L’angolo del moralista #1

Da Ayameazuma

L’angolo del moralista #1

Posted by Nephrem On'Yn'Rah on set 27, 2011 in Blog, L'angolo del moralista, Libri e dintorni | 0 comments

Con questo articolo apriamo la rubrica “L’angolo del moralista”, una rubrica aperiodica dove il moralista di turno bacchetterà sulle nocche qualcuno. Apriamo le danze, quindi, e cominciamo a ballare…

Questo è un post provocatorio e abbastanza acido, se non volete leggerlo be’, non fatelo. Se invece siete persone intelligenti lo leggerete (stoccata number one, l’ho detto che era acido, no?). Partiamo dall’inizio: Paolo Rossi ha la passione per la scrittura, Paolo Rossi ama anche leggere (poco, ma almeno legge), Paolo Rossi dice “Pur’io! Pur’io!” e fa un libro.

Cos’è “un libro”? Secondo l’intento comune è qualcosa che ti fa diventare ricco e famoso, pieno di donne (o di uomini, se sei donna) di soldi, di fama, ancora di soldi e di spiccioli, perché gli spiccioli servono sempre.

Secondo i materialisti, che fanno da testimoni di nozze all’intento comune, il libro è quell’oggetto rettangolare fatto di carta, rilegato con la carta (a volte più dura, quella che si chiama “cartoncino” oppure “cartone” ,da qui i libri “cartonati”, avete presente? Quei robi grossi, pesanti, con le pagine piene di parole scritte con font diciotto, interlinea quindici, e che a conti fatti entravano in meno della metà delle pagine e che vengono venduti per l’equivalente in denaro del vostro fegato? Ecco, avete capito) e che serve a fare la figura dell’intellettuale quando si hanno parenti a cena: “Guarda, sono figo, ho tanti libri” (“Ne hai letti?” “No! Si rovinano e poi fan sfigurare il mobilio!” ).

Ora, prendiamo singolarmente le due figure, che chiameremo Paolo e Rossi.

Paolo è il primo, l’Uomo Comune.
Rossi e il Materialista.

Rossi non scrive libri, si limita a collezionarli, non li legge ma almeno evita di far danno e anzi nutre un po’ le librerie; è un uomo deprecabile? Abbastanza, ma se a dirlo è un lettore possiamo dire che a dirlo è una persona da ritenere “di parte” e quindi non abbastanza obiettiva da giudicare la cosa.

Paolo.
Paolo è una piaga.
Lui non è interessato a leggere e nemmeno a essere letto.
Paolo vuole la Fama, con la F maiuscola.
Paolo vuole i Soldi, con la S verde maiuscola.
Paolo, a dirla tutta, è un cretino.
Perché? Pensateci un momento, anzi, prendetevi un’ora e mezza e guardate Shortcut to Happiness, c’è Antony Hopkins che fa l’editore e un autore che vende l’anima al Diavolo per diventare famoso coi propri libri, libri che prima venivano rifiutati da tutti perché facevano (e fanno) schifo e che dopo il patto tutti vogliono ma nessuno li legge e tutti continuano a essere sicuri che facciano schifo ma aho, è famoso quindi i suoi libri vanno a ruba! (Questa storia mi ricorda qualcuno, un tipo che mandava il proprio libro ovunque, ma nessuno lo voleva, un tipo a cui fanno il film da libro e improvvisamente tutti lo vogliono, un tipo che tutti sanno non saper scrivere e che però viene ancora pubblicato, se indovinate di chi parlo vincete quattordici quoricini *errore volontario* d’ammore) e potrete capire molto bene il perché.

Paolo pubblica per la pubblicazione in sé e per quel che crede gli verrà dato dallo status di “Scrittore e Intellettuale, uomo Acculturato e Fygo” dimenticandosi di un piccolissimo dettaglio: i lettori. Come abbiamo detto all’inizio, Paolo è uno che legge (poco), legge King, Follett, Grisham… i soliti noti in pratica [Nota di Ayame: grazie per aver citato uno dei miei scrittori preferiti come lettura per gente come Paolo, eh!] Quando gli chiedi se ha letto il libro del Signor Bianchi ti risponde “Eh?” e che se anche gli regalassi una copia del libro del Signor Bianchi non la userebbe nemmeno come soprammobile.

Paolo è anche colui che una volta che ha riempito un libro di minchiate pretende che tutti ne abbiano una copia in casa, tutti devono Leggerlo (la L deve essere maiuscola, perché si aspetta non la lettura da parte di un lettore che cerca un romanzo, ma quella da parte di un Critico che ne esalti la Genialità!) anche se fa schifo, dovessero assimilarlo per osmosi, tutti devono sapere che lui e soltanto lui ha scritto un libro.

Notate una qualche contraddizione? Un controsenso? Una minchiata colossale?
Io sì.

Ricapitolando: perché l’esordiente medio pretende di essere pubblicato dimenticandosi il dettaglio infinitesimale che quello che sta scrivendo deve essere leggibile? Questa è una domanda alla quale non so trovare una risposta gentile (“È un cretino!” urla il pubblico immaginario dentro la testa dei lettori); questa è la domanda che pongo a tutti voi, che almeno una volta avete riempito un vostro romanzo o racconto di cretinate, dimenticando che poi qualcuno doveva leggervi, che per essere famosi in maniera sensata, qualcuno deve leggervi, che per rimanerlo qualcuno dovrà leggervi.

Quindi, per favore (un po’ di gentilezza sarcastica ci voleva) perché non prendete il vostro bel manoscritto, scritto alla macchina da scrivere (perché fa fygo) in una settimana, facendo un fantasy storico con influenze thriller sull’amore di un’elfa adolescente per un vampiro dentista e vegetariano che si taglia per bere il proprio sangue e pertanto digiuna da sempre, e lo ficcate dentro al camino (ogni scrittore dovrebbe averne uno) facendo un piacere al mondo?

Oppure, se volete rendere questo post stupido e rancoroso, fate una cosa intelligente: prendete quella schifezza, fatela leggere, fatevi dire che è una schifezza e… scrivete daccapo! Nessuno vi minaccia o vi ricatta, non è un dovere né una necessità che il vostro nome spunti su un libro subimmediatamente dopo che lo avete “finito”! Avete tempo, specialmente voi adolescenti convinti d’essere geni incompresi (e invece siete solo arrapati frustrati)! Per una volta in vita vostra, non pensate ai bambini.

Pensate ai lettori! Perché nessuno pensa mai ai lettori?!


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