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L'uomo selvatico - Dalla creatura silvestre dei miti alpini allo Yeti nepalese.

Creato il 29 giugno 2011 da Mcnab75
L'uomo selvatico - Dalla creatura silvestre dei miti alpini allo Yeti nepalese.

L'uomo selvatico – Dalla “creatura silvestre” dei miti alpini allo Yeti nepalese

di Massimo Centini

Oscar Mondadori

 

È lo Yeti delle nostre montagne: chiamato “Omeon” in Valtellina, “Salvanèl” nel Trentino, “Om di Bosch” nell'Appennino tosco-emiliano, e in cento altri modi lungo l'intera penisola, l'Uomo Selvatico è alto, robusto, dalla folta capigliatura e dalla barba ispida e incolta, spesso armato di bastone. Intorno a questo essere dai tratti animaleschi, che vive quasi sempre ai margini della comunità umana, sono fiorite straordinarie leggende tramandate attraverso i secoli fino ai giorni nostri.

L'autore, antropologo ed etnografo, ha raccolto un ricco materiale che offre l'opportunità di cogliere globalmente, con concreti rimandi alla storia della cultura umana, una figura tradizionalmente entrata a far parte della mitologia popolare. (dalla quarta di copertina)

 

Commento

 

Vero e proprio ritrovamento fortunoso, quello che mi ha permesso di mettere mano sull'ottimo saggio di Centini a soli 3.10 euro. Meraviglie del mercato dell'usato, che dovrei tornare a battere con una certa frequenza.

Il libro in questione è una vera miniera di informazioni e spunti per chi, come me, ama il folklore italiano in tutti i suoi risvolti più singolari e favolistici. Tradizioni e racconti tramandati fin da quando eravamo ancora una serie di comuni e ducati senza alcuna identità storica unitaria. Leggende popolari che sono sopravvissute alla rivoluzione industriale e, seppur con maggiore fatica, resistono anche alla controrivoluzione informatica.

 

Il libro inizia così: “Chi ha percorso il viaggio verso l'età adulta temendo il potere del settimino, gli effetti nefasti dell'attività malvagia delle streghe, chi ha guardato già da bambino il graffito rupestre tracciato sulla pietra dietro l'alpeggio come immagine concreta della presenza del demonio, non ha difficoltà a ricordarsi dell'Uomo Selvatico.”

Inutile dire che è stato amore a prima vista. Amore confermato in fase di lettura, tra nozioni antropometriche, storiche ed etnografiche che si amalgamano alla perfezione con le storie di montagna, i racconti dei contadini e gli appunti di viaggio di esploratori e viandanti.

 

Centini traccia dapprima un affresco globale riguardante la figura dell'archetipo del “selvaggio”, ricavandone una sorta di cronistoria globale che parte addirittura dall'Epopea di Gilgamesh fino ad arrivare ai giorni nostri. Ne esamina le varie interpretazioni etniche, tra Yeti, Orke, Baba e Sasquatch, utilizzando tra l'altro delle ottime tabelle che riassumono tutti i nomi con cui i Selvaggi venivano (e vengono) chiamati nel resto del mondo.

In seguito l'autore ricostruisce alcuni identikit comuni a molte di queste creature, esaminandone i poteri e le conoscenze occulte a loro attribuiti dalla saggezza contadine, dissertando la loro possibile correlazione con fauni e satiri, in seguito tacciati come “demoniaci” dalla Chiesa Cattolica. L'identikit è completato anche da una ricostruzione degli habitat più comuni agli Uomini Selvatici, dalle foreste ai monti, dalle grotte alle baite abbandonate.

 

Concentrandosi poi sul panorama italiano, Centini esamina le molte varianti di questi esseri misteriosi, conosciuti con nomi diversi, ma da sempre avvistati in quasi tutte le regioni italiane, e di conseguenza citati nei racconti popolari di tutte le nostre tradizioni orali. Conclude il saggio una ricca carrellata di rituali, feste e tradizioni legate all'uomo selvatico, dal Ballo dell'orso alla Caccia Selvaggia, passando per cerimonie che sanno ancora di stregoneria e paganesimo.

Tutto in 238, scorrevolissime pagine.

Per i milanesi: ce ne sono alcune copie, in vendita appunto a 3 euro, al Libraccio di Viale Vittorio Veneto. Se capitate da quelle parti non fatevelo sfuggire.


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