regia di Sergio Rubini
Con L'uomo nero Sergio Rubini torna ai temi a lui piu' cari quali la Puglia e la famiglia, in un percorso di ricordo e di catarsi che impreziosice un inequivocabile omaggio al suo paese di origine.
ambientato nella profonda provincia di Bari, Rubini dirige, ed interprta, la storia di Ernesto Rossetti, capostazione di uno sperduto paesino con velleità artistiche, che sogna di diventare un ammirato pittore. Ispirato da Cezanne, ma tuttavia umiliato da un critico d'arte locale che non perde occasione per stroncarlo sul quotidiano del Paese, Ernesto rincorre i sogni di gloria sbattendosi tra una incessante insoddisfazione ed uno sconfortante senso di fallimento.
La vita artistica di Ernesto si intreccia indissolubilmente con la sua vita famgiliare. La moglie, interpretata da Valeria Golino, è una insegnante che sostiene, con affanno e preoccupazione, i continu tentativi del marito di raggiungere la fama artistica.
Le vicende di famiglia sono narrate attraverso lo sguardo del piccolo figlio Gabriele, che si muove con curiosità e timore tra i giganti della sua famiglia: il padre frustrato ed affascinante, lo zio Pinuccio (Scamarcio) adorabile e donnaiolo, la madre presente e preoccupata.
La pellicola riporta indietro nel tempo e dà modo a Rubini di mettere in scena la figura del padre, in un percorso di comprensione, ricordo e catarsi profonde.
Ma il film è anche un abbraccio all'infanzia, alle sue meraviglie ed ai suoi primi traumi. Ed un luminoso omagio alla Puglia estiva inondata di luce.
Lo stesso Rubini, in conferenza stampa, ha dichiarato. "Lo spunto per girare L'uomo nero nasce da un ricordo dell'infanzia: la memoria di un macchinista che lanciava caramelle ai bambini lungo i binari. Sono perciò partito da quell'immagine e dalla voglia di tornare a lavorare con Domenico Starnone con cui condivido un padre ferroviere e pittore. Ci siamo seduti a tavolino e abbiamo messo insieme pezzi della nostra storia personale. All'inizio temevamo che potesse venirne fuori un racconto sfilacciato e confuso, più tardi, al contrario, che ci fosse invece troppa trama e che quest'ultima avrebbe finito per soffocare il clima e il sapore del film, che era la cosa che ci stava più a cuore. A volte penso di non poter fare a meno di tornare a me stesso e se uno non torna a se stesso che cosa racconta?"
Ottima prova del regista pugliese, che si conferma sempre più autore di storie popolari e capace di raccontare il nostro Pese con il giusto miscuglio di serietà ed ironia, senza mai perdere il contatto con la realtà.
Golino e Scamarcio supportano, con buona riuscita, l'interessante opera.
Di Fabrizio Gifuni possio parlare praticamente solo di cameo, come per le tante comparsate o i ruoli minori asseganti ad attori comunque amati e noti al grande pubblico (si vedano ad esempio Maurizio Micheli ed Anna Falchi).
Voto 8