Una simbolica pacca sulle spalle ed un avvertimento del tipo: ¨non lo fate più, mi raccomando¨. Per il momento si è risolto così –e con il sacrificio di un alto dirigente, David Bagley- lo scandalo della banca Hsbc Holdings, accusata da una commissione del Senato Usa di riciclaggio e di violazioni delle regole internazionali sui depositi cambiari.
In Messico ed in Centroamerica le rivelazioni sono state accolte come una bomba, perché hanno messo a nudo le responsabilità dei britannici della Hsbc nel sistema di riciclaggio dei cartelli messicani. Le conclusioni sono il risultato di tre anni di investigazioni, che già nel 2009 obbligarono le sedi locali della Hsbc a chiudere migliaia di conti in Messico e nella sua sussidiaria nelle Isole Cayman. In particolare, l’inchiesta aveva rivelato che nell’arcipelago caraibico almeno novemila conti bancari non rispondevano ai requisiti previsti dagli standard internazionali per evitare l’ingerenza del narcotraffico.
In Messico, la notizia ha causato grosse critiche al sistema di controllo della Comisión Nacional Bancaria y de Valores, la sovrintendenza finanziaria, che da almeno dieci anni conosceva la situazione nella quale versava la Hsbc locale. Secondo Guillermo Babatz, direttore dell’ente, sin dal 2002 la commissione aveva avvisato i funzionari della banca britannica, in Messico e nella sede centrale in Inghilterra, perché correggessero i procedimenti sui depositi ed il movimento di capitali. L’avvertimento, però, non aveva trovato risposta, complice il blando sistema di ammende con il quale la legge messicana castiga le banche che si prestano al riciclaggio. Grazie a questa connivenza di regole fiacche e di favoreggiamento governativo, i gruppi della criminalità organizzata avrebbero trasferito, solo nel 2007 e nel 2008, secondo una stima ufficiale, almeno settemila milioni di dollari nei conti della Hsbc. Un duro colpo per l’operato dell’amministrazione Calderón, che ha militarizzato il conflitto con i narcos ma che non ha saputo ostacolare le loro operazioni a livello finanziario. Solo negli ultimi quattro anni, i cartelli messicani hanno aumentato di un 735% i beni patrimoniali fuori dal loro paese d’origine, dimostrando la debolezza dell’intero sistema bancario in quanto a misure contro il traffico di denaro ed il riciclaggio. Anche ora che sono state comprovate le sue responsabilità, la Hsbc in questo paese non affronterà nessun processo penale, ma riceverà solo una simbolica multa pecuniaria, a conferma dell’inconsistenza del sistema messicano.
Quello americano è però solo uno dei fronti su cui si muovono le accuse alla Hsbc, a cui viene addebitata la violazione delle regole internazionali sulla trasparenza bancaria per i 16.000 milioni di dollari investiti in Iran, evadendo le ferree regole sull’embargo e le sanzioni del governo statunitense. Il rapporto, impietoso, continua alludendo che la Hsbc, con i suoi fragili meccanismi di controllo, avrebbe aiutato anche l’evasione fiscale accendendo almeno duemila conti di società fantasma.
Ed è forse nell’ottica di un’immagine compromessa nel continente americano che va vista la notizia, data nel maggio dell’anno passato, di una ritirata strategica della banca dai suoi avamposti in America latina. Una strategia che aveva portato alla repentina chiusura di un migliaio di agenzie dopo una stagione di aggressive acquisizioni, che avevano fatto di Hsbc uno dei giganti finanziari dell’area. Lo scorso gennaio è stata data la notizia della vendita delle filiali centroamericane (136 in totale tra Honduras, El Salvador e Costa Rica) alla colombiana Davivienda, entità finanziaria del gruppo Bolívar, per ottocento milioni di dollari. In dichiarazioni alla stampa, la dirigenza di Hsbc, adduceva la causa della ritirata al fatto che la regione centroamericana non aveva compiuto con i criteri di investimento che ci si era attesi. Secondo il piano di acquisizione, il processo di vendita dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno, sempre e quando le notizie provenienti da Washington non facciano cambiare idea all’ente compratore.
Hsbc (che sta per Hong Kong & Shangai Banking Corporation) opera in circa ottanta paesi ed è tra le prime dieci banche degli Stati Uniti, dove ha generato 210.000 milioni di dollari in operazioni finanziarie.
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