Autore: Fredrik Backman
Editore: Mondadori
Numero di pagine: 324
Prezzo: € 18.00
Formato: brossura
Trama (dalla quarta di copertina): Ove ha 59 anni. Guida una Saab. La gente lo chiama “un vicino amaro come una medicina” e in effetti lui ce l’ha un po’ con tutti nel quartiere: con chi parcheggia l’auto fuori dagli spazi appositi, con chi sbaglia a fare la differenziata, con la tizia che gira con i tacchi alti e un ridicolo cagnolino al guinzaglio, con il gatto spelacchiato che continua a fare la pipì davanti a casa sua. Ogni mattina alle 6.30 Ove si alza e, dopo aver controllato che i termosifoni non stiano sprecando calore, va a fare la sua ispezione poliziesca nel quartiere. Ogni giorno si assicura che le regole siano rispettate. Eppure qualcosa nella sua vita sembra sfuggire all’ordine, non trovare il posto giusto. Il senso del mondo finisce per perdersi in una caotica imprevedibilità. Così Ove decide di farla finita. Ha preparato tutto nei minimi dettagli: ha chiuso l’acqua e la luce, ha pagato le bollette, ha sistemato lo sgabello… Ma… Ma anche in Svezia accadono gli imprevisti che mandano a monte i piani. In questo caso è l’arrivo di una nuova famiglia di vicini che piomba accanto a Ove e subito fa esplodere tutta la sua vita regolata. Tra cassette della posta divelte in retromarce maldestre, bambine che suonano il campanello offrendo piatti di couscous appena fatti, ragazzini che inopportunamente decidono di affezionarsi a lui, Ove deve riconsiderare tutti i suoi progetti. E forse questa vita imperfetta, caotica, ingiusta potrebbe iniziare a sembrargli non così male…
Recensione: Mi trovo di nuovo davanti a un libro svedese con la copertina azzurra e il titolo lungo. Nonostante sia rimasta già fregata una volta (QUI spiego perché), ci ricasco.
Stavolta però mi è andata molto bene!
Questo libro è stupendo nonostante la Mondadori mi abbia fregato con un trucco da mentalista, cosa che mi fa incavolare come una biscia.
È la storia di Ove, ossessivo-compulsivo di recente vedovanza e ancor più recente pensionamento, che vuole suicidarsi ma non ci riesce. Ogni volta che organizza tutto per farla finita (cappio, gas di scarico, pillole, fucile…) arriva qualcuno che lo interrompe. E siccome Ove non riesce a tollerare le cose fatte male, fatte solo a metà, o non fatte, ogni volta che qualcuno lo interrompe con un problema da risolvere Ove abbandona temporaneamente l’idea del suicidio e si impegna al massimo per risolvere quel problema.
Però ogni persona che aiuta si ripresenta con altri problemi, o attira altre persone con problemi, quindi Ove non può certo andarsene e raggiungere la sua amata moglie avendo qualcuno sulla coscienza. Lei non glielo perdonerebbe. Così continua ad aiutare, cercare di farla finita e non riuscirci, aiutare ancora.
Detta così la trama potrebbe sembrare uno sketch di Benny Hill, con il vecchietto pelato che infastidisce continuamente il ciccione, e invece non potrebbe essere più diversa.
La parte divertente di questo libro estremamente divertente non sono le intromissioni dei vicini, che hanno richieste dal banale al vitale e mostrano una gamma di vite ed emozioni tutte reali e realistiche, bensì il modo di ragionare del protagonista: squadrato, monocolore, inflessibile, tipico degli Asperger e dei compulsivi.
Non è il primo libro che leggo in cui l’uso del punto di vista del personaggio “diversamente sociale” apre una finestra ironica e simpatica sulle abitudini strampalate dei “normalmente sociali”, e anche in questo caso è una formula che funziona. Per “noi” è ovvio gridare quando siamo nervosi o non far caso a quando abbiamo cambiato l’ultima volta i filtri del lavandino, ma non è detto che la nostra sia “normalità”, e libri come questo lo mostrano con un sorriso.
E poi questo romanzo fa piangere, non solo ridere.
All’inizio non prende molto, si sente che è prodotto derivato da un blog; le prime 50 pagine sono un continuo “Ove verbo, verbo Ove” che probabilmente risultano molto divertenti in una rubrica online aggiornata ogni venti giorni, ma che fanno ammattire se letti consecutivamente per interi capitoli.
Poi succede qualcosa. Il “collage di post” diventa un romanzo. Smette di essere una copia di Gran Torino con più neve e senza digrignar di denti, e inizia a vivere di vita propria.
Viene introdotta la figura di Sonja, la moglie, e poi viene spiegato chi è Rune, l’amico di una vita. Vengono raccontate l’infanzia e la giovinezza di Ove. I capitoli si alternano tra passato e futuro e si scoprono i parallelismi tra ciò che Ove fece decenni prima e ciò che fa oggi, si comprende perché lo faccia nonostante voglia così tanto ammazzarsi e non sentire più quanto è vuota la sua vita.
Il romanzo prende lo slancio e non si è più in grado di smettere con la lettura. Ogni tassello va al suo posto, il ritratto di quest’uomo si completa, il suo presente diventa chiaro e i rapporti che intreccia con le persone che interrompono i suoi tentativi di suicidio acquistano tutta un’altra prospettiva. E diventa commovente fino alle lacrime.
Diventa dolce, dolcissimo, senza però cascare mai nel barattolo di miele.
Nelle ultime pagine, cosa che mi è successa veramente di rado, ho pianto come una fontana per quello che stava succedendo, ma contemporaneamente ho riso come una scema per come stava succedendo. E se un libro riesce a farti fare una cosa del genere, beh… è un signor libro!
Lo consiglio a chi vuole farsi due risate, lo consiglio a chi vuole leggere una storia d’amore indistruttibile, lo consiglio a chi ha un amico da una vita e ci litiga ogni due per tre ma gli vuole un bene dell’anima, lo consiglio a chi ha un concetto di “normalità” diverso dagli altri, lo consiglio a chi adora le storie di rinascita.
Lo consiglio, e basta.
Voto:
Bee
Chi sonoEx miope, ex maestra, ex fumatrice, ex ragazza di parecchi idioti… so cosa sono stata, purtroppo non riesco ancora a vedere cosa sarò. Intanto leggo, scribacchio e perdo tempo. La parola che scrivo più spesso: MA.