La bella politica di Alessia Ballini

Creato il 06 febbraio 2014 da Paomaggi @paomaggi
Il 2 febbraio del 2011 morì di cancro Alessia Ballini "una donna che ha fatto della bella politica una pagina di vita, impegnandosi nell'amministrazione del territorio e battendosi per i diritti di uguaglianza" come hanno scritto ricordandola  le componenti della Commissione Pari opportunità della Provincia di Firenze. Condivido. E' stata fra l'altro sindaca di San Piero a Sieve, assessora provinciale e poi consigliera regionale per il Pd. Si era anche battuta perché i farmaci a base di cannabinoidi fossero disponibili per i malati senza estenuanti procedure burocratiche.Di seguito uno stralcio di una sua lettera pubblicata su Repubblica nel 2009.“Da quando, circa un anno fa, mi hanno diagnosticato un tumore all'intestino, ho molto rivalutato l' uso metaforico di termini che hanno iniziato a far parte della mia quotidianità. Ascolto il Presidente del Consiglio usare il termine "metastasi" per descrivere meglio che può ciò che pensa della magistratura e non riesco ad astrarmi da quello che significa per me, i linfonodi gonfi sparsi nel mio corpo, la sofferenza delle cure che tentano di ridimensionarli. Centinaia di migliaia di persone hanno questa condizione in comune con me. Non c' è nessuno che lo consiglia sulla scelta terminologica? NON c' è un barlume di consapevolezza nella sua straordinaria capacità comunicativa? Da quando convivo con la mia malattia, ribellandomi, accettandola, lottandoci con tutte le energie che ho, la mia dimensione corporea ha assunto tutta la sua materialità, il suo predominio, la sua insopprimibile verità. Che io sono il mio corpo. Che il mio corpo non è separato dal mio spirito. Che sono entrambi miei e sono le uniche cose che possiedo. Guardo il dibattito parlamentare sul testamento biologico, annoto il suo triste esito e rammento che lo Stato sta mettendo le mani sulla mia dignità, presente e futura. Da quando la mia vita ha svoltato e mi hanno consegnato una nuova carta d' identità, quella che ognuno di noi ha in tasca e che chi è fortunato non dovrà mai tirare fuori, ho capito il significato impagabile, incomparabile di una sanità pubblica efficiente ed universale. L' istituzione che si fa carico di te, quando tu non puoi. Lo Stato che ti affianca, che ti sorregge, quando ne hai bisogno. Che tu sia ricco o povero. Comunitario o extra. Uomo o donna. Religioso o ateo. Questo è lo Stato che voglio. Che non mi invade, non mi prevarica. Che ha cura di me. Che mi rispetta. Che mi lascia libera. Che lascia libera la mia coscienza di decidere per me, per la mia vita. Dal mio punto di osservazione, parziale e, si fa per dire, privilegiato, l'attività del parlamento in merito alla vita e alla morte, al corpo e allo spirito, alla libertà e alla coscienza, appare di una povertà sconcertante. Tutti occupati a tutelare la libertà di coscienza dei parlamentari quando quella dei cittadini è definitivamente calpestata”.