Certo l’abito non fa il monaco. Tante volte ognuno di noi ha dato credito a quel che dovrebbe essere un luogo comune. Ma in realtà non lo è. Proviamo, allora, ad attuarlo nel pensiero e nell’agire quotidiano. Proviamo a pensare che dietro il più alto abito talare ci sia un uomo, una persona cresciuta con tutte le sue convinzioni e i suoi teoremi. Proviamo a pensare che dietro, e dentro, il Papa ci sia un individuo che dichiara, nel suo ultimo libro – intervista, che “L’OMOSSESSUALITA’ NON PUO’ AVERE UNA GIUSTIFICAZIONE MORALE...” Bene lo dice il Papa, dunque per molti integralisti cattolici ciò diventa un dogma. Ma proviamo, e provate a pensare se ciò l’avesse pronunciato il nostro vicino di casa, o un amico, o il capo ufficio; credo, anzi spero, che ognuno di noi si sarebbe indignato ed avrebbe palesemente apostrofato questo individuo come nazi–fascista retrogrado, anti–liberale, criminale ideologico, ecc… ecc…
Io sono un ateo praticante, e dunque di parte si dirà. No, perché non sono neanche omosessuale, ma ho molti amici che lo sono e che vivono molto più serenamente del sottoscritto perché consci della potenza e della verità del loro amore totale così difficile in questa società. Finchè, da veri cattolici, non sentono queste bolle papali colme di razzismo e preistoria civile; ed allora il sorriso perde, per un attimo, la forza della ragione. Ma dov’è l’amore cristiano? Dov’è la Chiesa di tutti?Conosco molti sacerdoti missionari in Italia e nel mondo, come Don Matteo di Muggiò impegnato con gli orfani del Brasile, o come Don Agostino di Monza impegnato in Africa, o ancora Don Ciotti impegnato nella lotta alle mafie. Chiedete loro se il primo punto che la chiesa deve affrontare sia l’omosessualità. No, loro risponderebbero che l’unico peso che conoscono e che cercano di alleviare alle popolazioni non è quello degli abiti dorati ma della immensa sofferenza e povertà. A loro il mio plauso e sostegno, per il resto vivi e lascia vivere.