“Hai paura di essere nell’azioni quale sei nel desiderio? Vorresti avere quello che consideri l’ornamento della vita e vivere stimandoti tu stesso un vile, sempre desiderando senza mai osare, come il povero gatto del proverbio?” ( W. Shakespeare)
Il desiderio si insinua nella mente dell’uomo, diventando un ossessione, una vera e propria missione. Il desiderio d’ottenere maggior fortuna nella vita comanda e muove le nostre azioni, ovviamente a seconda della nostra indole. Gli Uomini per ottenere tutto ciò che bramano conquistare si spingono oltre, oltrepassando confini e commettendo azioni ignobili.
Tutto ebbe inizio alla fine della battaglia più valorosa condotta da Macbeth. Tre streghe ( Le sorelle fatali) si insinuano nella mente e nell’anima dell’onesto comandante. Gli proferiscono tre grandiose profezie, un grandioso futuro, un futuro che farebbe invidia a tutti gli uomini. Come voci di un serpente viscido seducono l’anima del comandante mettendogli dentro un desiderio, un obbiettivo da conquistare a qualsiasi costo.
Prima strega: “Salve Macbeth! Salute a te signore di Glamis!”
Seconda strega: ” Salve Macbeth! Salute a te signore di Cawdor!”
Terza strega: “Salve Macbeth, che un giorno sarai re”
Le streghe daranno anche un altra profezia: i discendenti di Macbeth non comanderanno sul trono di Scozia, ma sarà il suo amico e fedele consigliere Banquo a dare il via ad una lunga stirpe di re. In quel mentre arrivano degli emissari del sovrano che conferiscono a Macbeth il baronato di Cawdor. Il valoroso e onesto combattente comprende che ciò che le streghe profetiche gli hanno annunciato e pura realtà. Da questo istante nasce all’interno del personaggio un forte dibattito interiore che ben presto lo condurrà verso una cruenta follia macabra, una pazzia che distruggerà tutto ciò che lui era stato fino a quel momento.
Deve attendere pazientemente senza muovere muscolo o dito il futuro glorioso che lo attenderà o deve agire con tutte le sue risorse pur di conquistare il trono e poi mantenerselo? Lady Macbeth lo sedurrà a sua volta incoraggiandolo, dandogli del vile e del vigliacco se lui non abbraccierà il pugnale e taglierà la gola al re di Scozia. Lei vuole che lui prenda una scorciatoia, tutto vale pur di giungere allo scopo ultimo. La follia, la pazzia, la bramosità del potere si è impadronita di lei che condurrà Macbeth all’omicido brutale del re e poi alla pazzia e verso i sensi di colpa.
Il desiderio e i sensi di colpa li condurrano alla sciagura, alla distuzione psicologica.
La mente di Macbeth ormai è piena del desiderio di mantenere il potere sulla Scozia e non teme più di macchiarsi le mani con il colore della morte. Commetterà, in nome del potere, atroci omicidi, atti impazziti e spietati svolti da un corpo e un anima corrotta e prigioniera del destino profetizzatogli, spinto dal desiderio di ottenere e mantenere sempre un maggior potere considererà ogni azione giusta da compiere.
“Domani, e poi domani, e poi domani, il tempo striscia, un giorno dopo l’altro, a passetti, fino all’estrema sillaba del discorso assegnato; e i nostri ieri saranno tutti serviti a rischiarar la via verso la morte a dei pazzi”
Non entrerò dentro la trama dell’opera. L’ultima trasposizione cinematografica di questa cruenta storia sanguinaria è stata realizzata da Justin Kurtzel, nel 2015. Onestamente è un buon film ma che gli manca quel pizzico, quel qualcosa di indefinibile, forse d’anima, che non lo rende un capolavoro. La fotografia è spettacolare, soprattutto all’inizio film e nella prima battaglia. L’ambientazione scelta – con quella consistente e onnipresente foschia, con quell’oscurità ma anche con il calore del sole- è perfetta, più che adatta per questo film. Il Montaggio è meraviglioso, non rende – insieme alla sceneggiatura – il tutto facile da comprendere, soprattutto inizialmente, spostandosi da un posto all’altro velocemente. Il montaggio e lo stile di ripresa ritengo siano l’arma in più del film di Kurtzel. Esistono moltissime immagini poetiche dentro la pellicola e questo non è un fenomeno riscontrabile nella maggior parte dei film d’oggi.
Note negative:
- Sceneggiatura troppo attaccata nei dialoghi alla scrittura poetica dell’opera originale. Giusto tenere il vero testo, essendo un capolavoro, ma avrei preferito – escluso nei monologhi – un testo leggermente più orale e meno aulico, un modo di parlare dei personaggi che sia maggiormente attuale.
- Orrendo è vedere sul grande schermo i personaggi parlare, aprir bocca, quando è evidente che questi monologhi non sono esteriori ma interiori, flussi di pensiero. Quindi vedere camminare o vedere Macbeth con sua moglie parlare apertamente, quando questi sono pensieri mi disturba non poco.
- Gli attori potevano far meglio. Pur essendo bravissimi tendono a mantenere un espressione facciale sempre simile. M. Fassbender riesce a rendere i momenti di pazzia del suo personaggio ma in alcuni momenti doveva esagerare osare di più, mentre Cottilard fa una Lady Macbeth molto austera, rigida e crudele tenendo sempre uno sguardo e un viso impassibile, nella prima parte del film è troppo neutrale espressivamente ma nella seconda parte recita benissimo.
Il film è uno spettacolo benché non è perfetto. Non è semplice da seguire per chi non ha letto il testo originale ma si può comprendere ugualmente. Non è un opera cinematografica commerciale ma cinema d’autore. La musica dà la giusta suspense
Ve lo consiglio vivamente; Buona visione!
S.D.G