Dovremmo proiettare sull’acqua un altro sguardo pensando che anche l’acqua ha un’anima.
Dovremmo formulare leggi a salvaguardia dell’acqua/anima.
Potrebbe sembrare un’idea fantasiosa, mentre invece questo sentimento promana dalla fisionomia stessa di questa forma fluens, di fronte alla quale siamo presi da un cumulo di emozioni che definiamo “meraviglia”.
Meraviglia è il mare che si offre come un frammento dell’universo:è terra e cielo, riflesso del sole e delle stelle, è movimento e profondità, respiro, suoni, colori, entro i quali “naufraghiamo” come in una vertigine religiosa.
Meraviglia sono le acque sotterranee e di superficie, i fiumi, che più si apparentano al corso della vita dell’uomo:dal torrente/giovinezza, impeto e distruzione, alla scorrere pianeggiante/maturità, fecondo e costruttivo, sino alla foce/vecchiaia/morte, a ricongiungersi, direbbe Omero, al “grande padre Oceàno”.
E’ l’emozione del vedere raffigurato tratto tratto il nostro destino in una maestosa sostanza che racchiude l’origine della vita.
Ma siamo così rimpiccioliti, così culturalmente annichiliti, che l’acqua, almeno nelle nostre città, è la “doccia”, un prodotto come un altro, come il bagnoschiuma o lo shampoo, e niente più.
Ben venga la doccia, si capisce, e sia benedetta, rispetto alla diffusa sporcizia dei secoli scorsi.
Ciò che inquieta, a parte l’abuso maniacale e lo spreco, è che la multiformità dell’acqua l’abbiamo racchiusa nell’ottuso contenitore del consumo, e così ce la raffiguriamo.
Dobbiamo riconvertire il nostro modo di percepire il mondo.
Rendere l’acqua, le acque, il mare, “possesso abusivo”, business, non è solo un arricchimento illecito, è anche un mettere nelle mani di una incultura distruttiva, la nostra storia, la nostra sensibilità.
Quando mi trovo di fronte all’acqua io non voglio darle il nome delle multinazionali, di VEOLIA WATER o SUEZ/ONDEO, e ricapitolare la “bellezza” dei loro profitti.
Io voglio continuare a contemplare l’acqua, a immaginarmela come un luogo di poesia, con le sue pause e i suoi ritmi musicali, con i suoi silenzi misteriosi, l’acqua e la bellezza dei paesaggi, l’acqua che trama i pensieri dell’uomo, l’acqua dei nostri sogni, le sorgenti e i pozzi, le fontane e gli acquedotti, stupefacente rete di conservazione e distribuzione millenaria dell’acqua, frutto della fatica e dell’ingegno di innumerevoli generazioni.
Se dentro di noi facessimo crescere anche questo valore dell’acqua, ritroveremmo l’immagine della sua divinità.
Nicola Lo Bianco