La mia passione è stata premiata, irreale, irriverente, contorto, veloce e spassoso. Ora non mi resta che rileggere tutti i suoi romanzi, per dovere e per nostalgia.
Tra ricette improbabili e incontri meno casuali di quanto si potrebbe credere in un primo momento Pepe Carvalho e il suo assistente Biscuter, qui elevato al ruolo di socio, vengono ingaggiati, via fax, da una misteriosa donna per indagare sul passato di una bellissima, e dispotica, attrice argentina, fuggita in Spagna, pare, in cerca di successo.
Tra poliziotti fanatici, mafie varie ed eventuali, famiglie disgraziate, donne forti e in apparenza superficiali, Carvalho si ritrova tra le mani un caso notevolmente complesso, e un paio di libri in meno bruciati per l’occasione.
Come sempre Manuel Vázquez Montalbán o lo si ama o lo si odia, non credo esistano mezze misure, il suo talento narrativo, assieme alla capacità di fondere realtà, fantasia e considerazioni molto personali, è unico.
Conosco pochi poliziotti e pochi giudici che non sacrifichino la loro etica a quella dello Stato. Sotto il franchismo avete accettato la tortura e il disprezzo dei diritti umani in nome della logica dello Stato che avevate la gran faccia tosta di chiamare legge, eravate tecnocrati della repressione, tecnologia avanzata di pensiero, parola, azione e omissione.
Lo consiglio a chi già lo ha amato in passato, e invidio chi deve ancora scoprirlo.
Titolo: La bella di Buenos Aires
Autore: Manuel Vázquez Montalbán
Traduttore: Hado Lyria
Editore: Feltrinelli
Anno: 2013
Prezzo: Euro 10,00