La casa editrice dei miei sogni

Da Anima Di Carta

Quassù si sta benissimo, volete provare?

In attesa che Daniele Imperi si decida a fondare la sua casa editrice ideale, o che una di quelle esistenti segua i suoi consigli, vi racconto quali caratteristiche vorrei trovare io nell'editore dei miei sogni.
Lo so cosa volete dirmi, prima ancora che apra bocca: non esiste l'editore ideale, non esiste l'editore perfetto in questo mondo imperfetto. Avete senz'altro ragione. Però, l'idea che si debba scendere a un compromesso con le proprie aspettative (e anche di parecchio) assomiglia un po' a quello che raccontano certe amiche alle ragazze single in cerca del principe azzurro: non farti illusioni, l'uomo ideale non esiste, devi accontentarti o resterai sola a vita. Che tristezza.
Incredibilmente, per me trovare l'anima gemella venti anni fa è stato più facile, mentre potrebbe non capitarmi mai di trovare l'editore giusto. Dunque, fatemi sognare un po', soprattutto in questo periodo in cui sono alla ricerca di qualcuno disposto a pubblicare il mio "GDI" (acronimo del mio romanzo). Poi scenderò dalle nuvole e me ne farò una ragione.
Che caratteristiche dovrebbe possedere l'editore dei miei sogni?

Essere free al 100%


Questa è sempre stata la condizione minima per me, lo era anche sei anni fa quando cominciai a cercare un editore per I Custodi del Destino, quando avevo intorno a me persone che mi ripetevano come dischi rotti che una sconosciuta esordiente non avrebbe ricevuto altro che contratti di EAP. Così non è stato, ora le mie esigenze però si sono anche ampliate. Sono più consapevole della realtà attuale e del fatto che rientrare nella categoria di chi non pretende soldi per pubblicare non è sufficiente. In ogni caso, una casa editrice che ti chiede di acquistare un tot di copie come contributo alle spese di pubblicazione ti sta dicendo che non è convinta al 100% dell'investimento. Quindi essere completamente free resta al primo posto.

Avere una buona distribuzione


Se un editore ti dice "il tuo libro è ordinabile in qualsiasi libreria italiana", mettiti l'animo in pace, perché intende: "Non lo trovi fisicamente da nessuna parte". La distribuzione è diventata una condizione fondamentale per me, in caso contrario preferisco scegliere il self oppure una casa editrice solo digitale che almeno garantisca visibilità on-line.
La cruda verità è che se un cartaceo non viene esposto su uno scaffale o come minimo è presente in qualche libreria pronto per essere acquistato, è come non averlo pubblicato o quasi. Occorre informasi su questo punto e farlo significa andare a controllare se ci sono dei volumi esposti, o almeno disponibili, di autori già pubblicati.

Disponibilità al dialogo


Cominciamo dalle proposte editoriali. Sei anni fa, su una decina di case editrici contattate me ne risposero otto. Certo, tra le risposte ci fu anche chi mi propose contratti a pagamento, ma tutte mi mandarono due righe, anche solo per dirmi che non erano interessate e per ringraziarmi dell'attenzione. Oggi le cose sono cambiate in modo radicale, non risponde più nessuno, al massimo arriva una mail automatica per dire che hanno ricevuto e valuteranno. Quando qualcuno mi risponde (finora solo agenzie, a essere onesti) faccio i salti di gioia.
Io capisco benissimo il discorso di vedersi arrivare un mucchio di manoscritti ogni giorno, capisco che non si abbia nessuna voglia di avere un dialogo con esordienti presuntuosi e spesso arroganti. Capisco anche che probabilmente la risposta non arriva per la semplice ragione che il manoscritto non l'ha ancora letto nessuno dopo due anni e nessuno mai lo leggerà. Però... la sensazione di gettare il tuo romanzo in un buco nero è davvero avvilente.
Tornando al dialogo, io credo che sia davvero fondamentale che ci sia uno scambio quasi alla pari tra editore e autore, che il primo sia pronto ad ascoltare le esigenze e le proposte del secondo e non si ponga su un piedistallo o ti pari davanti il classico muro di gomma. Dopo tutto, non dovrebbe essere un accordo di affari?

Apertura ai libri digitali


Sapete come la penso su questo punto, ne ho già parlato nel post Quando gli ebook si considerano un nemico. Credo che sia inaccettabile che nel ventunesimo secolo non si preveda una copia digitale di un libro. Anche se i convertiti al digitale non sono ancora tantissimi, è facilmente ipotizzabile che cresceranno sempre di più. E c'è il discorso economico da non sottovalutare, il costo spesso eccessivo del cartaceo. Io la penso così: meglio un lettore in più e qualche soldo in meno che il contrario.

Condizioni contrattuali accettabili


Una casa editrice che ti fa firmare un contratto della durata di 10-20 anni ti sta incastrando per un periodo esageratamente lungo. Voglio sentirmi libera dopo un tempo ragionevole. Credo anche nell'importanza di non firmare niente sul diritto di prelazione, la trovo una clausola troppo pesante persino nel caso ci sia un buon rapporto con l'editore.
E anche da un punto di vista di diritti d'autore, anche senza volere la luna, è inaccettabile che venga riconosciuta una percentuale da miseria all'autore. O che venga inserita la clausola di pagamento dei diritti dopo un tot di copie vendute.
Un buon contratto dovrebbe anche contenere ogni genere di garanzia anti-fregatura: quali sono i tempi della pubblicazione? Si specifica qualcosa sulla rendicontazione annuale?

Buona promozione


Come per la distribuzione, un libro senza promozione è come se non esistesse. Anche qui ci sono da considerare tanti fattori, perché le piccole case editrici hanno pochi soldi da investire per la pubblicità. Lo capisco. Ma la promozione può passare anche attraverso altre forme, senza costi economici esorbitanti. Perché per esempio non tutti gli editori prevedono un'anteprima dei loro romanzi? Perché non tutti mettono copie gratuite a disposizione per chiedere recensioni sul web? Perché non danno la possibilità ai loro autori di organizzare dei blog tour o giveaway?

Presenza nel web


La visibilità di una casa editrice su Internet è fondamentale, secondo me. Perché si calca sempre la mano sul fatto che un autore dovrebbe avere un sito, un blog, un profilo Facebook, e poi gli stessi che lo dicono non capiscono che devono fare lo stesso? Avere un sito poco funzionale, con una grafica anni '90 e mai aggiornato, sono cose ridicole al giorno d'oggi. Grave è anche non essere presenti sui vari social oppure esserlo con un account che non pubblica mai nulla. Il dialogo con i lettori serve a tenerseli stretti. Un blog poi sarebbe ancora meglio, perché implicherebbe un continuo flusso di articoli e uno scambio con autori e lettori.

Editing e collaborazione per la creazione del libro


Una casa editrice che ti chiede di contribuire economicamente pagando l'editing per il tuo romanzo ti sta facendo pagare per qualcosa che dovrebbe fare gratis perché è il suo lavoro. E se un editing non viene fatto (neanche leggero) non è perché il libro non ne ha bisogno ma forse perché l'editore non ha neppure voglia di leggere o rileggere quello che pubblica. E non gliene importa se ci sono errori o sviste nel testo.
L'ideale sarebbe poi una piena collaborazione anche su altri aspetti per il prodotto finale, come copertina, titolo, quarta di copertina. E prezzo! Basta con libri che costano troppo, cartacei o digitali. Chi se li compra? Neanche i parenti dell'autore.

Buona reputazione e altre piccole cose


Una casa editrice con un po' di buon senso sa gestire la sua immagine, anche on-line. Il web è una grande piazza piena di chiacchiericcio, pettegolezzi e voci di corridoio. Una mossa sbagliata e ti ritrovi con una brutta reputazione. Spesso capita che un EAP convertito al free per esempio si ritrovi con un brutto marchio addosso. Un editore che non paga i traduttori e gli autori sarà bollato per questo, e giustamente. Cosa si dice della casa editrice ideale? Solo cose buone, ovviamente.
Ci sono poi anche piccoli altri aspetti che non mi piacerebbe trovare. Per esempio, una casa editrice che ti chiede di acquistare un libro dal suo catalogo per una corsia preferenziale nella valutazione ti sta chiedendo un pizzo. Una casa editrice che lancia un concorso letterario con quota di partecipazione salata ti sta facendo pagare per valutare il manoscritto.
Penso che dopo questo post nessun editore mi rivolgerà più la parola...
Esiste la casa editrice dei vostri sogni? L'avete trovata, la state cercando o ci avete rinunciato?

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