La Bibbia firmata Chagall: “L’arcobaleno”

Creato il 06 febbraio 2011 da Leragazze

Questa, a mio parere, è una delle illustrazioni-chiave dell’intera serie biblica di Chagall.
Raffigura l’arcobaleno che, dopo il Diluvio, fece da “garante” della promessa di Dio di non sterminare mai più l’umanità. In basso a destra, Noè. In basso a sinistra si intravedono alcuni animali e l’Arca arenata. In alto, il buon Dio nella consueta “interfaccia” angelica, stavolta perfino luminosa per meglio ribadire il concetto. Chiaro, semplice, inequivocabile.

… O no?

Osservando meglio l’angelo, il profilo del suo volto, la postura del corpo, delle braccia, delle gambe, si nota infatti che è sostanzialmente un Doppio (Doppelgänger) di Noè. La sua controparte luminosa. O meglio ancora, la sua proiezione ultima, escatologica, alla fine dei tempi, il suo destino eterno: diventare “figlio di Dio” ossia angelo, come quei “figli di Dio” celesti che lodano il Signore nei Salmi. “Voi siete dèi, siete figli dell’Altissimo”. Diventare “come Dio”… il Dio-Energia, s’intende, ma mai e poi mai il Dio-Essenza: vedi la prima puntata di questa rubrica.
Ecco – dice Chagall – il significato estremo della promessa fatta all’umanità dopo il Diluvio. La Promessa con la P maiuscola.

Prevenendo l’obiezione di ALicE, mi rendo conto che possono sembrare affermazioni piuttosto forzate, ma stavolta non si tratta di salti mortali eseguiti a partire da una sola immagine, bensì di una lettura complessiva della Bibbia firmata Chagall. Vedremo infatti che il tema della deificazione (theosis), di origine platonica, tema più tipico delle Chiese ortodosse est-europee che dell’ebraismo classico, ritornerà spesso nelle acqueforti di questa serie e soprattutto nel gran finale. Tra l’altro, forse per fornire un indizio, qui Chagall ha disegnato Noè in un modo da farlo somigliare parecchio a uno starez, un monaco ortodosso russo.

Ulteriore riferimento iconografico: la composizione generale del quadro, con il protagonista quasi affranto a terra e la figura alata librata in volo su di lui, sembra alludere ai dipinti medievali in cui san Francesco riceve le stigmate da Cristo; il quale, guarda caso, aveva assunto l’aspetto di un angelo, un Seraph.

Questo continuo riferimento all’arte cristiana va da sé. Chagall aveva bisogno di un armamentario visivo per esprimere il proprio mondo spirituale, e il più cospicuo patrimonio artistico in Europa è appunto quello. Va anche ricordato che la sua rappresentazione della figura umana andava contro le prescrizioni dell’ebraismo più intransigente, ma non così gli ambienti chassidici. Quanto alla raffigurazione di Dio, beh, su questo punto Chagall ha davvero “osato molto”.

P.S. Mi sono riguardato un volume sulla pittura di Chagall. I dipinti sono indubbiamente “più carini” di queste incisioni, ma le incisioni hanno maggiore potenza. In ogni caso, emerge ovunque l’enorme capacità di sintesi del pittore, che concentrava nelle sue opere stilemi e contenuti provenienti da ogni corrente artistica e di pensiero che incontrasse, sempre però interiorizzandoli, facendoli “suoi”. Un suo meraviglioso tratto caratteristico è che, anche nei dipinti dai colori più squillanti, si percepisce sempre un silenzio di fondo.

dhr



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