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La Cancellieri pensa all’Esercito: difendere gli obiettivi sensibili

Creato il 14 maggio 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

La numero uno del Viminale annuncia la possibilità di utilizzare l’esercito per difendere le sedi ed i dirigenti Equitalia, nell’occhio del mirino dei dissidenti al governo Monti. La peggiore risposta possibile, un braccio di ferro tra un esecutivo illegittimo che non riesce a venire a capo della situazione ed il dissenso alla supremazia della finanza. Cosa c’è sotto? La Cancellieri pensa all’Esercito: difendere gli obiettivi sensibili

Lo “stato”, per leggerla con le parole di Annamaria Luigia LVIII Cancellieri, è sotto attacco. Mediatico, certo non da adesso. Terroristico forse, a leggere i resoconti di chi sta indagando sul caso Adinolfi.

Il Viminale ha intenzione di porre fine all’ondata di dissenso che dilaga nel paese, utilizzando l’esercito (forse anche gli F35 acquistati in nome dell’austerity chiesta ai cittadini?) per difendere gli obiettivi sensibili, identificati nelle agenzie di Equitalia e nei manager che dirigono la società statale, con cui la ministordita non ha esitato ad identificare lo stato.

Sia chiaro, una volta per tutte, che la violenza non è la strada da perseguire per manifestare il dissenso, benché sia quella in cui rischiamo di gettare il paese per la miopia di alcuni membri dell’esecutivo.

Quantomeno singolare: suscita non poche perplessità la dichiarazione rilasciata sabato, quando l’ex prefetto di Catania, in un impeto di megalomania conclamata, si è lasciata scappare un “lo stato siamo noi”, dimenticando che tradizionalmente è il popolo (e non i suoi indegni governanti) ad essere depositario dell’identità nazionale di cui la Cancellieri prova inutilmente a fregiarsi. La dichiarazione è di quelle che lasciano il segno e che svelano una volta per tutte, qualora fosse ancora necessario, la vera linea d’azione del governicchio Monti, sempre più distante da un popolo italiano che preferirebbe esprimersi nel segreto delle urne, che rimanere vincolato a politiche di austerità insostenibili e nocive per la crescita dell’economia.

La nota diramata dal Viminale lascia intendere che bisognerà alzare il livello d’attenzione per tutte quelle personalità che , in astratto, possono costituire obiettivo di attentato terroristico od azione dimostrativa: in primis, ad esempio, Giuseppe Orsi di Finmeccanica, già sotto sorveglianza specifica per evitare un altro caso Adinolfi.

L’utilizzo dell’esercito non è certo la soluzione adeguata per promuovere quell’unità nazionale indispensabile per scongiurare le tensioni sociali nel nostro paese, auspicata dal premier Monti. L’intervento armato pone problemi etici sulla repressione del dissenso: nessuno crede che l’Esercito si fermerà a giocare alle “belle statuine” o a far mettere in fila i contribuenti davanti agli sportelli di Equitalia. Si potrebbe innescare un pericolosissimo effetto domino, l’uso dell’esercito è da scongiurare per il pericoloso precedente che si verrebbe a costituire: domani potrebbero essere le manifestazioni di piazza ad essere vietate con l’utilizzo dei militari, proprio come avviene nei regimi dittatoriali, dai quali l’Italia sta iniziando ad imitare i comportamenti liberticidi.

Se la realtà vi sembra troppo turpe, e preferite vivere in una fiaba, potremmo inventarne una in cui i leader dell’esecutivo si divertono a pianificare un caos sociale costruito a tavolino, in modo da poter mettere in pratica le politiche liberticide che un costituendo regime deve adottare (tra due giorni qualcuno avrà letto queste righe ed uscirà con la solita storia che “per favore…un governo che va contro i suoi governati?”)

Basta lanciare qualche molotov alle vetrate di questa o quella banca, inscenare un attentato in cui mimetizzare la mira da agente dei servizi, sparando tre colpi, mandandone a segno uno e lisciandone due (un po’ la media gol di Pazzini nell’ultima stagione, per intenderci): circostanze che permettono di dare la colpa ad un’associazione eversiva che vuole attentare alla sicurezza dello stato ed adottare provvedimenti altrimenti ritenuti impopolari e liberticidi.

Già, perché lo stato, per bocca della Cancellieri, “siamo noi”: quel pronome tanto esclusivo da non ricomprendere dentro la maggioranza del paese che è contraria ad un governo imposto dalla finanza e da un presidente della repubblica rivelatosi servo dei poteri forti.

No, cari Banda Bassotti: lo stato siamo noi. Noi che lavoriamo in nero e che rinunciamo alle ferie (altro che quelle in barca della Colli), noi che dobbiamo decidere se concederci costolette di maiale o una pasta in bianco. Lo stato sono tutti quelli che si suicidano perché oppressi dal giogo dell’imposizione fiscale iniqua, non certo quelli che dichiarano 80 euro l’anno per non pagare tasse e poi vanno in giro col macchinone da ottantamila euro e forse anche con la barchettina…

Lo stato non siete voi, cara Cancellieri: perché il 90% della popolazione si mantiene l’automobile per andare a sgobbare in lavoretti sottopagati, non si muove in giro sulle auto blu ministeriali con la benzina e l’R.C.A. a costo zero.

Anche i tecnici non mostrano rispetto per il popolo italiano seguendo la strada tracciata dalla Fornero e ripercorrendo i sentieri celebri dei Brunetta, gli Stracquadanio e tutti gli altri fenomeni da baraccone che fanno fronte comune. Contro lo stato, s’intende.


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