Ogni tanto, mentre sono sull’autobus o in metropolitana, mi capita di osservare.
E mi capita di osservare gli anziani, donne o uomini che siano.
Certi li capisci subito, sono imbronciati e hanno la bruttafaccia, quindi ti stanno un po’ sulle balle.
Altri invece sono così teneri, che li taglieresti con un grissino.
Lo si vede negli occhi, quegli occhi profondi e con una luce diversa. Dolci e intensi.
Osservo. E penso “chissà che bell’uomo era, una volta”.
Con quel capello ora tirato indietro, così anni ’60, ora così fuori moda.
Osservo. E penso “chissà che bella donna era, una volta”.
Chissà come si sono conosciuti, dove l’ha portata, cosa speravano, cosa pensavano e se credevano di diventare così come sono adesso.
E chissà come sono i loro figli. Saranno belli? Avranno i capelli con la brillantina?
Alcuni anziani, canuti vecchietti, hanno proprio qualcosa di diverso dentro difficile da replicare.
Guardare negli occhi azzurri di quel signore è stato come cercare di trovare il fondo in mezzo ad una laguna blu cobalto, cercando di capire quanto andasse giù l’abisso, ma senza riuscirci. Perché l’anima è nascosta ma la vedi risplendere in quel puntino bianco senza una fine.
S.