Lo splendido, raffinatissimo album Badgers and other beings (Tassi e altre creature) appartiene a questo mondo, lo accarezza con grazia e originalità, equilibro, senza diventare ripetitivo nonostante la riconoscibilità dello stile del talentuoso Helge Lien. L’attuale formazione in trio di questo grande pianista vede oltre al “solito” eccezionale contrabbassista Frode Berg −uno dei migliori della scena jazz norvegese− il batterista Per-Oddvar Johansen, altro enorme talento e grande personalità, che tuttavia non impone sui pezzi, mettendo anzi quasi in ombra le sue capacità di jazzista sperimentale per “limitarsi” a fornire splendide scansioni e sottolineature delle partiture melodiche e ritmiche dei suoi compagni. Helge è un pianista molto completo, sicuramente sul solco della migliore tradizione pianistica nord europea, spesso con qualche tinta virata sul classico, ma anche vicino a Jarret e Mehldau, con una personalità similmente schiva e intimista.
Molti dei brani sono ispirati alla natura anche nei titoli, trovando la loro eco in quello dell’album, ma prevale una grande variazione tematica e musicale. Il primo brano, “Mor” (Madre) ha un andamento elegante e sereno, con un ritorno quasi circolare su se stesso, mentre “Joe” è quello con uno dei migliori groove, con un suono abbastanza “americano”, pur sempre filtrato dalla sensibilità nordica che ritorna soprattutto nel piccolo reef che lega insieme il brano. Il terzo pezzo è “La vipera” (“Hoggormen”), e ne porta tutto il senso di sinuoso pericolo. Entriamo poi negli abissi con “Hvalen”, (la balena), ricca di suoni attutiti e silenzi glaciali. Johanssen compie un lavoro fantastico con le percussioni e anche il suono del contrabbasso di Berg arriva quasi attutito, senza note se non quando sottolinea il pianoforte, come avesse una propagazione muta.
La quinta traccia “Folkmost” ha qualcosa di folcloristico e popolare nel suo incedere, con il motivo portante che fa pensare quasi a un ballo di campagna, finché non si disperde nella splendida esecuzione di Berg. Il successivo “Early bird” è forse il più vicino a un jazz classico, e fortemente meditativo, mentre l’asciutto e notturno “Knut” ospita una delle migliori interpretazioni di Frode Berg.
“Calypso in five” è l’unico pezzo dell’album con un sound sottilmente latino, evocando appena ogni tanto i quattro accordi di “Guantanamera”, e uno dei più memorabili anche per il fantastico lavoro di Per Oddvar Johansen, ripetuto con un contenuto diverso nel pezzo successivo “The new black”: un nero inquietante, sottolineato dal rullare marziale della batteria, e dalla cupezza dello struggente pianismo di Lien; il pezzo forse più vicino al lavoro di Esbjörn Svensson e del suo trio. La conclusione è nella Ninnananna del tasso (“Badger’s Lullaby”) che fa prendere con dolcezza congedo da questo specialissimo, sofisticato ma emotivamente ricco mondo che Helge Lien ha creato con forza discreta, per una casa discografica tedesca, l’Ozella, che riesce davvero a scovare talenti nascosti in ogni angolo d’Europa: da seguire in ogni suo passo.
“Badgers and Other Beings”, Ozella Records, 2014
- Mor
- Joe
- Hoggormen
- Hvalen
- Folkmost
- Early Bird
- Knut
- Calypso in Five
- The New Black
- Badger's Lullaby
Helge Lien: pianoforte
Frode Berg: contrabbasso
Per Oddvar Johansen: batteria