L’Unione Eurasiatica e il ruolo del capitale umano nello sviluppo industriale-innovativo

Creato il 27 dicembre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

L’idea dell’integrazione e della scelta del vettore di sviluppo nello spazio post-sovietico, lanciata nel 1994 dal presidente della Repubblica del Kazakistan Nursultan Nazarbaev, si sta realizzando in modo coerente e con successo. La fondazione dell’EvrAzES, dell’Unione Doganale e dello Spazio Economico Comune (SEC) tra Russia, Bielorussia e Kazakistan è la naturale evoluzione dei processi d’integrazione verso l’Unione Euroasiatica, volta a migliorare il benessere della popolazione e a costituire un’economia competitiva dei Paesi post-sovietici.

L’Unione Doganale e lo SEC tra Russia, Bielorussia e Kazakistan offrono ampie prospettive per la libera circolazione di merci, servizi, capitali e manodopera su un territorio che ospita 170 milioni di abitanti. Il fatturato commerciale tra Russia e Kazakistan nel 2011 ha raggiunto i 23,8 miliardi di dollari, con un incremento del 40% rispetto all’anno precedente e del 20% rispetto al periodo precedente la crisi. In generale, secondo il bilancio dello scorso anno, il volume degli scambi commerciali con l’estero dell’Unione Doganale e del SEC è aumentato del 33%, fino a 913 miliardi di dollari, mentre il volume degli scambi bilaterali del 2011 è aumentato del 36%, fino a 62,3 miliardi di dollari.

Da un punto di vista politico, l’integrazione è un complesso processo volto ad elaborare una politica concertata, che nella realizzazione di operazioni congiunte inerenti i settori prioritari di collaborazione come l’istruzione, la tecnica e la scienza, deve tener conto anche degli interessi nazionali. I Paesi che oggi volgono la propria politica alla modernizzazione mettono in luce un rendimento in continua crescita e alti ritmi di sviluppo economico, assicurando, attraverso investimenti in innovazione, un incremento del prodotto interno lordo dell’85%, a fronte di quello dei paesi più avanzati (USA, Giappone e Germania) che insieme rappresentano il 43% del PIL mondiale (la valuta dei dati è espressa in dollari). A ciò corrisponde un’alta quota di questi Paesi nell’ambito della divisione mondiale del lavoro innovativo, composta per il 36% dagli USA, per il 30% dal Giappone e per il 17% dalla Germania.

Durante gli ultimi quindici anni, nei Paesi a economia avanzata, gli investimenti nella ricerca scientifica e nella progettazione hanno raggiunto il 2,5-3% del PIL, mentre negli Stati della CSI questo parametro è sceso in media dello 0,4-0,5%. Gli squilibri strutturali esistenti nei settori scientifici e tecnici hanno avuto un impatto negativo sulla competitività dei Paesi della CSI. Questi problemi sono dovuti soprattutto al fatto che i prodotti high tech realizzati nella CSI (software e mezzi tecnici, nuovi materiali, biotecnologie, risorse informative, servizi, etc.) fondamentalmente non risultano competitivi né sul mercato nazionale, né su quello internazionale.

La soluzione di questi problemi è possibile attraverso la formazione di un sistema tecnologico moderno basato sull’alta tecnologia, su nuove fonti d’energia e sulla lavorazione avanzata di risorse naturali, sulla creazione di nuovi tipi di materiali e sul passaggio a tecnologie sicure ad alto risparmio di risorse. Tra gli orientamenti scientifico-tecnologici di cooperazione si includono: l’informatizzazione, le nanotecnologie e la nano-industria, la biotecnologia, la microelettronica, l’energia e i trasporti.

Secondo i dati della Banca Mondiale, il 18% della ricchezza nazionale dei Paesi sviluppati è costituito dal capitale, solo il 5% dalle risorse naturali e ben il 77% dalla conoscenza e dall’abilità nel gestirle. In relazione a ciò, per i Paesi della CSI è importante coinvolgere i giovani nell’ambito tecnico-scientifico al fine di garantire continuità di conoscenze e tradizioni scientifiche e formare così un nuovo personale qualificato sensibile allo sviluppo innovativo dell’economia. La cooperazione nell’ambito dell’istruzione è una priorità per la creazione di prospettive a lungo termine, d’interazione e integrazione relative a questo e ad altri settori del campo economico. Raggiungendo accordi nell’ambito dell’istruzione, i giovani dei Paesi della CSI e dell’EvrAzES si formeranno in sedi universitarie prestigiose degli Stati delle comunità. Per esempio, nel 2011 in Russia si sono iscritti 20.000 studenti provenienti dal Kazakistan, mentre in Bielorussia 2163 studenti russi.

Le prospettive per lo sviluppo del mercato dei servizi didattici nei Paesi dell’EvrAzES e della CSI sono strettamente legate al mercato del lavoro e, a questo proposito, è necessario adottare misure di regolamentazione statale, la cui efficacia potrà certificare le condizioni di funzionamento dell’Unione Doganale e dello SEC di Russia, Bielorussia e Kazakistan. A questo punto si può considerare la possibilità di elaborare una metodologia comune per determinare le esigenze del mercato del lavoro nei Paesi dell’Unione Doganale e dello Spazio Economico Comune (Russia, Bielorussia e Kazakistan). I parametri delle esigenze del mercato del lavoro consentiranno una valutazione oggettiva che includerà anche il potenziale educativo e scientifico di ciascun Paese.

I processi d’integrazione nello spazio post-sovietico devono svilupparsi principalmente sulla base dell’attivazione di relazioni cooperative per la produzione tecnologica e, in maniera particolare, tra Russia, Ucraina, Bielorussia e Kazakistan, poiché questi Stati vantano dei settori tecnico-scientifici molto avanzati. Secondo gli esperti, senza relazioni di cooperazione con gli altri Paesi della Comunità, persino la Russia – la più autosufficiente delle ex-repubbliche sovietiche – sarebbe in grado di realizzare soltanto due terzi della produzione potenziale. I progetti high tech, realizzati sotto forma di joint venture e finanziati da imprese, società di investimento e banche, non si presentano in quantità esigue, piuttosto possono diventare la base dell’espansione della cooperazione per la produzione tecnologica. La realizzazione di questi progetti e programmi aiuterà a preservare e a mettere a punto la catena di produzione, aumentando quindi le dimensioni della cooperazione industriale tra i Paesi e, di conseguenza, la qualità del capitale umano.

Il progresso delle moderne tecnologie richiede la presenza di operatori altamente qualificati, che si servono efficacemente di esperienza e conoscenze, capaci di potenziare l’economia innovativa. Le componenti principali del potenziale innovativo sono: il potenziale di assimilazione, di creazione, di trasmissione della conoscenza e l’effettiva richiesta. Pertanto il capitale umano viene inteso come risorsa strategica che determina la concorrenzialità nei mercati mondiali. Nei Paesi dell’Unione Doganale e del SEC la formazione del capitale umano è a un livello abbastanza elevato. Così, secondo il programma di sviluppo dell’ONU, che calcola l’Indice di sviluppo umano (ICR), i Paesi dell’Unione Doganale e del SEC nel 2011, in una lista di 187 Stati del mondo, si trovano nelle seguenti posizioni: la Bielorussia al 65° posto, la Russia al 66° e il Kazakistan al 68°. Nell’ambito della realizzazione di una politica industriale e innovativa, di grandi obiettivi per il funzionamento dell’Unione Doganale e del SEC, l’organizzazione del capitale umano subisce dei cambiamenti qualitativi, possibili grazie all’incremento della conoscenza dell’economia, necessari per uno sviluppo innovativo e per una modernizzazione dell’economia.

Per ogni singolo Paese della CSI e dell’EvrAzES il passaggio all’alta tecnologia sarà difficile e necessiterà, pertanto, di sforzi congiunti. Alla luce di questo, la realizzazione del programma interstatale per la cooperazione innovativa degli Stati-membri della CSI mira a una soluzione delle questioni riguardanti la collaborazione scientifico-tecnologica di cui sopra. Nella città di Dubna è stato fondato il Centro innovativo internazionale per le nanotecnologie, progettato per diventare l’organizzazione di riferimento della cooperazione multilaterale della CSI in questo settore. Un esempio della risoluzione di tali problemi sono i Forum annuali di cooperazione transfrontaliera russo-kazaka, condotti in modo alternato, ormai da nove anni, in una delle città di confine, in cui si incontrano non solo i Capi di Stato e i membri dei governi, ma anche i leader delle regioni kazake e russe della sfera tecnico-scientifica. Praticamente tutte le regione kazake e quasi 80 soggetti federali della Russia sono coperte da una rete di ampi collegamenti interregionali reciprocamente vantaggiosi. Per lo sviluppo della cooperazione interregionale high tech è stata fondata una base industriale tecnico-scientifica.

Nelle regioni di frontiera esistono più di 400 joint venture. Così, nel IX Forum della cooperazione interregionale tra Kazakistan e Russia, tenutosi a Pavlodar nel settembre di quest’anno, si è affrontato il tema della collaborazione per l’innovazione e della cooperazione industriale tra Kazakistan e Russia. Durante gli incontri sono stati firmati circa trenta accordi, inclusi progetti specifici per un totale di 2 miliardi di dollari. All’esposizione internazionale dedicata al Forum interregionale hanno partecipato 173 aziende, tra cui 75 kazake e 98 russe. Sull’esempio dei Paesi europei, è opportuno sviluppare piattaforme tecnologiche congiunte, creare un’unica rete di ricerca con la partecipazione di istituti universitari e centri di ricerca.

La commercializzazione effettiva della ricerca scientifica è il fondamento di un’industria competitiva. L’attuazione di questi orientamenti consiste nella gestione di un fondo comune di nanotecnologie tra “Kazyna Capital Management” e “Rosnano”, centro di alta tecnologia nell’EvrAzES. Il 31 agosto 2011 è stato firmato un accordo tra il fondo “Skolkovo” e l’EvrAzES. In futuro il fondo “Skolkovo” intende istituire i propri uffici di rappresentanza nei Paesi membri dell’EvrAzES. Nel lavoro per la cooperazione tecnologico-scientifica bisogna includere attivamente non solo grandi compagnie, ma anche piccole e medie imprese. Nelle economie mondiali sviluppate queste aziende procurano circa il 30-35% di tutti i prodotti innovativi e dei servizi. Nel territorio della CSI possono essere realizzati numerosi progetti innovativi che consentono di sviluppare l’economia tanto del singolo Stato quanto dei Paesi della Comunità nel loro insieme. Questo contribuirà al conseguimento degli obiettivi dell’Unione Doganale e del SEC di Russia, Bielorussia e Kazakistan nell’ambito dell’istruzione, della scienza e della tecnica. In queste condizioni il cambiamento del ruolo, la struttura e il miglioramento della qualità del capitale umano permetteranno di garantire un rapido sviluppo dei Paesi della CSI e dell’EvrAzES e di aumentare la competitività di merci e servizi nei mercati interni ed internazionali.

(Traduzione dal russo di Gabriele Turco)


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