L’urgenza inventata (come promuovere l’eutanasia sparando balle)

Creato il 20 marzo 2014 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

Su avanti, coraggio. Non siate timidi e provateci anche voi, cosa ci vuole: promuovere l’eutanasia sparando balle non è così difficile. Anche perché per farlo ci sono tanti modi, tante strade. Per esempio, potete iniziare col dire che «serve una legge». Fidatevi, è utile per rompere il ghiaccio. Poi se qualcuno vi fa osservare che una legge già c’è e stabilisce, ex art. 579 del Codice penale, che l’eutanasia è un reato che può costare fino a 15 anni di galera, niente paura: si può virare altrove. Come? Ammettendo che sì, d’accordo, una legge ci sarà pure, ma va cambiata al più presto perché 1.000 malati ogni anno si suicidano. E se qualche pignolo vi fa presente che dei 1,316 suicidi avvenuti in un anno ben 1,010 riguardano persone affette da malattie psichiche (Fonte: Istat, 2008) – e che quindi, molto spesso, non c’è alcun dolore fisico insopportabile alla base della volontà di non vivere più, ma altro –, potete cavarvela dicendo che anche il dolore psichico merita rispetto.

Meglio comunque evitare di soffermarsi troppo sul tema del dolore, giacché vi si potrebbe chiedere com’è possibile arrivare a parlare di autodeterminazione dell’individuo dal momento che sovente il desiderio di morire appare correlato a sintomi depressivi (Cfr. J R Soc Med, 2002: Vol.95(8):386-390). Il consiglio, anche qui, è quello di cambiare argomento sostenendo che è inumano pretendere di far vivere la gente a tutti i costi. A questo punto, però, l’irriducibile rompiscatole potrebbe giustamente sottolineare che nessuno ha mai detto nulla del genere, anzi: il Catechismo stesso condanna l’accanimento terapeutico (CCC, 2278) e che già quel cattivone di papa Pacelli (1876-1958), nel lontano 1957, precisava che se «la somministrazione dei narcotici cagiona per se stessa due effetti distinti, da un lato l’alleviamento dei dolori, dall’altro l’abbreviamento della vita» essa è da ritenersi «lecita».

L’ultima carta che vi rimane da giocare è allora l’asso dell’individualismo: signori, chi vuole vivere faccia pure, ma il Parlamento ascolti noi che vogliamo essere liberi di scegliere. Più che una carta o un asso, questa è in realtà una vera e propria bomba: ogni oppositore dovrebbe uscirne ammutolito ed ogni obiezione, in questo modo, dovrebbe essere annientata. Dovrebbe. Perché se l’ipotetico antagonista, anziché darvi ragione, dovesse chiedere per quale ragione il Legislatore dovrebbe dare retta alla vostre richieste prima di quelle di tantissimi malati gravi che in Europa chiedono più assistenza – dalla francese Maryannick Pavageau, affetta dalla micidiale sindrome locked-in al nostro Mario Melazzini, medico colpito dalla SLA – smaschererebbe il vostro essere finti portavoce dei malati, costringendovi ad ammettere quello che siete, quando tifate per la “dolce morte” spacciandola per urgenza sociale ed epifania dell’autodeterminazione: solo dei bugiardi.



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