e avventure — nella speranza di riuscire a mantenere in vita il suo ordine — con misteri e intrighi di corte, che hanno fatto affiancare il nome di Nancy Bilyeau, l’autrice, a quelli di Dan Brown e di Philippa Gregory. Titolo: L' ultimo velo Autore: Nancy Bilyeau Titolo Originale: The Crown Traduzione di Claudia Converso Editore: Sperling & Kupfer Pagine: 448 Prezzo: € 19,90 Data di Pubblicazione: 3 Aprile 2012 Trama: Nel regno di Enrico VIII la giustizia può essere terribile. Quando Joanna, novizia domenicana, apprende che la sua ribelle cugina è condannata al rogo, fugge dal convento per proteggerla. Purtroppo non può nulla, viene arrestata insieme con il padre e rinchiusa nella Torre di Londra per aver interferito con la legge reale. Per salvarsi, la giovane donna deve accettare l'incarico del suo torturatore: ritrovare un'antica reliquia, alla quale sono attribuiti inquietanti poteri. Affiancata da Edmund, un giovane frate innamorato di lei, Joanna deve usare tutta la sua intelligenza per ritrovare la Corona... e tutta la sua forza morale per non cadere in tentazione.

RECENSIONE L’ultimo velo è un romanzo ambientato nell’Inghilterra Tudor di Enrico VIII. Per comprendere meglio questo libro, sarà bene avere un quadro chiaro della situazione storico-politica del periodo che va dal 1527 al 1538, in cui si svolgono le vicende di Joanna Stafford, la protagonista del libro.


Enrico VIII Tudor (1491-1547)

Nel 1526, quando divenne evidente che la regina Caterina D'Aragona non avrebbe potuto avere altri figli, Enrico VIII cominciò a corteggiare Anna Bolena. Iniziò, inoltre, a pensare alla possibilità di far dichiarare nullo il suo matrimonio con la regina Caterina. Il cardinale Wolsey e William Warham cominciarono un'indagine sulla validità del matrimonio. Il nipote di Caterina D'Aragona era, però, re di Spagna e sacro romano imperatore: fece pressioni su papa Clemente VII affinché scomunicasse Enrico. La reazione di Enrico VIII alla scomunica fu la creazione della Chiesa d'Inghilterra e l'annullamento di fatto del matrimonio con Caterina d'Aragona, che, a quel punto, fu considerata solo la principessa vedova di Galles — in quanto moglie del defunto principe di Galles, nonché fratello maggiore di Enrico, Arturo Tudor — e si ritirò a Kimbolton, dove morì il 7 gennaio 1536. Fra il 1536 e il 1540 Enrico VIII — nella sua nuova funzione di capo della Chiesa anglicana — confiscò ogni bene e dissolse tutti gli ordini monastici cattolici presenti in Inghilterra. Già nel 1534 il re aveva autorizzato, con l'assenso del parlamento, Thomas Cromwell — un laico al servizio della corona dal 1530 a far visita a tutti i monasteri per far conoscere ai religiosi le nuove regole secondo le quali essi dipendevano dalla corona inglese e non più dal papato. In realtà, con i suoi sopralluoghi Cromwell inventariò i beni e le ricchezze degli ordini monastici per potersene impossessare in seguito.

Thomas Cromwell (1485-1540)

In questo periodo cominciarono a diffondersi numerosissime voci relative alla vita nei monasteri: si diceva che monaci e suore fossero ipocriti; che praticassero la stregoneria e ogni genere di lascivia all'interno dei conventi. Che vivessero nel lusso e sfruttassero il lavoro del popolo senza dar niente in cambio. Gli emissari di Cromwell convinsero la popolazione che la vita in Inghilterra sarebbe stata migliore senza i monasteri e che — una volta scomparsi — sarebbero state abolite molte tasse.
«Quei frati grassi come maiali nascondono pignatte piene d’oro, mentre i poveri muoiono di fame fuori dei loro conventi!» «Io ho sentito di una monaca che ha avuto un figlio da un prete!» «Le monache sono puttane. O se no sono storpie, dementi… tutte scacciate dalle loro famiglie.»
Non dimentichiamo, però, che per tutto il Medioevo gli ordini religiosi si erano arricchiti grazie al commercio e alla venerazione delle sacre reliquie: ossa, fiale di sangue, unghie o oggetti appartenuti a Santi, a cui si attribuivano poteri taumaturgici e miracolosi. Con l’avvento della nuova Chiesa, il culto dei Santi veniva a decadere e, con esso, anche quello delle loro reliquie, che vennero eliminate, scoraggiando ogni genere di pellegrinaggio. Nel 1536 i monasteri più piccoli vennero svuotati e confiscati. Quelli più grandi resistettero ancora un po’, ma poi vennero ceduti al re. Alcuni vennero smontati e il materiale fu utilizzato per altre costruzioni; altri furono acquistati da nobili, divenendo ricche magioni.
Che ne fu dei religiosi che videro distruggere gli ordini monastici a cui appartenevano, quelle che erano diventate le loro case e le loro famiglie? I luoghi sicuri in cui professare e vivere secondo la loro fede? Siamo d’accordo che alcuni dei luoghi comuni su di loro erano basati su verità: il traffico delle sacre reliquie; alcuni costumi spesso troppo lascivi che venivano consentiti o tollerati nei conventi. Ciò non toglie che Cromwell esagerò — creando spesso false prove — con il precipuo scopo di fare odiare i monaci dalla popolazione per poterli meglio distruggere — ed impossessarsi dei loro beni. Ma non tutti i monaci erano uguali. Molti erano entrati in convento per vera fede, per praticare la vita spirituale a cui anelavano; lontani dagli intrighi di corte, dai giochi politici e dalle vite corrotte del palazzo e dello stesso re.

Caterina d'Aragona (1585-1536)

È questo il caso di Joanna Stafford. Lei non è una donna comune: avrebbe potuto avere una vita ben diversa dal convento. Sveglia e intelligente, figlia di nobile, Richard Stafford, fratello del Duca di Buckingham, e di Isabella Montagna — una delle due dame di compagnia giunte dalla Spagna con Caterina d’Aragona — Joanna avrebbe potuto divenire lei stessa dama di compagnia della regina e sposare qualsiasi nobile, ma i suoi radi contatti con la nobiltà — crudele e depravata — le avevano dato una sorta di repulsione verso la corte. A ciò va aggiunta una fede incrollabile, un affetto ereditato dalla madre verso Caterina d’Aragona e il desiderio — comune a molti monaci che si trovavano a vivere questo periodo di incertezza — di conservare intatti gli ordini monastici o, comunque, il monastero di appartenenza.
Nella vita contemplativa avevo trovato certezze, uno scopo per vivere, la grazia che avevo tanto desiderato, lontana dall’egoismo e dalla vanità, dalla folle ostentazione del mondo. Ma era una felicità fragile. Avevo scelto una vita religiosa che era non solo in declino — molte meno persone entravano in convento allora rispetto ai secoli passati —, ma pesantemente attaccata.
Eppure, nonostante tutto, Joanna mette a repentaglio la sua permanenza nel monastero di Stafford per andare ad assistere e confortare la cugina Margaret Bulmer — figlia illegittima del duca di Buckingham —, accusata di tradimento per aver partecipato alle rivolte del Nord, volte a salvaguardare la religione papista, e condannata a morire sul rogo. Joanna e suo padre vengono arrestati durante i tafferugli avvenuti durante l’esecuzione e imprigionati nella Torre di Londra. 

Stephen Gardiner vescovo di Winchester
(1497-1555)

Qui Joanna verrà ingaggiata da Stephen Gardiner, vescovo di Winchester — che la ricatta trattenendo e torturando suo padre — per svolgere una ricerca, un’impresa quasi impossibile, che la riporterà nel priorato di Dartfield: dovrà trovare una reliquia, la corona di Atelstano, un antico re inglese — The Crown del titolo originale —, che potrebbe garantire la salvezza dei monasteri. Questa ricerca — piena di segreti, di interessi e di scie sanguinose — fa comprendere il perché questo libro sia consigliato agli appassionati di Dan Brown. E in questa ricerca Joanna dovrà — ancora una volta — infrangere spesso la regola della clausura, per poter investigare; per poter vedere con i suoi occhi luoghi e interrogare persone. Eppure, nonostante tutto, il suo cuore anela alla serenità della vita spirituale di Dartfield.

Se si tiene presente il contesto storico, il titolo italiano, L’ultimo velo, è molto simbolico e adatto — quanto se non più dell’originale — a questo romanzo. Anche Nancy Bilyeau, l’autrice, ne è entusiasta. La narrazione si sviluppa in prima persona: a parlare è la protagonista, che racconta con voce coraggiosa e salda. Spesso ci sono dei flashback, che servono a motivare e a rafforzare le scelte di Joanna, e che chiariscono le zone d’ombra del suo carattere.

Un meraviglioso romanzo d’esordio per Nancy Bilyeau — frutto di oltre cinque anni di approfondite ricerche storiche — di un periodo di svolta sofferta della storia d’Inghilterra; un periodo spesso rivisitato in questi ultimi anni grazie alle serie televisive e ai numerosi romanzi — Philippa Gregory in primis —, ma visto da un’angolazione inedita, con personaggi coraggiosi e una protagonista incrollabile e intraprendente.
«Non si tratta di salvare le nostre case, le nostre abitudini di vita. Tutti questi monasteri, nessuno escluso, non sono altro che pietra e malta e vetro. Ciò che è stato fatto a pezzi si può ricostruire. Chi è stato cacciato può venir richiamato. San Domenico andava in giro scalzo e senza un soldo tra la gente per predicare la parola di Dio; la notte dormiva sulla nuda terra e non mangiava quasi nulla. No, quel che si sta distruggendo è l’anima dell’Inghilterra. Le forze delle tenebre si stanno rafforzando, favorendo l’ignoranza, la sofferenza e la distruzione. Tutto quanto è stato creato qui, nel nostro regno, sulla nostra isola, tutta la fatica e la saggezza e la bellezza della nostra santa Chiesa è in gravissimo pericolo.»
L'AUTRICE
Nancy Bilyeau sostiene di essere nata il 16 Giugno 1537 negli Stati Uniti. In realtà il 1537 è l’anno in cui ha inizio la sua opera prima, The Crown (L’ultimo velo). Nata a Chicago e cresciuta nel Michigan, Nancy è stata giornalista per Rolling Stone, Entertainment Weekly, Good Housekeeping e InStyle. È anche autrice di teatro e vive a New York con il marito e i due figli nella casa dei suoi avi, arrivati in America dalla Francia nel 1661, sfuggendo alle persecuzioni religiose. The Crown (L’ultimo velo) è il suo primo romanzo. Nancy ha terminato di scrivere il sequel di The Crown, che si chiamerà The Chalice. Sito Autrice

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