Lo spettacolo, a carattere benefico il cui incasso verrà devoluto al Reparto di Diabetologia Infantile di Tor Vergata, è inserito all’interno della Manifestazione Culturale e Teatrale 115 anni di Federico Garcia Lorca, prodotta da TeatroSenzaTempo Produzione Spettacoli Teatrali e patrocinata dal Governo Spagnolo e il Ministerio de Asuntos Exteriores y de Cooperation, dalla Fundacion Garcia Lorca e da Biblioteche di Roma.
La Casa di Bernarda Alba, composta da Lorca nel 1936 e portata in scena per la prima volta a Buenos Aires nel 1945, mostra chiaramente l’impronta personale del regista Nobili fin dall’ingresso del pubblico in sala, il quale si trova davanti ad una composizione di corpi piegati su se stessi e vestiti di nero in quella che si rivelerà essere la veglia funebre di Antonio Maria Benavides, il marito defunto, nonché padre di quattro delle cinque figlie di Bernarda, raccolte in preghiera insieme a vicine e conoscenti, tutte donne, intorno al morto. In Casa di Bernarda Alba Nobili sottolinea, con l’utilizzo delle geometrie nei corpi e suoni asfissianti come l’aria calda andalusa che investe le pareti della casa, l’influenza imperante della tirannica Bernarda, vigile e critica su tutto ciò che entra nelle sue pareti domestiche, senza lasciare intravedere nessuno spiraglio di indulgenza.
Nel corso di tutta l’opera non compariranno mai in scena personaggi maschili, e ciò rappresenta una novità assoluta in quello che era e continua ad essere il Teatro Contemporaneo. Nonostante l’onnipresenza femminile in scena burattinai delle vicende risultano essere due uomini: l’ormai defunto padrone di casa Benavides, e il giovane Pepe il romano, di cui tutte le figlie sono invaghite.
Al calar delle luci e chiuse tutte le porte la storia prende vita rivelando, in un concerto di pianti sapientemente coordinati, una serie di volti bianchi, disumani, quasi decomposti, la cui studiata privazione di connotazioni femminili anticipa la progressiva perdita di identità e umanità delle figlie di Bernarda che, passate sotto la tutela di una madre fortemente legata alle convenzioni sociali e morali di un’Andalusia rurale e bigotta, si vedranno costrette ad una sorta di clausura insopportabile. Le figlie si presentano quindi da subito legate ad un rituale, inquadrate in un rigido schema, che la situazione del funerale rinforza ed esalta.
Malgrado accenti di ribellione da parte delle ragazze, la sterilità delle intenzioni emergerà con forza nel corso dell’opera fino a sfociare in risvolti tragici. La tragicità dell’opera di Lorca sta appunto nell’impossibilità da parte dei personaggi di cambiare la propria condizione perché obbligati a confrontarsi e scontrarsi continuamente con qualcosa di più grande di loro, rappresentato da ferree regole comportamentali di matrice cattolica rispetto all’onore e alla purezza. La paura ossessiva di Bernarda relativa a ciò che “la gente” potrebbe dire, pensare, o insinuare circa la condotta delle sue figlie, la induce a tenerle segregate in casa, a cucire un corredo che nessuna delle figlie in effetti avrà mai occasione di sfruttare, perché nessuna di loro si sposerà.
L’azione avviene tutta nel salotto polveroso e monotono della casa di Bernarda Alba, nel quale entrano i personaggi o dalla porta d’ingresso, accompagnati dalla serva, o dal piano superiore, dove Nobili pone le stanze da letto, volendo evidenziare così il modo in cui Bernarda vive l’incontro quotidiano con le figlie e le loro problematiche, quasi fossero fulmini pronti a distruggere la serenità del salotto.
Spunti di grottesco sono riscontrabili nella estremizzazione dei tratti di alcuni personaggi tra cui le due serve, portatrici dell’elemento popolare in un contesto di “borghesia arricchita” che si respira, insieme ad un caldo soffocante, tra le pareti della casa di Bernarda, nell’esasperazione di passioni e situazioni dovute all’insofferenza delle figlie alla nuova condizione di reclusione, e nella figura dell’anziana madre di Bernarda, che vuole fuggire a sposarsi in riva al mare e adotta una pecora come fosse un bambino.
Nobili pone tale personaggio su un terzo livello, la rinchiude in una soffitta. Pericolosa come quei vecchi oggetti carichi di polvere e ricordi, essa è per Bernarda quello che per Dorian Gray è il suo ritratto, il timore che le figlie ci parlino o che le vicine la vedano, dimostra la paura che ha la donna di leggere il proprio futuro scritto sulle rughe della madre. Una pazza, questa vecchia, forse in lei possiamo vedere più che in ogni altro personaggio, l’autore, alla fine infatti annuncerà a Martirio la sorte di ognuna di loro.
In sintonia con la visione Lorchiana, Nobili sottolinea il peso geometrico e sonoro imposto alla famiglia da una Bernarda tirannica e imperativa, che controlla continuamente che la casa sia pulita e in ordine, che critica i poveri con superiorità, che condanna senza mezzi termini gli errori altrui, che vigila ossessivamente sulla condotta delle figlie temendo che qualche scandalo possa infangare il buon nome della sua casa e che non si risparmia di sgridarle e picchiarle quando non si adeguano ai suoi principi. Un potere, quello di Bernarda, esercitato attraverso l’uso di un ventaglio che nelle sue mani sembra trasformarsi in una specie di manganello di quelli usati per contenere le folle, con cui Bernarda impone ordine e disciplina. Bernarda che altro non è se non lo specchio tra le pareti domestiche della rigida morale della società dell’epoca.
L’epilogo della vicenda vedrà Martirio assumere il ruolo del comando una volta appartenuto a Bernarda, la quale, diventata ormai vecchia, subirà lo stesso trattamento che aveva riservato anni prima a sua madre, in un circolo vizioso privo di vie d’uscita che mostra efficacemente l’ineluttabilità del proprio destino e lo attualizza, rendendolo fruibile al pubblico odierno con una critica alle eterne convenzioni sociali che rende l’opera di Lorca senza tempo.
Video promo Manifestazione 115 anni di Federico Garcia Lorca
Sito web della Manifestazione: www.teatrosenzatempo.com/garcialorca
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