La camorra dei cartelloni pubblicitari tiene in pugno la Commissione Commercio. Ignazio Marino e Marta Leonori lo sanno? Cosa fanno? Cosa pensano?

Creato il 30 giugno 2014 da Romafaschifo







Ciò che sta succedendo nella Commissione Commercio di Roma Capitale (presieduta da Orlando Corsetti, del PD) riguardo al tema dei cartelloni e della pubblicità esterna è da analizzare con la massima attenzione. Perché è simbolico e rappresentativo delle condizioni in cui è la città.
Vivete nella capitale più degradata d'occidente? Non riuscite a fare impresa in maniera civile? La politica vi sembra sempre dalla parte dei "cattivi" e mai da quella dei "buoni"? Pagate tasse svedesi pur avendo servizi africani? Vivete in un luogo pericoloso? Brutto? Che non sfrutta nella maniera più assoluta le proprie potenzialità? Quello che sta succedendo nella Commissione Commercio in questi mesi vi fa capire molto per spiegare il perché di questa situazione che favorisce crimine e malavita umiliando città e cittadini.

Cosa succede? Succede che, giustamente, sindaco e giunta, una volta eletti, hanno deciso (o hanno fatto credere di aver deciso) di voler risolvere uno dei problemi più atroci che la città vive da decenni: la cartellonistica pubblicitaria. Nessuna città, riguardo a questo tema, è ridotta come Roma. I cartelloni sono un servizio a rete e dunque un monopolio naturale (come la nettezza urbana, l'illuminazione pubblica, il trasporto pubblico locale o la distribuzione dell'acqua), ecco perché altrove, in ogni città occidentale, le ditte che si dividono il business sono al massimo tre o quattro (così da Madrid a Parigi, da Londra a New York). A Roma sono 400, forse di più. Il mercato e il comparto è talmente gettato nel caos che non si sa neppure quante siano le ditte ad operarvi ne quanti siano i cartelloni (di cui una enorme maggioranza collocati in contrasto al Codice della Strada e ad altre leggi) installati sul territorio. Ovviamente questa situazione ha richiamato crimine e malavita ed ecco che alcune ditte sono diretta espressione delle mafie che nel settore dei cartelloni hanno trovato un ambito dove i margini di guadagno rassomigliano a quelli del traffico di organi, di armi o di stupefacenti. Il risultato è evidente a tutti: la città è sfigurata da centinaia di migliaia di cartelli e cartelletti, gli incidenti (anche mortali) sono all'ordine del giorno, il Comune guadagna da questo settore una 15ina di milioni contro i 40 o i 60 potenziali: insomma ogni anno tutti noi perdiamo decine e decine di milioni pur di garantire la sopravvivenza ad una feccia imprenditoriale che, oltre a rubarci soldi, ci ruba il cielo, ci ruba il panorama, ci ruba la sicurezza. Senza neppure darci nulla in cambio: non dimentichiamoci che all'estero grazie alla cartellonistica si pagano servizi fondamentali, che a Roma semplicemente non possono esistere a causa di questo caos criminale, come il bike-sharing, le mappe e gli altri servizi per i turisti, le toilette pubbliche e molto altro. Questa situazione, grave da sempre, è stata aggravata in maniera decisiva da Alemanno e dalla sua giunta che ha favorito in tutti i modi lo sviluppo e il rafforzamento di questa autentica mafia. Sia perché ha stravinto contro Alemanno (se vinci 65 a 35 significa che devi cambiare tutto quello che ha fatto chi ti ha preceduto, non metterti d'accordo con chi ha fatto i danni che tu devi riparare) sia perché si è ritrovato in un momento storico particolare (le concessioni scadono il 31.12.2014 e finalmente si possono togliere dalle grinfie dei camorristi assegnandole previo bando internazionale), il sindaco Ignazio Marino si è sempre detto - e così l'assessore al commercio Marta Leonori - convinto di riformare il settore, fare dei regolari bandi, mettere finalmente una pietra sopra ad una situazione che altre città (Parigi, ad esempio) hanno vissuto in passato, ma hanno risolto decine di anni fa. Rispetto a questa volontà di riforma si è espressa l'Avvocatura Comunale, si è espresso anche il Tar e il Consiglio di Stato perché alcune ditte hanno ovviamente fatto ricorso. Ricorsi naturalmente rigettati. Nonostante tutto ciò la Commissione Commercio, in un vomitevole consociativismo destra-sinistra (come se quel risultato clamoroso 65 a 35 non fosse mai esistito), ha continuato a esprimersi in maniera completamente opposta ai voleri - corretti - di Sindaco e Assessore. La strategie dilatoria è arrivata al limite: pure di salvare il deretano alle ditte criminali che hanno dilaniato la città, la Commissione è apparsa disposta a tutto. Con tutte le armi e gli ammenicoli propri di chi, da politico di serie C, vuol perdere tempo cercando di sfangarla anche questa volta. Le ultime trovate, per rispondere alla paura nera delle ditte-mafiose-romane (non lo diciamo noi, lo ha detto Alemanno stesso eh!), cercano di inserire nei bandi che si dovranno fare il prossimo anno, una "premialità" per le "ditte virtuose". Cercando, cosa impossibile, di distinguere le poche ditte serie e oneste (che purtroppo serie e oneste non lo sono state mai fino in fondo, neppure per sogno), dalla enorme marmaglia delle ditte criminali e ndranghetiste. La Commissione sa benissimo che una cosa del genere è legalmente impossibile, che verrebbe impugnata, che interromperebbe la approvazione del Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari, ma proprio per questo proseguono. Cercano di pasticciare l'iter per farlo fallire. Lo capisce anche un bambino. Il tutto in un contesto in cui dai partiti di destra (in commissione ci sono personaggi del calibro di Alemanno e Bordoni) fino alla lista civica per Marino tutti si sono fatti convincere - chissà come - a difendere le indifendibili ditte "romane".Nelle ultime settimane le riunioni della Commissione - sempre con un bel nulla di fatto, solo per perdere tempo e fare cagnara - si sono succedute in maniera concitata. Ne potete trovare cronaca quotidiana su Cartellopoli, Bastacartelloni e Vas. Le società che hanno stuprato e umiliato Roma per trent'anni hanno finalmente le ore contate, ma cercano di fare di tutto - compreso il tentativo di far saltare il tavolo - per garantirsi una sopravvivenza che, dentro le leggi, non possono avere. Quello che dovrà succedere il prossimo anno (a meno ché il Sindaco non avalli scelte illegali) è scritto: le autorizzazioni scadranno, si faranno dei bandi, senza ovviamente nessuna premialità per nessuno visto che sarebbe illegale e impugnabile, chi vincerà i bandi installerà finalmente un sistema di pubblicità esterna civile e, in cambio, darà alla città molti più soldi e molti più servizi. Senza questo processo, ad esempio, Roma non potrà mai avere un bike-sharing, servizio quanto mai strategico per la mobilità urbana.Quello che ormai emerge piuttosto chiaramente è l'orientamento del PD ad andare verso una soluzione di compromesso di bassissimo profilo che porterà forse sì alle gare, ma in un contesto che dire antiquato è poco. Anche l'assessore Leonori ultimamente pare esprimersi in questo modo e la cosa è avvilente. C'è grande paura che una battaglia perdente sul Prip possa minare la sopravvivenza della giunta stessa visto che gli interessi criminali del PD in questo ambito sono praticamente pari agli interessi criminali di Forza Italia. Ovviamente a danno dei cittadini. Cosa si farà?- 10 lotti di gara tutti uguali con dentro un mix di cartellacci di diverso formato distribuiti in modo uniforme su tutto il territorio

- nessun lotto destinato all'arredo urbano, a progetti di pubblica utilità o alla mobilità sostenibile. Questi progetti, peraltro possibili, dovranno preventivamente passare in Assemblea Capitolina (come dire: non si faranno mai!)
- nessuna deroga per progetti speciali (inutile ripetere che in tutto il mondo, ma davvero ovunque, i criteri per realizzare progetti smart non possono essere identici a quelli presi in considerazione per piantare dei cartelloni)
Questo non è il Prip che verrà inviato in aula ma è assai probabile che questo sarà il Prip che passerà a valle degli emendamenti. In sostanza nel 2014 con la grande opportunità della scadenza delle concessioni, Roma sceglie anziché una strada di riqualificazione, di progetti smart city, di rinnovamento anche tecnologico ed estetico, di fare 10 gare per impiantare dei vecchi cartelloni sulle strade.
Un enorme danno economico per la città, un enorme danno occupazionale (i progetti speciali, come il bike-sharing, oltre a far bene ai cittadini ed ai turisti generano centinaia di nuovi posti di lavoro qualificati, non gli immigrati clandestini mandati a incollare manifesti sui cartellacci abusivi), un enorme danno per l'erario della città che perderà così un sacco di soldi, un enorme danno per i servizi che non avremo a differenza di tutte le altre città del mondo, un enorme danno per la legalità visto che gli illegali saranno favoriti come lo sono sempre stati. Una truffa, una frode democratica, perché Ignazio Marino è stato eletto esattamente per risolvere problemi come questo e invece, piegandosi al crimine camorrista che c'è dentro al PD, si sta piegando a soluzioni che non risolvono nulla. Perché?

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