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La carica dei 101 bastardi - Attento, Fonzie... il destino delle volpi è quello di finire in pellicceria...

Creato il 11 marzo 2014 da Tafanus

Banda-largaLa "Banda Larga"

Chiunque legga il Tafanus sa che io non sbavo per le quote 50/50, ma preferisco una suddivisione delle candidature che faccia riferimento ad una qualche misurazione dell'impegno complessivo dei due sessi nella politica di base. Quella che spesso si fa non per tornaconto, ma per passione e per spirito di servizio. Penso ad esempio ai tanti consiglieri comunali che prendono 18 euro lordi a seduta, e che spesso rinunciano ache a quei quattro soldi. Ma non è questo il tema di questo post. Il tema è che i soliti bastardi (la banda dei 101 in maschera) ha colpito ancora.

Ma il tema, ancora più importante, è che dobbiamo discutere serenamente, seriamente, dell'inadeguatezza etica e tecnica di chi ci governa. Costui, avendo "odorato" che l'emendamento 50/50 (come pure quello 40/60) rischiava di passare, e avrebbe creato problemi all'ammmore fra Renzi, Berlusconi e Verdini, si è "chiamato fuori", e ha fatto arrivare in aula gli emendamenti pericolosi senza il parere del governo. Se gli emendamenti scomodi per la banda di Arcore passano, è colpa del Parlamento (e con la complicità del voto segreto, nessuno potrà imputare la cosa a nessun altro); se passano, perfetta simmetria: nessuno può accusare nessuno.

Legge elettorale più sballata del porcellum, col "rinforzo" del rinvio della sua entrata in vigore a babbo morto (cioè a Senato riformato o abolito). Perfetto SuperAttak per incollare il culo di Renzi alla poltrona di premier per l'eternità, e dei peones alla "festa" da 14.500 euro al mese: dovranno tornare a fare i professori precari di scuola media, o i ragionieri al CAF delle ACLI. Potremmo dire "amen", se non fosse che per fortuna esistono anche donne coi coglioni, come l'odiata (da Arcore a Frignano sull'Arno) Rosy Bindi. Altra cosa, caro Fonzie, rispetto alle adoranti Boschi e Madia.

Credo che la popolarità di Renzi sia a rischio (?) di crollo verticale. In poche settimane, è riuscito a sbattere la faccia - agitandosi troppo con eccesso di tatticismo - contro Camusso ma anche contro Landini, contro l'Europa, contro le donne del PD ma anche contro molte donne di FI e di altre formazioni; contro Quinzi, ma anche contro l'associazionismo. Attento, fonzie... rischi che alla fine del tourbillon ti restino attaccate solo le bosche tacco 12, i giachetti ex-tutto, le madie senza tom-tom, le serracchiane e le mirte merline. Credi davvero di poter durare con questi fantastici "followers"? Forse su twitter si, ma la vita non è un social, è più complicata delle tue battute cazzare da 140 lettere.

Tafanus

Liste bloccate e quote rosa - La guerra di Rosy Bindi contro Renzi (Fonte: Repubblica)
Che ci fosse in atto "una guerra personale"  tra Rosy Bindi e Matteo Renzi si era già capito da tempo. Almeno dai tempi delle primarie tra Renzi e Bersani del 2012, quando tra i due si consumò un'accanita battaglia sulle regole che vide l'allora presidente del partito vincere sul "ragazzino" che aveva osato sfidare l'establishment del partito. Stamattina all'assemblea del Pd a largo Nazareno, la pasionaria del Pd ha affilato le unghie dopo la «profonda ferita» che si è consumata dentro al partito a seguiro dell'affossamento delle quote rosa ieri sera alla Camera.
Con Renzi «ci siamo detti le cose come stanno», ha detto la Bindi utilizzando una uscita laterale per lasciare il Nazareno al termine della riunione tra le deputate e i deputati del Pd con il segretario e presidente del consiglio.
Chi era presente, ha parlato di toni sopra le righe, addirittura incandescenti. Durante il suo intervento, Renzi ha fatto riferimento all'intervista rilasciata dalla presidente della commissione Antimafia a Repubblica, in cui Bindi affermava che il Pd ha sacrificato la lealtà ai valori della Costituzione all'accordo con Berlusconi. Renzi ha sottolineato che l'Italicum non viola la costituzione. Bindi ha ribattutto, dal posto che occupava in fondo alla sala, che lei non ha detto questo. «Il Pd è stato ferito dai 100 voti che sono mancati per far passare la norma antidiscriminatoria», ha detto Bindi al premier che si è lamentato per i distinguo sulla parità di genere.  «Noi abbiamo un'idea diversa della democrazia di un uomo solo che fa le cose buone. E se oggi abbiamo un segretario e un premier che crede alla parità, domani potrebbe non essere così».
E' stato a quel punto che il segretario avrebbe chiesto di lasciarlo terminare il discorso, assicurando che poi avrebbe restituito la parola per eventuali repliche.
Già ieri, la Bindi aveva protestato dopo il voto sulla parità di genere. La presidente della Commissione Antimafia, visibilmente turbata, lasciando l'aula, aveva applaudito ironicamente alla volta del ministro Boschi, sbattendole le mani praticamente in faccia. Poi aveva puntato il dito contro i colleghi uomini, richiamando alla memoria un'esperienza non certo edificante per il Partito democratico: «Siamo ancora ai 101? Siamo ancora a quella storia lì?», aveva chiesto Bindi ai colleghi riuniti in un capannello, con esplicito riferimento ai franchi tiratori che affossarono la candidatura di Romano Prodi al Quirinale.
Oggi, un nuovo strappo dopo la bocciatura delle preferenze alla Camera, "figlia" anche questa dell'accordo tra Renzi e Berlusconi. «Credo che le liste bloccate siano inaccettabili. Nella percezione dei cittadini, corrispondono al Porcellum». Poi, lancia la stoccata: «Questa della parità di genere è forse uno dei punti fondamentali. E Renzi non ha dato rassicurazioni neanche per rimediare al senato. Non si è assunto la responsabilità. Questo, in buona sostanza, è uno spagnolo con il doppio turno. Quello che ha chiesto Verdini».
Rosy Bindi, insomma, è furibonda, e non lo nasconde conversando con i giornalisti a Montecitorio. «L'ideale sarebbero i collegi uninominali con primarie obbligatorie per legge. Ma se non c'è questa possibilità non capisco perché, soprattutto dopo la bocciatura di ieri della norma anti discriminatoria, non si possa prendere in considerazione la doppia preferenza», aggiunge la presidente della Commissione antimafia che poi ricorda: «Noi avevamo ritirato emendamenti», come quello sulla rappresentanza di genere e sulle preferenze, «che poi abbiamo ritirato perchè c'erano degli impegni che, poi, non sono stati rispettati».
Quindi, infilza ancora una volta il segretario: «Noi apprezziamo tanto la velocità ma ci hanno anche insegnato che se per fare le cose importanti si cerca di fare anche bene, e di solito il bene in democrazia coincide con il rispetto del pluralismo delle idee, forse si rende al Paese un servizio migliore».

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