Bernard Quiriny, con La biblioteca di Gould, contribuisce al disegno di queste mappe, alla creazione di questa letteratura parallela, alla contaminazione di tempi, libri, visioni.
Città misteriose animate da un soffio di vita che le rende entità semidivine, circolarità temporali che sono al contempo figlie e madri dell’universo, libri e autori che vivono nella finzione e la rendono più reale della realtà.
Discepolo attento di Calvino, di Borges, di J. Rodolfo Wilcock, di Danilo Kiš, di Bolaňo, Quiriny ne è forse anche maestro involontario, in quella diramazione di mutazioni spaziotemporali che annullano la fallace linea retta di un eterno presente che nel suo infinito ripresentarsi è manifestazione onnipotente di ostensioni nelle quali l’infinitamente grande si specchia nell’infinitamente piccolo e viceversa, in uno scambio di messaggi che travalica le nozioni fisiche del tempo per giungere alla consapevolezza e alla scoperta di una struttura unica che è spazio e tempo, sogno e parola.
In principio era il verbo, dice il Libro.
Un libro.
La biblioteca di Gould, di Bernard Quiriny (L’orma editore).