1. Essere veramente degni dell'originale. 2. Non essere operazioni inutili come Quarantine. 3. Michael Bay deve essere preventivamente allontanato dal progetto.
Premettendo sempre e comunque che l'originale La Casa firmato da Sam Raimi sia inarrivabile, questa nuova versione del 2013 dell'uruguaiano Alvarez vale la visione e si becca la mia approvazione (che non vale niente, ma fatemelo credere).
Alvarez gioca molto con l'originale con tanto di richiami e omaggi ben posizionati durante tutta la durata del film, mantenendone in parte anche l'ironia (anche se questa è molto più velata rispetto a Raimi). Ho apprezzato molto la scelta di avere come protagonista una donna, brava Jane Levy nel reggere il ruolo, e, dulcis in fundo, il finale è da standig ovation... sì, a me bastano ettolitri di sangue sparso sulla scena per far scattare l'applauso.
Si nota insomma che Alvarez non è un mero artigiano messo lì a caso, ma un vero e proprio fan del film di Raimi e, in quanto tale, ha portato avanti il suo compito con il dovuto rispetto, riuscendo nell'ardua impresa di non far cadere tutta l'operazione nel ridicolo.
Unica pecca? L'odiosa storiella sulla droga e la mamma in manicomio.
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