“La costa d’oro”, di Nelson De Mille
Se voglio una storia di marziani mi compro un romanzo di fantascienza. Se invece voglio un po’ di suspense mi compro un thriller. E se lo compro di 700 pagine è perché voglio un bel po’ di suspense.
Di certo mi aspettavo questo quando ho comprato quel mezzo chilo di fogli stampati nero su bianco dal titolo “La costa d’oro”; ma già dopo le prime righe sono rimasta piacevolmente sorpresa nel constatare che quella che avevo per le mani era ben più di una storia thriller.
In questo romanzo Nelson DeMille riesce sapientemente a caratterizzare dei personaggi a tutto tondo, con un’ironia rara e copiosa che porta il lettore a ridere e sorridere più di quanto non sarebbe decoroso fare in un romanzo nato per scuotere le coronarie, o almeno provarci. E’ fantastico vedere il carattere del protagonista John Sutter, aristocratico e compassato avvocato di Wall Streett, trasformarsi in un uomo disposto a tutto, anche affrontare a tu per tu Frank Bellarosa, presunto padrino di Cosa Nostra. Il tutto condito da una irresistibile auto ironia. John Sutter si barcamenerà tra gli obblighi dettati dalla sua posizione sociale e il suo mestiere, che lo porterà a diventare inizialmente (senza che neanche lui capisca bene come) l’avvocato dello stesso Bellarosa. Poi gli eventi lo travolgeranno e si troverà ad affrontare Bellarosa in una lotta senza esclusione di colpi, quando capirà che l’uomo ha messo gli occhi su sua moglie.
Attraverso un’affascinate analisi di un ambiente molto esclusivo (Long Island), DeMille ci fa affezionare ai personaggi di questa storia in un modo quasi doloroso. Arrivati all’ultima pagina si prova la stessa sensazioni di quando si deve dire addio ad un amico col quale si sono condivise esperienze uniche.
Volete anche le stelline? Cinque.
Nelson DeMille
Maria Letizia Musu