Pinerolo, Monumento alla Fortezza
Pinerolo, 23 giugno 1665.
Una notte d'estate dal cielo nero e pesante di aspettative e di mistero. Una di quelle notti che somigliano ad una rabbia nascosta sotto una superficie di docilità, alimentata da uno stillicidio quotidiano di veleno, che un giorno, all'improvviso, per una goccia, per una parola che non si vuole più sentire, trabocca, esplode violenta e rossa, famelica come fuoco greco.Il cielo cova la sua rabbia sotto un silenzio nerissimo, e la luna scivola discreta e quasi timorosa fra gli scacchi severi della piccola finestra di una cella della Cittadella di Pinerolo.
Scivola e si sdraia pensierosa sul pavimento sparpagliato di paglia sporca, sfiorando con le sue dita bianche un uomo, che giace in quella cella, che guarda la luna e le chiede ciò che non può chiedere a nessun altro, tutte le domande che gli girano a vuoto nella testa e che non trovano risposta.Quell'uomo ha una voce letale: non può parlare con nessuno senza causare la morte sua e del malcapitato che gli ha rivolto la parola.
Quell'uomo custodisce un segreto che è un crimine gravissimo contro la corona di Francia. Lo custodisce sul suo volto - per questo indossa una maschera di velluto nero tenuta insieme da una griglia d'acciaio.Quell'uomo non ha più un nome: il suo nome è stato cancellato, e nascosto sotto la sua maschera. E lui è diventato per tutti il Prigioniero dalla Maschera di Ferro.E quella notte la sua rabbia somiglia a quella del cielo.Ma quella del cielo esplode per prima...
Pinerolo, Palazzo del Senato
Esplode con un solo fulmine, letale, repentino, devastante, come a volte il fato può essere - ed innesca come una bomba la polveriera della fortezza.Il boato sembra un tuono che proviene dall'inferno, la terra oscilla, le pareti volano via come un castello di carte con uno spiffero - le solide mura si sbriciolano come sabbia nel pugno di un bambino.Chissà se lui ha tempo di pensare. Chissà se pensa che questo boato, questa rabbia arrivata dal cielo e detonata in terra, possa essere la sua libertà - e se pensa che, se non con la fuga, anche la morte forse potrebbe diventare una liberazione.Fra i detriti fumanti di devastazione che l'esplosione ha lasciato, il corpo scelto dei Moschettieri del Re di Francia si affanna nelle ricerche. Anche il capitano D'Artagnan cerca, chiama, sposta massi e travi bruciate.L'ordine è tassativo: devono trovare il suo corpo.