La brachiterapia prostatica spesso comporta l’ematuria

Creato il 21 febbraio 2013 da Laprostata @espriweb

Gli uomini sottoposti a brachiterapia prostatica, sono spesso soggetti a ematuria alcuni anni dopo. Per ematuria si intende la presenza di sangue nelle urine. Essa può essere “macroscopica”, quando risulta evidente perché le urine si presentano rossastre, o “microscopica”, quando solo l’esame delle urine permette di individuare la presenza di globuli rossi. Questa perdita indica l’esistenza di una o più lesioni all’interno dell’apparato urinario. I pazienti che hanno una maggiore probabilità di sviluppare questa condizione sono quelli interessati da un ingrossamento della prostata maggiore, quelli che sono stati sottoposti anche a radioterapia esterna e quelli soggetti a controlli dell’antigene prostatico specifico (PSA) dopo il trattamento. Questi risultati sono stati ottenuti valutando i dati raccolti in 20 anni su 2.454 uomini, con un’età media di 67 anni, sottoposti a brachiterapia prostatica. Il team ha scoperto che 218 pazienti (l’8,9%) hanno sviluppato l’ematuria nei successivi 5,9 anni. Sei mesi dopo il trattamento, solo 20 (il 3,2%) hanno riferito di soffrire di ematuria, mentre dopo 72 mesi, 100 (il 15,9%) sono stati interessati da questa condizione. Tutto ciò può essere il risultato di diversi fattori, tra cui l’esposizione prolungata alle radiazioni, che alterano il tessuto prostatico e la vescica, e cause fisiologiche dovute all’invecchiamento ed alla crescita della prostata, che necessitano di anni per svilupparsi. Lo studio, inoltre, suggerisce che i pazienti che risultano più sensibili alle radiazioni e che, quindi, hanno una maggiore probabilità di rispondere bene al trattamento, sono anche più facilmente soggetti all’ematuria.