L’usato sicuro nel nuovo singolo dei Refused

Creato il 27 aprile 2015 da Cicciorusso

Ero all’oscuro di tutto fino a pochi minuti fa, quando Dennis Lyxzen ha annunciato sulla sua pagina facebook lo streaming del nuovo pezzo dei Refused, che hanno addirittura un nuovo disco in uscita il 30 giugno, su Epitaph records. Questo singolo è il primo pezzo dal leggendario The Shape of punk to come del 1998. Nei pochi secondi trascorsi da quando il mio cervello ha elaborato la notizia a quando ha inviato alla mano destra l’impulso di cliccare play, i pensieri turbinavano nella mia mente, senza prendere forma di riflessione compiuta: perché band leggendarie hanno necessità di registrare nuova musica decenni dopo le ultime pubblicazioni? Perché non si limitano a fare degli sporadici tour di reunion, in cui riproporre con dignità i capolavori incisi in passato? Perché musicisti esperti e di classe, che hanno dimostrato di sapersi destreggiare in tante realtà musicali diverse, non proseguono con gli altri progetti, ma sentono il bisogno di un ritorno alla casa madre, che agli occhi dei fan più fedeli risulta forzato? Perché alfieri dell’anticapitalismo come i Refused devono per forza lavorare in un’ottica che, ad uno sguardo cinico, non lascia trapelare altro se non interesse nel guadagnare dalla fama acquisita nel corso degli anni? Perché rischiare di rovinare il ricordo di certi album seminali? Gli interrogativi restano, posso solo osservare che questa nuovo Elektra è completamente in linea con quanto fatto dai Refused nella parte finale della loro carriera e questo non so se sia un bene o un male.

Lo spirito di certi dischi è figlio anche del tempo in cui sono usciti e quel momento non può essere più catturato nuovamente, quindi, soprattutto per una band innovativa come loro, sarebbe stato più saggio seguire il sentiero di un’ulteriore ricerca musicale, con il rischio, però, di produrre una ciofeca, o, ancora meglio, lasciar perdere tutto, restare nella leggenda e lasciar fare alle nuove leve che traggono ispirazione dai loro dischi. Invece hanno scelto la terza via, già battuta dagli At The Gates: affidarsi all’usato sicuro e scrivere un album che, scommetto, sarà stilisticamente impeccabile (anche se mi preoccupa il fatto che abbiano affidato la coproduzione e parte della scrittura a un super producer pop svedese), ascolterò a ruota, ma che non potrà avere assolutamente l’effetto dirompente dei precedenti episodi discografici. Seguirà un tour mondiale, in parte insieme ai Faith No More.



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