L’UOMO CHE RUBAVA I POMODORI prima puntata
Da Teoderica
Manuela, ottant’anni, tutti evidenti, rughe e acciacchi compresi.Sfoglia il quotidiano, quasi le viene da piangere: “Ma perché uccidono tante donne, cosa c’è nell’aria? Forse che l’aria di Cernobyl, oltre ad aver portato un aumento dei tumori, ha inquinato l’elettricità dei neuroni maschili?”Manuela chiude il giornale arrabbiata, “devo smettere di leggerlo”, un ragazzino non ancora maggiorenne ha ucciso la fidanzatina: l’ha bruciata!“Ma perché, ma perché?”.Un’altra poi, il ragazzo gli ha maciullato la milza e lei lo perdona e vuole ritornare con lui.“Ma perché, ma perché?”.Manuela pensa, pensa e ricorda.Si era sposata giovanissima, subito un figlio maschio, poi tre femmine.Il marito nei campi, lei doveva solamente badare ai bambini, curare gli animali da cortile, coltivare l’orto, far da mangiare. Inoltre, due volte alla settimana, lavare al fiume la biancheria della famiglia del notaio, per racimolare qualche soldino…ah dimenticavo c’erano anche le mucche da portare al pascolo.La sera il marito rincasava affamato e brontolava se non era tutto pronto, Manuela si sentiva impaurita, non le piaceva essere presa a male parole, gli urli poi la facevano rattrappire nelle spalle, avrebbe voluto essere un topolino e poi nascondersi in un buco.Dopo cena il marito usciva, nelle case sparse sulla collina, dove a turno, si danzava ogni sera accompagnati dal suono della fisarmonica.Manuela aveva vent’anni, anche a lei piaceva ballare, ma rimaneva a casa, a letto coi bambini, non era poi importante ballare, meglio il profumo inebriante dei figli. Al marito piaceva fare i complimenti alle altre donne, per lei solo improperi, questo le dispiaceva un pochino, ma ancora di più le dispiaceva fare il suo “dovere”.
Lui tornava a casa dal ballo, faceva sloggiare dal lettone i bambini, e Manuela doveva, doveva e poi doveva anche annuire e dire che le era piaciuto. immagine di Teoderica
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