Si parla, si è parlato anche all’interno di questi spazi, di crowdsourcing, anche in ambito editoriale e giornalistico, come un valore positivo sia in termini di accoglimento della partecipazione da parte dell’utenza che per il valore che può essere espresso e dunque raccolto.
Molto spesso però, sin ad ora, il riconoscimento del contributo o è inesistente o è talmente esiguo da farlo assomigliare comunque ad una potenziale nuova forma di sfruttamento.
A gettare le basi per porre rimedio a queste dinamiche ci pensa Suite101, comunità di incontro tra scrittori free lance di ogni livello ed i 29milioni di lettori che complessivamente seguono le diverse edizioni in inglese, francese, tedesco e spagnolo e che ogni mese pongono 101 “domande calde”che danno origine ad alcuni dei contenuti, da cui il nome.
Il modello di remunerazione non è molto differente da altri esistenti ma offre il vantaggio di ottenere dei ricavi mensili anche se non si pubblicano nuovi articoli, purché i vecchi continuino a suscitare interesse ovviamente. Pare che gli autori di maggior successo riescano a raccogliere sino a 3mila dollari mensili ed il record raggiunto è stato, secondo quanto dichiarato, di 5mila dollari.
Come illustra il grafico, sono iniziative che hanno raccolto successi dopo anni di sperimentazione e raffinamento. Nel nostro paese però le sperimentazioni, per quanto a me noto, sono meno che abbozzate. L’orientamento attuale è più verso il crowdfunding, al di là delle limitazioni oggettive rispetto ad altre nazioni, speriamo non sia il sintomo, la conferma, di individualismi e della fine del sogno.