L’uomo di Schrödinger – Giovanni Marchese

Creato il 12 marzo 2015 da Linda Ferrando

Oggi vi vorrei consigliare una lettura decisamente fuori dal coro, una di quelle letture che potresti scovare quasi per caso spulciando tra gli scaffali della vostra libreria di fiducia, una di quelle storie diverse che l’universo editoriale italiano dovrebbe rivalutare un po’ di più. Si tratta del romanzo di Giovanni Marchese: L’uomo di Schrödinger, edito dalla casa editrice Verbavolant.

Il romanzo parte a tutta birra e inizialmente avremo una sorta di spaesamento simile a quello del nostro protagonista: un uomo che ha perso la memoria e cerca di rivivere il proprio passato tra frammenti di ricordi che colpiscono come pugni e sogni incredibili. Il contesto è un’Italia futuristica martoriata dalla crisi e alle prese con invasioni aliene, strane sette, personaggi violenti e inquietanti e un’atmosfera surreale che pervade il tutto. I colpi di scena non mancano e ben presto iniziamo ad ambientarci tra le pagine del romanzo come fossimo tra le strade delle città che fanno da sfondo a quella che per me è stata una delle letture più strane e pulp che abbia mai fatto.

Al diavolo i ricordi! Sul tempo passato non ho alcun controllo. Continuerà così finché vivrò, a vederne brevi tratti. Episodi slegati. Scene sbiadite e prive di senso. Incubi. Visioni. Senza luce. E tacere di tutto il resto. Da questo momento in avanti penserò solo al futuro. Guarderò avanti. E quando sarò oltre tanto da poter nuovamente guardare a un passato sceglierò la vita migliore che avrò vissuto fino ad allora. E quella soltanto sarà il mio passato.

Lo stile è perfettamente plasmato sui personaggi, volgari e senza peli sulla lingua, uomini di periferia con affari loschi e strane condizioni psicofisiche, e ci accompagnerà con entusiasmo fino al sorprendente finale. Una lettura che consiglio a chi ama Palahniuk o comunque atmosfere noir e viaggi lisergici da LSD. Insomma, per me, è un vero gioiellino.


Voto: ★★★★✰

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Il problema di avere una memoria fuori uso è che fa in modo di farti vivere tutto come fosse la prima volta e allo stesso tempo di impedire che si possa essere certi di quando sia stata l’ultima volta.


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