Col passare degli anni, i discendenti dei figli di Noè ricostruirono case e città. Infine divennero tanto numerosi che la regione dove abitavano non bastava più per ospitarli, per cui decisero di dividersi.
Ma prima vollero costruire una nuova città con in mezzo una torre tanto alta da toccare il cielo, per lasciare con essa un eterno loro ricordo. Iniziarono la costruzione progettata, ma Dio non poteva permettere tanta superbia negli uomini e confuse il loro linguaggio facendoli parlare idiomi diversi sì che non riuscirono più a capirsi tra loro. Ciò portò ad una grande confusione per cui cominciarono anche a litigare; la torre rimase incompiuta e fu chiamata "Babele" che vuol dire "confusione". Più che mai, quindi, risultò necessario dividersi ed emigrare per prendere possesso di altre terre e portarvi la vita.
Perciò, mentre i discendenti di Sem rimasero in quel territorio- che era la Mesopotamia, regione compresa fra i due fiumi Tigri ed Eufrate,- i discendenti di Jafet andarono a popolare l'Asia settentrionale dalla quale poi si diffusero in Europa, mentre i discendenti di Cam si stabilirono in Africa. Purtroppo, però, la dispersione dei popoli favorì il risorgere dell'antico errore: l'adorazione del sole, della luna, di statue di falsi dei ed anche di animali. Perciò Dio volle sceglierne uno, fra i tanti sulla terra, il popolo ebreo, così chiamato da Eber, uno dei discendeti di Sem e progenitore di Abramo, il grande Patriarca, che ne fu il capostipite.
Abramo era un pastore. Visse fra i Caldei e infine nella terra di Canaan (oggi Palestina) ove si adorava ogni sorta di dei. Tuttavia egli si mantenne fedele al culto del vero Dio, ricevendone in compenso grazie e benedizioni. A lui, un giorno, Dio mandò tre Angeli per avvertirlo che avrebbe distrutto col fuoco le vicine città di Sodoma e Gomorra dove si commettevano ogni sorta di peccati. Abramo pregò il Signore di risparmiare le due città se fosse riuscito a trovare in esse dieci giusti. Dio accettò il patto, ma invano Abramo cercò questi dieci uomini buoni, così gli Angeli tornarono per compiere quanto Dio aveva comandato. Prima però avvertirono Lot, un nipote di Abramo, che si era stabilito nella città di Gomorra, di salvarsi con la sua famiglia allontanandosi dalla città senza però mai voltarsi indietro. Mentre Dio faceva cadere su Sodoma e Gomorra una pioggia di fuoco che distruggeva le due città tra rombi di tuono e fulmini accecanti, la moglie di Lot, fuggendo, vinta dalla curiosità, volle voltarsi, ma fu subito punita, perchè venne trasformata in una statua di sale.
Così Dio ammonì di obbedire alla sua volontà. In seguito, Dio volle provare la fede di Abramo. Lo chiamò e gli disse: - Prendi il tuo figlio Isacco, sali sul monte Moria ed offrimelo in sacrificio.- Abramo amava molto Isacco, che era l'unico suo figlio. Le parole di Dio lo gettarono nel più profondo dolore, ma non esitò un attimo e si preparò ad eseguire l'ordine divino. Il mattino seguente chiamò Isacco e gli caricò sulle spalle la legna per il sacrificio. Giunti sul monte, Abramo innalzò un altare di pietra, vi posa la legna e, legato Isacco - che non oppose alcuna resistenza, tant'era la sua obbedienza e il rispetto per il padre,- ve lo fece inginocchiare sopra, preparandosi a fare quanto Dio gli aveva ordinato.
Ma Dio non voleva un così crudele sacrificio e subito mandò un Angelo che fermò la mano di Abramo e gli disse: - Abramo, Abramo, non fare del male al fanciullo! Dio ha visto la tua fede e la tua obbedienza: questo gli basta.- Abramo allora, felice, vide poco lontano un ariete che si era impigliato con le corna in un cespuglio; lo prese e lo sacrificò a Dio in ringraziamento. E Dio, così gli parlò: - Io manderò le mie benedizioni sopra te e i tuoi discendenti che saranno più luminosi delle stelle che stanno in cielo e diventeranno forti e potenti poichè tu sarai l'origine del mio popolo prediletto in mezzo al quale farò nascere il Salvatore del mondo. Così sarà ricompensata la tua fede e la tua obbedienza.-
...Isacco
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