La caduta di Mubarak: Yoani Sanchez, USA, Castro…lezioni d’ipocrisia

Da Astonvilla

La Tunisia è stata la prima. La rivolta dei paesi Arabi si è poi estesa all’ Egitto, dove gli scontri di piazza e una rivolta su larga scala del popolo ha costretto il Presidente Mubarak  a dimettersi da un Paese, su cui esercitava il proprio potere dal lontano 14 Ottobre 1981.Il fatto che è quantomeno curioso in tutta questa vicenda, è che tutti sono felici della caduta di un personaggio che sino a pochi giorni fa era considerato tra i più importanti leader della zona “vicino-orientale”, col benestare delle grandi potenze.
Hanno accolto con entusiasmo la notizia delle dimissioni del Presidente egiziano, Fidel Castro, gli USA. Tutti quanti. Anche la blogger d’opposizione al “regime” cubano, Yoani Sanchez.Yoani, l’icona della solidarietà – retribuita al popolo cubano ha rilasciato immediatamente le dichiarazioni. Le solite dichiarazioni, fatte di niente. La sua è un’opposizione sterile, venduta al miglior offerente, poco credibile e sostenuta dal gruppetto degli anticastristi che è tutto tranne che alternativa politica vera e democratica ad un governo che effettivamente avrebbe bisogno d’un deciso restyli ng.Yoani Sanchez, che ogni giorno sul proprio sito internet rammenta la difficoltà di collegarsi alla rete (contraddizioni dell’era moderna), ha annunciato via TwitterMi sento come se fossi Al Cairo. Grido e festeggio la vittoria proprio come loro. Chiamo tutti i miei amici e dico loro: c’è un dittatore in meno”.Mentre, nonostante i finanziamenti, i  5 giorni di auspicata ribellione interna (21-26 febbraio) sembrano sprofondare, man mano che si avvicinano, nell’ennesima trovata pubblicitaria di cui sono al corrente tutti tranne che gli stessi cubani, Yoani Sanchez continua a blaterare. Il suo continuo dissenso e gli appoggi più o meno presunti con organizzazioni tra le più disparate sono concessi dal Governo Cubano, che francamente sembra snobbare completamente la paladina dei diritti umani. Se fosse cittadina  statunitense la Sanchez rischierebbe come minimo una visita dell’FBI e qualche atto d’accusa formulata ad hoc nell’interesse della sicurezza del Paese.Anche gli USA, dicevamo, hanno espresso grande felicità per la fine di una dittatura. Restiamo abbastanza basiti, come lo è rimasto l’ex Presidente cubano Fidel Castro, per questa opinione, che va contro l’adoperarsi degli stessi USA nella scena politica internazionale. E’ allora da rispolverare che l’Egitto faceva leva proprio sul grande appoggio fornitogli dal Governo statunitense, anche in termini di armamenti. Il Paese di Mubarak era un grande alleato della zona nord africana, così come la Tunisia neoliberale, paradiso fiscale anche per molte imprese italiane, che giocano con gli strumenti della new economy per fare i loro porci comodi. Se poi andiamo a spulciare nei programmi dell’United States Agency for International Development (USAID), capiamo il perché Fidel Castro abbia definita Macchiavellica una politica double-face che da una parte appoggia la politica del Presidente egiziano uscente e dall’altro promuove programmi per aiutare il popolo, sostenere finanziariamente l’opposizione democratica e sposare campagne contro la repressione, come le pratiche barbare inflitte alle donne. (Clicca qui per un esempio).Castro ha elogiato il risultato che il popolo ha ottenuto, volto alla conquista di una politica sociale.Ad aggiungersi alla lista dei felici, anche gli oppositori dello stesso Castro hanno elogiato la fine di una periodo di dittatura, che per gli stessi è simile a quella esercitata a Cuba dal 1959.Si insomma, tutti felici per la caduta di Mubarak. Questo ci incute e ci fa sorridere. Lezioni d’ipocrisia. Ed intanto mi vien da pensare a quanto costerà alle casse statali la sua buona uscita…
La nostra opinione in merito ai cambiamenti a Cuba resta sempre molto prudente. Se da un lato è assolutamente necessario un cambio generazionale, un cambio di mentalità ed una apertura attraverso un fitto restauro dell’apparato economico del Paese, dall’altro osserviamo nell’opposizione comportamenti totalmente immaturi, che mirano ad una speculazione fatta di tanti interessi privati, piuttosto che ad una vera alternativa propositiva, pacifica ed in grado di raccogliere tutto ciò che il sistema mostra d’avere.  Cambi di questo tipo, qualunquisti, fatti di sentiment d’odio e poco altro, potrebbero abbattere un sistema che, alla luce dei fatti che stanno sconvolgendo metà mondo, sembra comunque poggiare su d’una propria solidità. Dall’altra parte, ribadiamo, è da condannare soprattutto il sistema che il Governo esercita a livello della informazione che conta, che autocelebra le imprese della Revolucion e tace perennemente su ciò che manca. Il quotidiano dei cubani è fatto del tirare avanti attraverso sistemi legati all’ astuzia del singolo, sovente illegali, più che ad una adeguata retribuzione. Se gli elegi e la politica del “tutto va bene” si protrarranno ancora, saranno puniti dallo stesso popolo.E dopo un’eventuale caduta, mentre gli incivili sfileranno per le strade di Miami suonando clacson e festeggiando una morte, si assisterà ad un’altra scena ipocrita, con tutti che faranno a gara per dire la loro, esclusivamente sulla base di ciò che conviene. Giochi di potere. Nient’altro.
DA THIS IS CUBA

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :