Con quel boato terrificante, già alle prime pagine, potreste anche ingannarvi, pensare che sia un romanzo sul terrorismo, un legal thriller o una spy-story, comunque un libro classificabile in qualche genere. Invece no, è qualcosa di completamente diverso, Il cardellino di Donna Tartt, scrittrice americana che distilla le sue opere in tempi lunghi, segnati dalla ponderatezza e dalla meticolosità.
Pensate, questa è una storia segnata dalla morte della madre ma anche da un quadro, lo stesso titolo del libro e l'immagine in copertina, che è il capolavoro di Carel Fabritius, uno dei maestri del Seicento olandese. Quindi un libro sull'assenza, sul dolore di chi rimane, sulla solitudine, ma anche sulla bellezza, sull'arte che è leggera e indispensabile, che è prima di tutto consolazione.
E per dire, pensate a come si chiama il protagonista: Theo, come il fratello delle indimenticabili lettere di Vincent Van Gogh. Pensate a Fabritius, appunto, anche lui, come la madre di Theo, morto in una drammatica esplosione a Delft. Pensate a quanto c'è di Dickens e per la verità anche di Salinger in questa storia.
C'è perfino troppo, in questo romanzo lungo, sterminato, direi fluviale. Un libro in cui tuffarsi, per riemergere solo all'ultima pagina.