La Bibbia firmata Chagall: Giuseppe giovane pastore

Creato il 20 marzo 2011 da Leragazze

L’immagine di “Giuseppe giovane pastore” (n. 18), oltre a raffigurare l’episodio specifico, condensa in sé quelle che potremmo definire le “aspettative messianiche” di Chagall. Lo si nota mettendo il disegno a confronto con le ultime incisioni della raccolta, dedicate appunto alla fine dei tempi. In questo caso, comunque, il concetto di messianismo è preso in modo molto blando, nel senso di un messaggio positivo, riscattante, di valore universale.

Anzitutto, qui Giuseppe si presenta come una figura androgina, ossia contenente in sé i caratteri sia maschili che femminili, come l’Essere umano originario in base ad alcune interpretazioni. Chagall ad esempio aveva già dipinto l’androgino Adamo+Eva nel quadro “Omaggio ad Apollinaire” del 1911-1912.

Per sottolineare questa doppia valenza, l’artista scolpisce in modo evidente i muscoli del braccio del personaggio (cosa che non fa mai, neppure per Sansone; le sue anatomie sono stilizzate), ma allo stesso tempo gli disegna un volto molto ovale, tendenzialmente femminile.

In secondo luogo, Giuseppe tiene un bastone da pastore che però è anche qualcosa di più, perché richiama molto da vicino il bastone del comando di Mosè. La Torah come “perno fisso” della Storia.

Poi la presenza della capretta, oltre a indicare l’attività pastorale, sembra un rimando all’illustrazione di Noè dentro l’arca (vedi sopra, n. 2), con un senso di comunione tra Uomo e Natura. Del resto, quest’ultimo è uno dei temi portanti dell’intera Bibbia di Chagall, e della sua intera produzione.

Il giovane semi-svestito accompagnato da una capretta/pecorella, sul piano iconografico, fa anche pensare alla figura di Giovanni il Battista. Qui mi pare di cogliere un sottile capovolgimento operato da Chagall: sta raffigurando il “suo” Messia, ma gli dà fattezze che richiamano il Battista, ossia – nella tradizione cristiana – il precursore del Messia. Quasi a dire che il Messia, il redentore definitivo, può solo essere “precorso”, ma mai indicato come presente né tanto meno come “già venuto”. In base al semplice fatto che, se il Messia fosse già venuto, noi non saremmo qui. La Storia – e nelle opere di Chagall ciò è evidentissimo – è un processo in atto, una strada dubbia e aperta.

Ma, in collegamento a questo, l’idea più graziosa mi sembra quella contenuta nell’abbigliamento di Giuseppe. Il ragazzo indossa la veste preziosa che gli ha regalato il padre Giacobbe: un abito finemente ricamato… che però lo lascia mezzo nudo.
Proprio come la nostra condizione umana: rivestiti dei doni di Dio, da Lui avvolti e protetti, ma anche sempre fragili, senza “copertura”, sempre a rischio di arrivare “nudi alla meta”.

dhr