L’ultimo Woody Allen: una sinfonia d’amore, tradimenti e aspirazioni fallite

Da Pupidizuccaro

Un vero e proprio gioiellino questo Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, uscito in Italia il 3 dicembre. Un film godibile, divertente, dolce e amaro insieme. C’è lo scrittore (Josh Brolin) che non riesce a sfondare. Sua moglie (Naomi Watts) che si innamora del capo (Antonio Banderas). L’anziano fresco fresco di divorzio (Anthony Hopkins) che sposa una prostituta bella e completamente scema. L’ex moglie isterica (Gemma Jones) che trova serenità nell’occultismo e tanto altro ancora. L’ultimo film di Woody Allen è una sinfonia di storie emblematiche. Più ampio e intrecciato dei precedenti Match Point, Vichy Cristina Barcelona e Basta che funzioni, il film  racconta storie d’amore, tradimenti, aspirazioni fallite, furiose azioni contro il passare del tempo.

Giunto al quarantunesimo lungometraggio, a 75 anni appena compiuti, arrivato ormai ad una serena (?) vecchiaia, Woody Allen non si monta la testa con le solite megalomanie autoriali e continua a costruire storie con sapienza, grazia e – qualità quanto mai sottovalutata – modestia.

Grandi storie e grandi personaggi. Molti personaggi, tutti caratterizzati alla perfezione. Tocchi di genio puro. Particolari e dettagli che li fanno vivere. A cominciare dai dialoghi, che sono eccezionali, veri, spontanei. La grandezza del Woody Allen dialoghista è anche i suoi balbettii, le sue pause, i suoi tic, i suoi momenti di imbarazzo. Gli attori sono fenomenali, prima tra tutti Naomi Watts, con un’interpretazione intensa e profondamente umana. Poi l’ultimo colpo di classe. Il finale aperto – “più aperto del solito” – che rende bene l’idea suggerita dalla citazione di Shakespeare che apre il film. Cioè che la vità “è tutto rumore e furore, e alla fine non vuol dire nulla”.

Un Woody Allen che, come il penultimo film, si confronta con la vecchiaia. E lo fa con tormento e un’umanissima paura. Già, questo è un film pieno di momenti esilaranti, situazioni comiche ben congegnate. È gustoso, movimentato – una commedia, si potrebbe definirlo – ma nasconde un sottofondo amaro e pessimista. Forse più del solito. Un’angoscia che il regista cerca di lenire con dosi massicce di voyeurismo, con le inquadrature che indugiano sui corpi femminili secondo una formula che ha affinato nelle ultime sue opere. Se prima c’erano Scarlett Johansson, Penelope Cruz e Evan Rachel Wood, adesso ci sono Naomi Watts e la bellissima indiana Freda Pinto, già protagonista di The Millionaire. Sullo sfondo una Londra dai colori caldi e soffusi, versione più romantica e sensuale della sua cara New York.

Niente di nuovo sotto il sole,  diranno i più antipatici. Già, il regista newyorkese  non fa altro che mettere insieme tutti i temi cari alla sua cinematografia – la casualità della vita, l’incanto e l’incostanza dell’amore, l’irrazionalità dell’agire umano, la lotta contro la morte, i drammi e le idiosincrasie degli intellettuali – ma lo fa con una maestria e una sensibilità formidabile. Riesce nell’impresa di gestire una gran quantità di stereotipi, clichè ed autocitazioni senza cadere nella trappola della minestrariscaldata o del soporifero giàvistogiàsentito. Ecco la grandezza di questo film. Lo spettatore appassionato di Woody Allen si sente “a casa”, sorride cogliendo le atmosfere e i mood alleniani. Il “profano” invece si gode semplicemente lo spettacolo. Che è un gran bel spettacolo.


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