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Forme del paritismo: Befanitudine 2012.La “Befanitudine” (la semantica è instabile: i glottologi talora attestano, soprattutto nelle valli alpine interne, “Befanità” e non è loro ignoto neppure l’anglismo “Befanezza”, da Bephaneness) è uno status antropologico, con importanti e riconoscibili ricadute sociali, riguardante soprattutto – ma non solo - gli individui di sesso femminile. Anche la determinazione d’età rispetto ad essa appare, come subito si mostrerà, antropologicamente neutra e socialmente irrilevante.Il primo tratto apprezzabile in sede antropologica e sociale è “il portar via tutte le feste”, competenza, ascritta alla figura della Befana, che reca disagio e frustrazione ai pigri e deontologicamente immaturi, ma è garanzia di saldo e concreto realismo per tutti gli altri (“orsù, ragazzi, finiamola di far casino e vediamo di ripuntare la sveglia a un’ora decente, soprattutto in epoca di lacrime e sangue merkeliani-montiani!”).Il secondo tratto da considerarsi – eccezionalmente significativo, questo, in sede sociale - è l’opposizione deliberata da parte della Befana ad ogni ammiccamento high-tech: niente tele- e videfonini, hi-phone 6 e 7 e hi-pad, display touch screen, lettori di CD o DVD, penne USB, tom tom ed air bag di serie anche al posto passeggero. Con la sua ripulsa forse la Befana blocca l'economia internazionale tanto bisognosa di sostegno e deprime l'unico consumo che ha 'tenuto' e anzi ha registrato un incremento nelle recenti spese natalizie italiche (elettronica + 1,8 %). Ma è certo che lei non si alzerebbe alle 4 di mattina per mettersi in coda, con 2 o 3000 altri, al megastore d'informatica che aprirà, praticando prezzi stracciatissimi, alle 12. D'altra parte non è sicuramente interpretabile quale segno d'innovatività culturale l'aver l'ultimo modello piattissimo di Hi-phone se poi lo si usi per comunicare dal treno alla moglie (disturbando tutti i vicini) che si è già a S. Donà di Piave e che dunque sul gas domestico si può procedere a far bollire l'acqua per la pasta, oppure avere l'ultimo navigatore, con le mappe intersiderali, sul Suv preso in prestito dal marito, se poi lo si usi per raggiungere la scuola del figlio 2 isolati più in là della propria abitazione, contribuendo fra l'altro ad aumentare il tasso delle polveri sottili. Sì, forse usi di questo genere della tecnologia non sono strettamente paragonabili all'uso dei telefonini e di internet fatto nella primavera araba e diverse sono – in qualche modo - le due modalità di 'consumo'...Comunque stiano le cose quanto a tali fondamentali scelte esistenziali, di fatto la Befana continua tuttora a schizzare in giro sulla sua vecchia scopa o ramazza di saggina: perciò non ha fastidi con accise aumentate sulla benzina, superbolli, Euro 4 e 5 e gomme da neve e catene a bordo obbligatorie in autostrada e, nonostante la velocità e maneggevolezza del mezzo, non si ha notizia di alcuna sottrazione di punti o ritiro della patente per superamento dei limiti. Sulla scopa inoltre non risulta si trovino satellitari, mouse, pulsanti, leve, schermi, icone o link da cliccare o sfiorare con le dita e tutto pure – magicamente - funziona come deve. La Befana, pure anziana, non soffre di artrosi da postura o di infiammazioni carpali da mouse. Anche il suo abbigliamento non occhieggia alla tecnologia e alla moda, usa datate fibre naturali, capaci sì di provocar prurito ma non allergie da contatto, non celebra il rito dei saldi d'inizio e fine stagione, rispetta il tempo climatico (andare in giro a pancia nuda, con le braghe a vita bassissima, a gennaio è da dementi ed ha un costo sociale) e mostra una straordinaria e socialmente utile sapienza riciclatoria e notevole fantasia cromatica, ben meno onerose finanziariamente del vintage. La Befana, si favoleggia, saprebbe perfino cosa vuol dire affezionarsi a un maglione o a uno scialle e, poiché non se ne stufa e non li butta, darebbe lavoro a schiere di artigiani oggi ormai estinti, come calzolai, sartine, stiratrici, rammendatrici e perfino ‘rimagliatrici’ di calze (soprattutto se devono contenere i regali…). Quanto ai regali appunto, la Befana non accetta né ha mai accettato raccomandazioni, né, per quanto schiere di agguerriti giornalisti abbiano scavato nel suo passato, la si è scoperta imputabile di corruzione/concussione: lei i regali li porta indistintamente a tutti, anche senza la telefonatina d'appoggio o l'iscrizione al partito o la mazzetta sottobanco o la prestazione sessuale in contraccambio, e anzi applica da sempre un criterio rigorosamente meritocratico, per cui chi si è guadagnato il carbone se lo vedrà inesorabilmente appioppare, quello vero che non si può mangiare (e che, ahimé, non serve però a intiepidir la casa abbattendo i costi del riscaldamento) e quello finto, che fa parimenti male ai denti e all'amor proprio. La Befana non ha mai sognato in vita sua di fare la velina, la letterina, la escort o di partecipare alle selezioni per Miss Italia, non si preoccupa di diete e massaggi e non soffre di disturbi dell’alimentazione: da giovane era passabile, come il 90% delle donne del mondo, belle soprattutto quando sono contente, non ha raggiunto il fatidico mt. 1,74 necessario per fare la modella e aveva la cellulite già a 12 anni. Nelle lunghe ore giovanili di tappezzeria alle “feste della scopa”(ovviamente), poiché tutti i maschietti presenti, anche quelli coi brufoli e gli occhiali, preferivano ballare i lenti con le “Tatin-agers” (=adolescenti di sesso femminile, bionde, occhi azzurri, 3° di reggiseno a 13 anni, vocina mielosa e QI da Fossa delle Marianne), la Befana maturò da subito vari e utili grani di saggezza. Fra l’altro comprese già adolescente una verità fondamentale, cioè che accaparrarsi un uomo attirato solo dal tratto di pelle sottombelicale messo in mostra da jeans e collant a vita bassa, o affascinato dal seno strozzato dal push up, non valeva né la scomodità presente né la lombaggine e la noia mortale future. Contestualmente la Befana - che di fatto dunque può esser tale da adolescente, da adulta e da vecchia - ha scoperto il segreto della lunga vita e il modo di esorcizzare la vecchiaia anagrafica, valendosi una sostanziale e inossidabile giovinezza spirituale.Ella adora le proprie rughe e i propri capelli bianchi perché sa che la bruttezza non è tanto uno stato del corpo, quanto una competenza dell’anima: esser belli son capaci tutti quelli che lo sono, ma solo ad esser brutti ci vuole arte. Del resto, consapevole da sempre che ogni scarrafone è bell’a mamma soja, la Befana è straordinariamente tollerante e dunque accetta gay con relativi PACS, extracomunitari di tutti i colori possibili e - resa altrettanto tollerante in fatto di copricapo dal suo cappello stregonesco a punta e tese larghe - anche femminucce col chador: li accetta purché, beninteso, ognuno si faccia gli affaracci suoi e provveda a non rompere in alcun modo agli altri.La Befana e la connessa Befanitudine infine, implicano prEvidenza e prOVvidenza, tratti tipici, certo, della cura e sollecitudine femminili: la Befana non userebbe autobomba e bombe atomiche né aprirebbe il fuoco su giovani in riunione in un'isola o su senegalesi al mercato, quantomeno perché ciò causa disordine e necessità successiva di riordinare e ripulire; ella inoltre - interiormente libera e perciò gioiosa ed allegra -, continua a credere che bastino un paio di dolci dentro una calza per ritornare contenti al lavoro il giorno dopo e che per tutto il resto occorra, fondamentalmente, passare alla segreteria della propria forza interiore.La Befana, in effetti, è uno dei pochi umanoidi ancora capace di atteggiare labbra, guance ed occhi al sorriso ed al riso, già reputati dall’Aristotele del II libro (perduto) della Poetica competenze umane di specie.Vero tutto quanto sopra, è certo che oggi la Befanitudine sia un dato sociale positivo e perfino rivoluzionario, non solo utile ma forse necessario in epoca di crisi mondiale e di connessi sacrifici: è dunque bene andare orgogliose e gioiose del proprio tasso di Befanitudine e coltivarlo ed incrementarlo non solo il 6 di gennaio.Chi è maschio però non disperi: studi genetici condotti negli USA da una rappresentanza dei 50.000 laureati italiani emigrati all'estero fra il 1998 e il 2008 (dati AIRE) dimostrano che la Befanitudine non è legata biologicamente alla coppia cromosomica xx. Dunque con un po’ di disponibilità ed esercizio ognuno, femmina o maschio che sia e che davvero lo apprezzi e lo voglia, riuscirà a scoprirsi e coltivarsi abbastanza “befano”, o comunque in quantità bastevole per vivere anche lui (e chi gli sta intorno) un po’ meglio…ah, una sola raccomandazione: teniamo la destra con le scope e non saliamoci su per andarci in giro se bevuti o fatti (la Befana peraltro non sente il bisogno di farsi e ama assai bere in compagnia ma senza ubriacarsi).
Linda la Befanissima