Essere donna in Arabia Saudita è un po’ come essere gay nella Playboy Mansion. Non è che puoi fare molte cose. A mostrarci la drammatica situazione femminile in questo paese è La bicicletta verde, un gioiellino di film diretto da Haifa Al-Mansour che, nonostante la pesantezza dell'argomento utilizza un tono leggero e gradevole. Essendo un film a tematica femminile, diretto da una donna, con protagoniste donne (la bravissima giovanissima Waad Mohammed e quella gnocca di sua mamma Reem Abdullah), mi sono sentito un pochino inadeguato a parlarne e così ho preferito lasciare la parola a una donna, AlmaCattleya del blog Farfalle eterne. E poi oggi è pure l'8 marzo, Giornata Internazionale della donna. Quindi adesso basta Cannibal Kid, e parola ad Alma.
"La bici rosa la vedrei bene per Cannibal!"
La bicicletta verde (Arabia Saudita, Germania 2012) Titolo originale: Wadjda Regia: Haifaa Al-Mansour Sceneggiatura: Haifaa Al-Mansour Cast: Waad Mohammed, Reem Abdullah, Abdullrahman Al Gohani, Ahd, Sultan Al Assaf Genere: femmena Se ti piace guarda anche: Persepolis, I gatti persiani(voto di Cannibal 7/10)
La bicicletta verde, storia di emancipazione femminile in Arabia Saudita, diretto dalla prima regista donna di quel Paese ovvero Haifaa al Monsour. Già queste promesse sembrano importanti ma il film com'è? Ammetto la mia ignoranza in molte questioni che riguardano il Medio Oriente. Certo, alcune cose me le immaginavo, come il fatto che le donne dovessero coprirsi completamente con il velo così come il divieto di parlare per prime agli uomini, ma il Medio Oriente è vasto e non so quali siano le differenze, così come non so se tutto il Medio Oriente sia sempre così. Detto questo, di cosa parla specificatamente il film?
"Pure queste le vedrei bene per Cannibal, non fosse che ne ha già un paio simile."
C'è questa ragazza Wadjda che sin dall'inizio viene vista come una ribelle perché non vuole sottostare a certe regole come non portare il velo. Non ho capito bene se sia più una presa di posizione o totale incoscienza. Il fatto è che magari uno si aspetterebbe un vero film di denuncia, forte, con gente che grida, eppure quella che viene presentata è la realtà quotidiana, quella in cui vive appunto la protagonista che si deve scontrare con situazioni, come ad esempio il fatto che non si deve ridere troppo forte perché nella voce di una donna sta la sua nudità, oppure che se hanno il ciclo sono impure, frase che riecheggiava anche nell'Italia di qualche decennio fa e lascia ancora degli strascichi. Eppure è nelle situazioni quotidiane, quelle più banali, che si inizia a rivendicare i propri diritti. Dopo aver visto un altro ragazzino con la bicicletta, Wadjda desidera andare in bicicletta, ma una femmina che va in bici è peccaminosa. Il simbolo della sua indipendenza sta appunto nella bicicletta del titolo (in originale invece il titolo è proprio il nome della ragazza), ma è troppo cara e così inizia a fabbricare braccialetti e a farsi pagare dei favori. Chiede a sua madre di prestarle dei soldi, ma lei non accetta, proprio perché andare su una bicicletta è peccaminoso e così l'unico modo che le resta per avere il denaro è partecipare a una gara di recitazione sul Corano.È molto un film al femminile e sul femminile. Ci sono soprattutto due donne importanti nel film: la preside della scuola di Wadjda e la madre della ragazza. La prima è dura e integerrima, pronta a vigilare sulla cosiddetta "moralità" delle ragazze, e mi è sembrato strano che proprio lei indossasse dei tacchi. Avrei preferito che il suo personaggio fosse molto più sviluppato. Così sembra come il solito cattivo pronto a castigare ogni spontaneità possibile che vada oltre le norme. C'è una frase esemplare che la riguarda, ovvero quando dice a Wadjda: "Forse non ci crederai, ma da giovane ero come te" e fa un sottile ghigno. Possiamo solo intuire tutta la sovrastruttura morale che è stata costruita attorno non solo a lei, ma anche a tutte le altre donne che accettano di seguire delle norme. Sovrastruttura che le fa vedere in un gesto di due ragazze una loro presunta omosessualità.