Una transizione evolutiva paragonabile al passaggio dalle proscimmie alle scimmie, dalle scimmie alle hominoidee, dalle hominoidee agli esseri umani. Secondo la teoria evolutiva, la selezione naturale modella la durata della vita di un organismo, favorendo quelle qualità chiave che permetteranno alla prole di meglio adattarsi all’ambiente. Sulla base di questa idea, nella storia dei primati si sono verificati tre importanti cambiamenti: dalle proscimmie alle scimmie, dalle scimmie alle hominoidee, dalle hominoidee agli esseri umani. Queste transizioni hanno causato un allungamento della vita di questi organismi e lo sviluppo di un cervello di maggiori dimensioni. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Current Aging Science , condotto da Cadell Last, dottore in antropologia evolutiva e ricercatore presso il Global Brain Institute, una quarta transizione evolutiva potrebbe già essere in atto. L’aspettativa di vita degli esseri umani è già aumentata dai 45 anni del 20° secolo, ai circa 80 anni di oggi. Grazie ai progressi della tecnologia, che influenzano la selezione naturale, Last ritiene che l’aspettativa di vita potrebbe aumentare a 120 anni già nel 2050, un concetto noto come “Estensione della Vita”. Oltre a vite più lunghe, gli esseri umani potrebbero ritardare anche i tempi di riproduzione biologica, riducendo il numero di figli. Presi insieme, questi cambiamenti potrebbero significare la transizione verso un nuovo tipo di uomo, più focalizzato sulla cultura che sulla biologia. «La storia evolutiva dell’umanità può essere pensata come una lunga tendenza verso la maturazione sessuale e riproduzione biologica ritardata, vale a dire da “vivere veloci e morire giovani” a “vivere lenti e morire vecchi”», scrive Last. Mentre i bisogni fisici hanno alimentato i precedenti cambiamenti evolutivi, a guidare la prossima transizione saranno le innovazioni culturali e tecnologiche, fenomeno cominciato con la Rivoluzione Industriale. Oggi, e ancor più in futuro, il successo della vita umana individuale e collettiva dipende dalla conoscenza e dalla prosperità economica. La prossima generazione spenderà tempo ed energie vitali verso attività culturali, più che al soddisfacimento di bisogni biologici. Inoltre, “l’emergere dell’intelligenza artificiale compenserà la necessità di mano d’opera di bassa qualificazione, supplendo ai posti di lavoro a bassa istruzione. Questo darà agli individui la possibilità di esplorare lo sviluppo culturale come una vocazione”, scrive ancora Last.
Fonte: www.ilnavigatorecurioso.it