A creare attesa probabilmente un mix di fattori. Innanzitutto l'ambientazione milanese della vicenda che come protagonista presenta un immigrato cinese esperto di arti marziali. Le recenti pagine della cronaca milanese rendevano lo scenario di estrema attualità, un tocco di campanilismo e le aspettative salivano ancora. E' indubbio inoltre che il nome di Roberto Recchioni a seguire il progetto, forte delle passate esperienze, ha contribuito a solleticare la curiosità dei lettori.
Insomma, la curiosità c'era. Fin da subito è chiara, per chi un minimo lo conosce, l'influenza delle passioni di Recchioni sull'intero lavoro. Passioni e tematiche che sono quasi sicuro siano le stesse dello scrittore Diego Cajelli: stralci di ambientazione giapponese, samurai, spade e scontri. Long Wei è un ragazzo giovane che ha studiato le arti marziali in maniera profonda nella speranza di diventare un attore di spicco dell'industria cinematografica cinese. Nella Chinatown milanese lo Zio Tony gestisce insieme ai due figli Chen e Maria un ristorante che stenta a decollare. Per fare il salto di qualità Zio Tony si indebiterà con gente pericolosa e priva di scrupoli. Per porre rimedio alla difficile situazione, dalla Cina arriverà proprio Long Wei, figlio di un cugino dello Zio Tony. E l'urlo di Long Wei terrorizzerà l'occidente.
Ed ecco come wikipedia riassume l'inizio della trama de L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente, uno dei film più famosi con protagonista il grande Bruce Lee:
Tang parte da Hong Kong per Roma per aiutare uno zio di famiglia, la cui nipote Chen Ching Hua ha aperto un ristorante insieme ad alcuni amici e al cugino Wang, il cuoco. Il ristorante suscita l'interesse della mafia locale, che intende trasformarlo in un'attività illecita. Non riuscendo a convincere i proprietari a vendere, i malavitosi cercano di intimidirli, ma Tang riesce a sconfiggerli facilmente.
Il succo è questo: un palese omaggio ai film d'arti marziali dove l'eroe solitario grazie alla sua tecnica nelle arti marziali affronta e ridimensiona i farabutti di turno. Possiamo liquidare il tutto così, con queste due parole? Più o meno sì, non c'è molto altro.
Però... perché c'è anche un però...
Però c'è da dire che la lettura di Long Wei risulta parecchio divertente. L'impressione è quella di star leggendo cose già viste (più che già lette) non di meno la storia ha un respiro da B-movie o da telefilm di epoche passate, di quelli che ti prendono nonostante non offrano grandi novità. Entrando in contraddizione possiamo però dire che la novità è proprio questa: nonostante il plot sia risaputo un'operazione del genere mancava al settore del fumetto italiano da edicola e così l'esordio di Long Wei risulta essere comunque una boccata d'aria fresca.
Una lettura rapida, divertente, disimpegnata e citazionista. Se sguazzate nel genere e nella cultura pop di tutti i tipi non potete farvi scappare questo albo. Più o meno dovreste aver capito cosa ci troverete dentro. Al momento la scelta di ambientare la storia a Milano non è così caratterizzante, a parte qualche accenno topografico Milano o Napoli non avrebbe fatto differenza.
Funzionali i disegni di Genovese che rende a dovere ambientazioni e scene di lotta curando nella giusta maniera il dinamismo che un plot del genere impone.Dario Lopez