Ho avuto la fortuna di passare 5 giorni a Venezia, non era la prima volta, c’ero stata a Carnevale qualche anno fa quando l’atmosfera è ancora più strepitosa, ma confusionaria. Giro per le vie di questa città e non mi capacito di come si possa vivere contornati da cotanta bellezza, mi sembra di essere in uno di quei libri per bambini con le figure tridimensionali che si aprono ad ogni pagina. E’ come trovarsi in una dimensione senza tempo e capisco chi mi dice che se cresci e vivi qui è difficile abituarsi in un altro luogo, lo capisco ancor di più se a dirmelo è chi per ora è sospeso tra Venezia e Seattle. E’ un labirinto bellissimo in cui perdersi, ogni giorno, pur percorrendo le stesse strette vie. E’ lo spritz pomeridiano in piazza, che qui è più buono che altrove. E’ quel dialetto incomprensibile. Sono i cani che gironzolano liberi senza guinzaglio. E’ lo stupore negli occhi dei turisti. E’ la calma notturna senza luci. E’ l’assenza di macchine e i piccoli ponti. Osservo tutto con curiosità e mi sembra di essere in un posto irreale.
Quello che la vita all’estero mi ha regalato e continua a regalarmi è imparare ad osservare. E’ solo allontanandosi che si può vedere quello che ci è stato sempre vicino e attribuirgli il valore che merita.
A proposito della mia personale esperienza di quest’ultimo anno, un carissimo amico mi ha detto: hai visto? Hai avuto le mille lire davanti agli occhi per una vita, ma solo a Seattle – così lontano – hanno acquistato un senso per te.