La Bisbetica nel debutto veronese

Creato il 28 luglio 2015 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Ha scelto Verona Cristina Pezzoli per la prima nazionale di Bisbetica. La Bisbetica domata di Shakespeare messa alla prova, con La Pirandelliana, che ha accolto applausi e gradimento nell'Estate Veronese, nella suggestiva sede del teatro romano.  Bisbetica è un adattamento contemporaneo del testo di William Shakespeare, messo in scena con una trasformazione del suo stesso prologo. L'autore aveva strutturato la vicenda della bisbetica Caterina secondo le modalità del teatro nel teatro, inscenandola di fronte all'ubriacone Cristopher Sly che, dopo una sbornia, si risveglia nel palazzo di un nobile e si vede offerto lo spettacolo. Di fronte a lui, nel testo shakespeariano, si svolge la storia di due sorelle di Padova, l'intrattabile Caterina e la mansueta Bianca, e del loro padre che, nonostante i numerosi corteggiatori della figlia minore, ha deciso di non darla in sposa ad alcuno se prima l'irruente figlia maggiore non sarà stata sistemata; e sarà l'arrivo del veronese Petruccio, intrecciato ai travestimenti e alle puntate dei pretendenti di Bianca, imprimerà un deciso mutamento al dramma e alle sorti di Caterina, progressivamente trasformata in una sposa devota e obbediente.
La scelta di Cristina Pezzoli mantiene l'artificio metateatrale, ma lo adatta alla contemporaneità, immaginando che una compagnia, in crisi dopo l'abbandono da parte del regista e le improbabili peripezie del produttore per tenere in piedi lo spettacolo e rispettare i contratti teatrali, sia occupata nella generale della Bisbetica domata. La regia viene in questo modo assunta da Caterina (Nancy Brilli), prima attrice e diva sempre al centro dell'attenzione e impegnata a dare lezioni a tutti i suoi colleghi e a rendere Shakespeare più intonato rispetto ai tempi mutati; la supporta Petruccio (Matteo Cremon), che con lei riadatta il copione per ridare colore ai giochi di parole, talvolta anche volgari, presenti nel testo originale, ma altri membri della compagnia rendono l'allestimento una sfida che pare impossibile da superare, come Bianca (Brenda Lodigiani), giovane attrice che ha imparato solo la propria parte e non ha idea della consequenzialità degli eventi, o come il Dr. Jolly (Valerio Santoro), il produttore che, assieme a Gremio (Federico Pacifici) vuole a tutti i costi osservare la lettera shakespeariana e inorridisce di fronte alle scelte estreme di adattamento.
 La versione della Pezzoli, dunque, ci presenta Shakespeare, ma come pretesto estremamente colto per riflettere sulla pratica teatrale stessa, esibendo un contrasto fra gli attori e il tempo moderno e la dimensione dell'autore e del Cinquecento in cui egli scriveva e collocava i propri personaggi che non può non ricordare alcuni momenti dei Sei personaggi in cerca d'autore, con la stessa impasse data dalla necessità di rappresentare in un hic et nunc situazioni e caratteri che non appartengono a chi nel momento della rappresentazione deve mettersi in gioco.
Come rendere comprensibili i giochi di parole che Petruccio sfodera nella seduzione di Caterina in un'epoca che ha mutato completamente l'idea di consueto e di volgare? Come portare in scena, oggi che l'uguaglianza di genere è un imperativo e la violenza sulle donne un crimine riconosciuto, la vicenda di una sposa sottomessa da un marito che la priva del cibo, del sonno e la umilia di fronte a tutti? Qual è il limite dell'innovazione creativa e fino a che punto è lecito trasformare il testo d'autore, giacché il teatro è anche il testo, ma non il solo testo?
Questi e molti altri sono gli interrogativi che la compagnia della Bisbetica propone, pur senza far mancare il pieno godimento della commedia shakespeariana. Di fronte allo spettatore la quarta parete cade e il teatro si presenta nudo come le maschere pirandelliane, svelando i propri strumenti e avviando una profonda riflessione su se stesso e sui professionisti che vi lavorano.
Il teatro è per eccellenza, fin dalle origini, il luogo della finzione e della riflessione artistica: proprio perché esso lavora sulle apparenze e sulla finzione è la lente più straniante e lucida attraverso la quale guardare alla realtà e, nello specifico caso di questa Bisbetica, per far parlare al teatro la lingua dell'oggi, dato che il Dr. Jolly non smette di ricordare ai suoi capricciosi attori che l'arte e anche la sua innovazione devono però venire a patti con la realtà delle scritture teatrali, dei contratti e delle esigenze del pubblico.  La Bisbetica di Nancy Brilli e Cristina Pezzoli, dunque, è un interessante e divertente punto di incontro fra la tradizione teatrale e la sua innovazione contemporanea, fra un teatro classico e la metateatralità moderna. Fuorviante è stata, nel prospetto degli spettacoli del teatro romano, la titolazione La bisbetica domata, con una scelta che può aver fatto tentennare i più devoti cultori del teatro fedele al copione. Il titolo originario, che campeggiava invece nei manifesti dedicati, è molto più efficace nel descrivere ciò che si presenterà allo spettatore, che va ben al di là del testo di Shakespeare e parla di dramma vivo. C.M.

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