L'uomo nel mirino - massimo oddo

Creato il 10 maggio 2010 da Gianclint

TERZA PUNTATA
Torna dopo 10 mesi, la rubrica "l'uomo nel mirino" e torna raccontandoci la storia di uno dei nostri più grandi idoli, nonché vicecapitano del team dei Seven Pipps, dove sappiamo tutti che Kakaminkia Kapra Kaladze primeggia indisturbato.

Massimo Oddo nasce a Pescara nel 1976 in una calda giornata di giugno. Viene al mondo con una gamba sola, la sinistra, per giunta la sua gamba più debole. Era forte con la destra ma rimase incastrata da qualche parte la dentro e non venne mai fuori. La sua infanzia di bimbo menomato come potete immaginare, fu un continuo calvario e una lotta per la sopravvivenza in un mondo di bipedi, sani. Come se non bastasse nasce in una famiglia che non lo voleva, non l'ha mai voluto e non lo vuole tutt'ora. Il giorno della sua nascita il padre scappò in Lapponia per rifarsi una vita, la madre invece si vide costretta a tenerselo per non perdere la faccia con gli amici, ma questo comportò una vita d'inferno per il povero Massimo. A carnevale per esempio, si ostinavano a vestirlo da ghiacciolo scatenando l'ilarità dell'intera Pescara. A maggior sfregio lo vestivano da ghiacciolo alla menta e lui amava l'amarena!
A scuola ci doveva andare a piede, perché la mamma aveva da fare con... un po' tutti, e non aveva tempo da perdere con lui. Pensate che addirittura si è dovuto iscrivere alle elementari da solo. Ma Massimo non si perse mai d'animo, sentiva nel suo piccolo cuoricino che un giorno la felicità avrebbe bussato alla sua porta e gli avrebbe regalato quella vita che lui tanto sognava. Fare il parrucchiere. E la felicità arrivò, come in un film della Walt Disney.
Durante una partita di pallavolo alle scuole medie, dove il professore di educazione fisica più bastardo dell'intero pianeta Terra, lo metteva sempre sotto rete perquotendolo col bastone perché non saltava in alto come gli altri, ricevette una pallonata a 400 km/h in piena faccia mandandolo in coma profondo per 6 mesi. Durante questo periodo passato infermo all'ospedale, una dolce infermiera si presa a cuore il suo caso e convinse un medico chirurgo americano di operarlo per poter donare al piccolo Fenicottero la facoltà di camminare, correre e saltare come gli altri anche. Si Fenicottero, così l'avevano chiamato in ospedale, perché non aveva documenti con sé e nessun parente era venuto a reclamarlo per tutti quei sei mesi e per i mesi a venire di riabilitazione. Fenicottero era un nome così grazioso, ma d'altronde voi come avreste chiamato un piccolo esserino rosa, rigido, con un naso gigantesco per la pallonata e per giunta con una gamba sola?
E così, mentre dei vecchietti burloni si divertivano a "piantare" Fenicottero in mezzo alla fontana dell'ospedale, e farsi delle foto ricordo, il chirurgo americano si presentò, esaminò il caso e si mise subito all'opera.
Nel giro di un paio di settimane, il benefattore a stelle e strisce, riuscì ad installare una protesi semivera di gamba al piccolo Massimo Fenicottero. Il tutto mentre lui era ancora in coma oltretutto. Purtroppo però, il chirurgo aveva finito le gambe destre così dovette attaccargli un'altra sinistra, ma nessuno se ne accorse subito.
Risvegliatosi dal coma, col cuore gonfio di gioia per la bella sorpresa, Massimo Oddo cominciò a piangere. Pianse talmente tanto, che gli crebbero due trolley Samsonite sotto gli occhi, li porta ancora oggi come bagaglio a mano quando s'imbarca su un aereo: "ci tengo le mutande" di solito dice ai finanzieri che chiedono spiegazoni.
Dato che nessuno dei suoi famigliari voleva più saperne di lui, Massimo Oddo detto il Fenicottero, una volta lasciato l'ospedale, decise di trasferirsi lontano, lontano, anzi lontanissimo. E si trasferì a Sant'Angelo. Si lo so, è solo a 10 km da Pescara, ma provateci voi a farvi 10 km con due piedi sinistri di cui uno per giunta finto!
In ogni caso... A Sant'Angelo, il nostro beniamino, trovò casa e lavoro. Finalmente poté coronare il suo sogno, a soli sedici anni era già "l'apprendista aiutante raccogli capelli e orecchie" del parrucchiere del paese! Da li ad essere parrucchiere a tutti gli effetti era un attimo! Ma avvenne una cosa inaspettata. Un giorno, nel campo sportivo accanto al parrucchiere, si stava giocando una partita tra la "Renato Curi" e la "Polisportiva Val di Sangro". Un pallone lanciato troppo in là finì per errore dentro all' Hair Stylist abruzzese, Massimo lo raccolse e mentre tutti gli gridavano "Capo ridacce la palla... Capo ridacce la palla... e dacce sta palla!" Oddo prese la rincorsa, tirò con tutta la potenza che aveva in uno dei suoi due piedi sinistri, e scagliò il pallone più in la che poteva... A due metri... Ma erano due metri fatti bene! Tanto che l'allenatore del "Renato Curi" tale Walter Flautolenza, capì subito di trovarsi difronte ad un fenomeno... Da baraccone, e lo volle nella sua squadra a tutti i costi.
Massimo Oddo militò nel Renato Curi da terzino destro con scarsissimi risultati per un anno, quando poi venne soppiantato da uno che giocava meglio di lui. Una scimmia di nome Rutger, capace di contare e indovinare l'esatto numero dei fagioli del vaso di Raffaella Carrà, in 12 secondi netti. Per quanto riguarda il giocare a pallone, faceva schifo, ma almeno la scimmia aveva due piedi veri. In ogni caso a Oddo questo non importava, perché una squadra di calcio di serie A, aveva puntato gli occhi su di lui e decise di non lasciarsi scappare l'occasione. Era il Milan!
Il resto è storia che già conosciamo. Braida che stravedeva per lui e per l'abilità disumana che aveva nel... tagliare i capelli, fece di tutto per portarlo nella primavera rossonera, e ci riuscì! Senza che Berlusconi se ne accorse. Fece credere all'allora presidente del Milan, che Oddo fosse un set di valigie. Ma Berlusconi all'epoca non era scemo, non tanto quanto oggi comunque, e dopo due anni si accorse della presenza di questo strano individuo dagli occhi gonfi e con due piedi sinistri ma forte di destro, così fece di tutto per disfarsene nei 12 anni sucessivi, ma questo Oddo tornava sempre indietro come un boomerang! Anche quando si trasferì definitivamente alla Lazio, sembrava fatta, ma niente! Tornò pure da li! Anche all'estero non lo vogliono più! Non ultimo esempio è il suo ritorno dalla Germania. Senza di lui il Bayern Monaco ha vinto la Bundesliga e si ritrova in finale di Champions League, come non capitava da anni! Noi invece ancora aspettiamo che si degni di giocare almeno una partita sopra il 4,5 da quando è arrivato. Mentre Lotito ancora adesso se la ride, e a Monaco hanno affisso la sua faccia per tutta la città con la scritta "sparate a vista".
Ma Massimo Oddo è uno di noi, è ancora con noi, ci delizia con i suoi meravigliosi cross sotto la Sud che finiscono al primo anello dell'Arena, coi suoi impetuosi e dirompenti interventi difensivi con l'unico risultato di regalare palla agli avversari, con il suo incedere sulla fascia, maestoso come un Hobbit con la sciatica, per la sua grande, grandissima forza di volontà, nonostante un destino beffardo gli ha dato la sfiga di essere un grandissimo crossatore di destro ma con due piedi sinistri, di cui uno per giunta finto (e sottolineamo il fatto che la protesi è ancora la stessa da quando aveva 16 anni e il dislivello con la gamba vera si fa sentire!), praticamente un vomitevole essere inutile ma bravissimo a sistemare la frangetta di Braida, prefettamente "in bolla".
Massimo Oddo, un eroe nazionale, che noi amiamo perché nonostante ora abbia la bellezza di 34 anni (passati a far schifo su ogni campo) dentro di sé è rimasto ancora un bambino, un tenero, dolce e buono, ghiacciolo alla menta.