la cartina di tornasole di quanto sia diventato osceno questo giornale, è una rubrica fissa giornaliera, "Scintille". Io non so chi sia il titolare di questa ifdozia quotidiana, anche se ho una mia idea... Fatto sta che da iniziali tentativi di ironia - cretina ma lecita - oggi siamo arrivati ad ironizzare su un vero e proprio dramma familiare, e allora diciamo BASTA. Questo giornaletto dev'essere lasciato in edicola. C'è una sola soluzione al problema: farlo fallire per azzeramento delle vendite, sia del cartaceo, che della versione online.
E veniamo al caso: #labuonascuola del serial twitter sta producendo drammi a non finire. Questi drammi c'erano anche prima, ma nessun idiota del governo o del giornalismo "embedded" al potere politico si era mai spinto fino ad ironizzare su questi drammi. Ecco una storia esemplare, riportata oggi da Repubblica cartaceo, in una intervista di Alessandra Ziniti:
"Ho scelto di lasciare Palermo per Torino, ma mi sento deportata"
«L'amarezza più grande è quella di non essere riuscita a festeggiare quel traguardo inseguito per tanti anni».
Maria Sparacino, 52 anni, sposata con due figli, insegnante di francese alle medie, sta preparando la valigia. Per lei la destinazione che equivale ad una cattedra a tempo indeterminato, è Torino. A Palermo lascia il marito e due figli di 10 e 14 anni.
Anche lei si sente deportata?
«Assolutamente sì. Deportata, costretta a lavorare praticamente gratis se si considera che lo stipendio se ne andrà via tutto per l'affitto di una stanza, le bollette, i viaggi per vedere ogni tanto i miei figli. E non sono certo una che non capisce che il lavoro può portarti anche altrove. Mio marito, rientrato a Palermo da poco, ha sempre lavorato fuori e io ho cresciuto da sola i miei figli, ma almeno la casa ero io. Adesso non so come potranno arrangiarsi».
Eppure lei ha deciso subito di accettare il trasferimento. Perché?
«Non certo per la pensione. Ho preso l'abilitazione nel concorso del 2000 e ho cominciato ad insegnare a 40 anni. So che la pensione non la prenderò mai, ma io amo questo lavoro, lo faccio con passione, e allora, con tutto il sacrificio che costerà a tutti noi, non me la sento di rinunciare a priori. Ci proverò, ma non è detto che arriverò fino in fondo. Se dovessi constatare che i miei figli pagano un prezzo troppo alto, tornerò giù. Potevano almeno darci la possibilità di scegliere prima, invece di costringerci al ricatto: o il lavoro o la famiglia».
Lei cosa avrebbe scelto: rimanere precaria in Sicilia?
«Meglio continuare a sperare in un incarico annuale o in supplenze che sfasciare una famiglia a 50 anni. Quando io ho presentato la domanda per il Piemonte sapevo che avrei potuto chiedere l'assegnazione provvisoria a Palermo. Invece ora, se dovessi rifiutare il ruolo, perderei tutto, e se mai un giorno dovessi ottenere il trasferimento, il mio contratto passerebbe da tempo indeterminato a triennale, sottoposto alle decisioni di un preside che dovrebbe decidere della mia vita».
Si, lo so... la scuola è un dramma antico, ma almeno la politica fingeva di capire, di cercare soluzioni... Ora invece alla lettera - che ho trovato disperata e commovente - di questa donna senza speranze, la politica risponde con uno sberleffo, con un rutto, con una scorreggia. Si, scorreggia, non scintilla. Voce dal cul fuggita:
Sono sicuro che Renzi non ha niente a che vedere con questa "scintilla d'idiozia". Lui è uno bravo, buono, intelligente, e scrive l'hastag #labuonascuola. Non può essere lui, l'autore dui questa scemenza, ne sono certo!.
Di più: se reputa umano, fattibile, intelligente spezzare una famiglia di Palermo con due ragazzini di 10 e 14 anni, mandando la mamma ad insegnare a Torino, dia prova della sua buona fede mandando sua moglie, insegnante precaria, ad insegnare a Palermo.
Lo so, lo so... Fra Torino e Palermo ci sono 1590 chilometri, mentre fra Firenze e Palermo ce ne sono solo 1171. Ma noi siamo generosi, e ci accontentiamo anche se lei manderà sua moglie a 1171 chilometri anzichè a 1590. Però ad una condizione: non è che - ovviamente per ragioni di sicurezza - farà andare avanti e indietro la Signora Agnese Landini in Renzi col Falcon di stato, vero???
E mentre sull'Unirenzità ci si diletta con oscene battute su drammi umani, che ricordano tanto le belle barzellette d'antan di Berlusconi sui malati terminali di AIDS, un'altra colonna portante del giornale 'de sinistra, Sergio Staino, ormai riesce a fare solo "vignette" contro la sinistra. Staino vittima della "sindrome Giampalo Pansa", che lo aveva logorato fino al punto di farlo transitare dall'Espresso al "Geniale" di Paolo Berlusconi. Non corra, Staino... A destra c'è posto!
L'unirenzità: chi lo conosce, lo evita
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