Per questo Draghi, oggi, dovrà dare nuova credibilità al suo messaggio, riaffermando il fermo impegno a mantenere i tassi ai minimi, fino a che la ripresa europea non sarà decollata in modo convincente e generalizzato. Per fronteggiare la grande crisi, le banche centrali hanno usato nuovi strumenti buoni per salvaguardare la stabilità finanziaria e sostenere l'economia: sono state spesso le uniche istituzioni capaci di intervenire in modo massiccio e tempestivo, in assenza dell'azione di altri agenti di politica economica. Ora stiamo entrando in un'altra fase che definirei di «progressiva normalizzazione». Questa fase comporta rischi e impone un percorso molto stretto per evitare che si creino condizioni troppo restrittive nella concessione del credito destinate a strozzare la ripresa incipiente. Tutto ciò è inoltre complicato dal fatto che, data l'integrazione dei mercati finanziari, è difficile per una banca centrale controllare tassi di mercato sempre più influenzati da fattori globali, in parte determinati dalla politica monetaria degli Stati Uniti.
Proprio per questo un impegno generico a mantenere i tassi bassi non basta. Il mercato, ma anche il grande pubblico, vuole capire se la Bce, come la Federal Reserve e la Banca d'Inghilterra, pur mantenendo il suo obiettivo in termini di inflazione nel medio periodo, terrà ben aperti gli occhi sulla crescita e sull'occupazione nel breve periodo. In economie appesantite dal debito e indebolite da una lunga recessione, un obiettivo in termini di inflazione di medio periodo, pur rimanendo un essenziale elemento della politica monetaria, non è sufficiente per guidarci fuori della crisi. Questo è il tema su cui tutte le banche centrali stanno riflettendo, battendo nuove strade, inclusa appunto quella di una comunicazione trasparente, che riveli le ragioni dell'azione presente e futura di politica monetaria.
Sarebbe molto grave se la Bce, prigioniera di sensibilità diverse all'interno del consiglio, rinunciasse alla chiarezza del messaggio o esprimesse un'eccessiva cautela. La trasparenza non è solo necessaria per legittimare l'indipendenza della banca centrale, ma è anche un mezzo per evitare la volatilità dei tassi. Definire una politica monetaria unica per Paesi diversi è molto complesso, ma non deve essere questa la ragione per rinunciare alla trasparenza. Al contrario è ancor piu necessaria proprio perché la legittimità della indipendenza di una banca centrale, in un'unione monetaria come quella dell'eurozona, è più fragile.
Non farlo avrebbe un prezzo elevato per il costo del credito di imprese e famiglie, in Italia, ma anche in Germania.