La calda riscoperta del fenomeno Simenon

Creato il 22 febbraio 2010 da Massimo
Ora per intenderci, non leggevo Simenon da molti anni, da talmente tanti anni che mi sa che non sapevo neanche leggere.

Georges Simenon ha scritto, oltre a volumi di “dettature” e memorie, 193 romanzi pubblicati a suo nome, e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi. 

Simenon con la figlia, in un raro momento in cui non scriveva

Così giusto per fare un calcolo, considerando solo i romanzi scritti a suo nome, e stabilendo che un essere umano potrebbe, dico potrebbe, iniziare a scrivere cose sensate diciamo intorno ai vent’anni, valutando pure che Simenon è morto quando ne aveva ottantasei, se la matematica non è un’opinione – e io credo che lo sia – Simenon dovrebbe avere scritto circa 3 libri all’anno, dall’età di vent’anni fino a un secondo prima di morire, al limite due.Questo non per dire che Simenon fosse un fenomeno di quelli che non stanno nei baracconi perché stanno in casa a scrivere, ma per dire che se tutti i suoi libri sono scritti magistralmente come questo “L’uomo che guardava passare i treni”, non mi vergognerei ad avere scoperto l’acqua calda dicendo che Georges Simenon era un fenomeno punto e basta. 

In questo romanzo si narra la storia di Kees Popinga, un grigio impiegato di una ditta navale travolto dalla piega degli eventi, che per lui sono sempre stati gli stessi.   

Keep Popinga prima di prendere il treno

Una vita volutamente piatta nel rituale delle stesse azioni, che Popinga svolge fin dal mattino quando dal letto poggia i piedi sulla stessa parte del pavimento, proseguendo al lavoro di contabile nel cantiere navale, per finire di sera, a girare le manopole della radio, seduto comodamente in poltrona davanti alla stufa, a fumare un sigaro. 

In questa meccanica programmazione di sé stesso, Popinga scopre un giorno di essere stato raggirato, perché tutta la vita a cui aveva assistito per anni come da una finestra chiusa gli si era aperta, ma dalla parte sbagliata: la sua ditta non navigava più sul mare ma sul lastrico, il suo titolare era fuggito fingendosi morto, e Popinga che probabilmente morto lo era già decide di tornare alla vita trascinandosi dietro, tanto per cominciare, un morto.

Infine, quando il fischio del treno che risuona a trecento metri da casa sua si fa troppo insistente, Popinga decide di prenderlo lasciandosi alle spalle tutto: una moglie, due figli, una villa, una barca e anche il lettore che sta leggendo in questo momento. 

Ovvero: non dico altro perché non è carino. Non è carino non perché il romanzo non sia carino, il romanzo è davvero una bomba ad orologeria, e proprio perché il tempo stringe e il dramma deve andare avanti, lascio a voi la scelta se proseguirlo oppure no.    Come continuerà la nuova vita del grigio ma funambolico Kees Popinga?  

Come continuerà la nuova vita del grigio ma funambolico Kees Popinga? Se lo chiede anche Simenon.



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