“L’unico figlio” – Anne Holt

Creato il 29 agosto 2013 da Temperamente

Ci sono momenti in cui sentirsi presi in giro è un sottile piacere: ad esempio, quando l’autore di un giallo riesce a ingannare con maestria i propri lettori, facendoli compiacere della falsa convinzione di aver svelato l’inganno per poi trafiggerli con la soluzione del delitto: semplice, essenziale, logica, lineare e sempre sotto i loro occhi. Questi sono i gialli che mi piacciono, e di questa pasta è L’unico figlio di Anne Holt: davvero un romanzo d’alta scuola.

In una casa di accoglienza per minori sfuggiti a situazioni di degrado, alle porte di Oslo, viene condotto un ragazzino aggressivo e ribelle; incapace di rapportarsi con gli altri, Olav, dalla corporatura insolitamente robusta e dalla parlantina sciolta, trova conforto soltanto nella presenza di Maren, una giovane sorvegliante che sembra aver preso a cuore il suo caso. Quando la direttrice dell’istituto viene trovata morta, assassinata a coltellate, il personale si accorge della misteriosa sparizione di Olav: dove può essere scappato quel ragazzino violento e scostante? Come mai nessuno lo ha visto vagare per strada? Potrebbe aver assistito all’aggressione nei confronti di Agnes? Ma soprattutto, è mai possibile che un dodicenne, per quanto imbevuto di odio, possa commettere un atto mostruoso come un omicidio? Alla detective Hanne Wilhelmsen e ai suoi agenti l’appannaggio di risolvere il caso: e i colpi di scena non mancheranno, in un finale che lascerà il lettore a bocca aperta.

Anne Holt è brava a costruire un giallo che trae forza dalla sua apparente semplicità: un omicidio avvenuto su un luogo di lavoro particolare, una manciata di rivalità tra colleghi, qualcosa di poco chiaro nei rapporti tra la vittima e i suoi familiari, una situazione economica da chiarire. Un’arma del delitto delle più comuni – un coltello, accuratamente ripulito, acquistato in una grossa catena di casalinghi del nord Europa -, moventi credibili nella loro elementarità, una struttura chiara e pulita che mette in evidenza personaggi ben descritti e accuratamente disegnati. L’autrice conferma la sua grande sensibilità nell’analisi dei giovani: bambini e adolescenti ospiti della struttura sono ritratti con mesta dolcezza; nei confronti di Olav, poi, Anne Holt mostra un’immensa, umana pietà.

Maria Di Piazza

Anne Holt, L’unico figlio, traduzione di Margherita Podestà Heir, Einaudi, collana Stile libero big, 2011, pp. 283, euro 18,00.


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