Dopo i due giorni di colloqui avuti in Burundi in settimana con il presidente Pierre Nkurunziza, gli inviati dell'Unione Africana, il presidente sudafricano Jacob Zuma, il senegalese Sall, il mauritano e il gabonese nonché il primo ministro etiopico, tutti hanno convenuto al rientro, in assemblea,sulla necessità di aumentare il numero degli osservatori dei diritti umani nel Paese fino a portarli al numero di cento.
Ma, soprattutto, si è deciso d'inviare in Burundi cento esperti militari a garanzia della sicurezza interna.
L'interrogativo inquietante è chi sarà a essere garantito e sarà sicuro di questi tempi in Burundi ?
Buona parte dell'opposizione politica che conta è in esilio. La gente comune, invece, quella purtroppo è alla mercé della polizia locale, che obbedisce agli ordini del governo.
Ci sarà mai, allora, quell'auspicato dialogo tra le parti tendente ad includere, cioè tra governo in carica del Burundi e opposizione politica?
Compito questo che è stato assegnato, che è solo poche ore, sempre dall'Unione Africana al rieletto presidente dell'Uganda Yoweri Museveni.
E ,ancora, tra gli argomenti riferiti dagli inviati all'assemblea UA c'è stata la proposta di una sollecitazione ufficiale da parte dell'Unione Africana a che l'Unione europea e non solo riprenda l'invio degli aiuti umanitari in considerazione di una situazione che, ogni giorno e ogni ora che passa, si fa più complessa.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)