Non fu solo per semplice opportunità politica o superiorità ecclesiale: alla base di questa divisione troviamo radici teologiche profonde, maturate nel corso di secoli e sfociate solo per malintesi politici in quell’anno. Ma si sa anche che quasi cinquant’anni fa, proprio al tempo del Concilio Vaticano II, iniziò il periodo di dialogo e confronto tra i due grandi polmoni della cristianità mondiale, che continua ancora oggi. Ricordiamo che tutte le altre “chiese” cristiane sono da considerarsi comunità ereticali, al contrario della Chiesa Ortodossa, unica che, insieme alla Chiesa latina, conserva la Tradizione e l’intera Sacra Scrittura, e una successione apostolica valida, per sottolineare le proprietà principali.
Questo fruttuoso dialogo, che tenta di ristabilire l’unità e di superare le difficoltà teologiche, prosegue tuttora, e sotto gli ultimi tre Papi, da Giovanni Paolo II, le relazione sono notevolmente migliorate. Gli incontri tra i Papi e i Patriarchi orientali sono aumentati, e continuamente delegazioni dell’una o dell’altra Chiesa viaggiano per mezza Europa. Questi frequenti contatti, che cercano non di superare gli errori eliminandoli drasticamente o di ignorarli, hanno fatto sicuramente scaturire gli elementi comuni tra le due Chiese sorelle, permettendo così di creare fronti ancora più compatti contro le derive dell’epoca post-moderna.
Senza voler sbrodolare una lista infinita, basta ricordare la comune concordia cattolico-ortodossa su temi considerati “valori non negoziabili”, come ebbe a definirli il Papa Emerito Benedetto XVI. Non è da mettere in discussione la totale sintonia delle due Chiese rispetto al sincretismo religioso e al relativismo, due comportamenti ormai comuni in tutto il nostro occidente e che sempre più vanno diffondendosi anche all’interno del cristianesimo. Sicuramente stessa collaborazione nel combattere l’aborto e l’eutanasia, due grandi piaghe dell’umanità, non per caparbietà o per ostilità al progresso, ma semplicemente per una totale adesione alla Verità di Cristo, che, nonostante non abbia mai parlato di queste tematiche, ha sempre affermato le verità su questi temi, non solo presenti nell’Antico Testamento, ma anche iscritte dentro alla stessa legge naturale e al cuore dell’uomo, che neanche più gli stessi cristiani riconoscono più come vera e presente. La vita è TOTALMENTE e INTEGRALMENTE sacra, sia alla sua alba che al suo tramonto.
Non si può scordare anche la condanna dei matrimoni omosessuali o delle stesse sole convivenze tra persone dello stesso sesso. Ma la cosa va ancora più in profondità: in questi ultimi anni l’emergenza “omosessualista” ha fatto intervenire le autorità ecclesiastiche soprattutto nell’affermare all’assoluta innaturalità di unioni omosessuali. Ma non si deve dimenticare che la famiglia, per essere tale al cospetto di Dio, deve essere unita attraverso il vincolo del matrimonio; la tanto ormai diffusa convivenza è una piega diffusissima in tutto l’Occidente, sintomo di una tremenda immaturità affettiva e di una smodata ricerca del benessere, scambiato per comodità. Ed è proprio su questo ultimo tema che le due Chiese sorelle si sono ultimamente trovate schierate insieme.
Dal 28 novembre al 1 dicembre, presso l’Università Cardinale Stefan Wyszynski, a Varsavia, in Polonia, si sono incontrati l’arcivescovo Józef Michalik, presidente della Conferenza Episcopale Polacca, e il Metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento delle Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca con le loro rispettive delegazioni, per discutere di alcune tematiche. L’arcivescovo Michalik ha sottolineato le difficoltà attuali dell’Occidente, che non riesce ad accettare i valori cristiani, sradicando quindi i fondamenti su cui si fonda la stessa civiltà. Il Metropolita, partito da Mosca con la benedizione del Patriarca Cirillo, ha sottolineato che il Patriarcato di Mosca “nutre le stesse preoccupazioni e vede questi problemi in modo simile”. Le preoccupazione vertono soprattutto sul valore della famiglia, come prima accennato, e anche sulla difesa dei cristiani perseguitati in tutto il mondo, e soprattutto nelle regioni sconvolte dalla guerra.
Le “family patchwork”, come le ha chiamate recentemente il cardinal Schönborn, non possono diventare il nuovo modello di famiglia cristiana, che si fonda sull’amore dell’uomo verso la donna, e viceversa, in Cristo dentro la Chiesa. Troppo facilmente si dimentica che queste nuove forme sono dei surrogati, in cui sicuramente è presente l’amore, ma dove Dio è estromesso, cacciato, esiliato. “Come potrà mai c’entrare Dio con me e la mia ragazza, non basta l’amore?” non è questa una frase ripetuta ormai ad ogni piè sospinto? Ebbene, Dio c’entra, eccome se c’entra; non “solo” perché Dio c’entra con tutto, poiché Lui crea tutto, risposta forse troppo semplicistica e neanche “palpabile” dalla persona, ma perché, e sicuramente non si riduce a ciò, l’uomo è fatto di amore, ma come mostra soprattutto il nostro tempo, il suo amore è fiacco, debole, fallace: quante persone tradiscono i propri coniugi? Come vengono portati avanti i rapporti amorosi tra i giovani? Ebbene, questo mostra una cosa: non siamo in grado da soli di ricambiare e manifestare l’amore per l’altro, cadiamo e ricadiamo. Per questo nel Vangelo così ci racconta San Matteo: «Rispose loro Gesù:”… Chiunque ripudia la propria moglie,…, commette adulterio”. Gli dissero i discepoli: ”Se è questa la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi.” Egli rispose loro: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso”» Concesso da chi, se non dal Padre, da Dio? Ecco perché Dio c’entra, perché è l’unico che veramente può completare l’amore umano!
Approfittando del tema, ho voluto ribadire ancora una volta questa fondamentale verità. Ma son soprattutto queste prese di posizioni comuni che possono far gioire il cuore, vedendo i cristiani uniti ancora una volta per difendere le verità dell’uomo. Possiamo sicuramente rallegrarci per questi incontri ecumenici seriamente intrapresi, che fanno sperare che la divisione nella Chiesa possa un giorno cedere il passo alla Chiesa UNA per la quale anche Cristo aveva pregato il Padre.(cfr Gv 19, 21)